La miseria delle nostre montagne

La miseria delle nostre montagne "/# Sud incomincia aite porte di Torino 99 La miseria delle nostre montagne Interi paesi abbandonati - Cento mancano di strade, 68 di fognature, 46 di acquedotto, 27 di luce elettrica, 24 di medico, 36 di farmacia e 11 di ufficio postale e telegrafico - La scuola è a 6-7 chilometri di distanza, sistemata talvolta in una stalla - Molti abitanti scendono a valle soltanto da morti, legati ad una scala CI sono in provincia di Te-1 mrino 113 comuni montani, al sdisopra dei 600 metri, nelle cvalli che si aprono a ventaglio cdalla pianura. Più di cento | amancano di una strada che li j Punisca con un terzo delle loro ; Rfrazioni; 68 sono privi di fo- i Sfilature, 46 mancano di acque-: cdotti, 27 di luce elettrica, 24 di ! 1medico condotto, 36 di tarma- 'aeia, 11 di uffici postali e leie-^grafici. imNel corso dell'ultimo cin- ! cquantennio il 48 per cento del- lla popolazione della vai Soana|aha abbandonato la montagna, j pContemporaneamente gli abi- mtanti Bore diminuiti del 40 per j lcento ir vai Chiusella, In vai aLocana; del 45 per cento nella jdvai Stura di Demonte, del 35 aper cento nelle tre valli di dLanzo del 24 per cento in vai vdi Susa. Le scuole sono lon-: 1tane talvolta 6-7 chilometri I sdalle abitazioni degli alunni vcon un dislivello da 300 a 600 ! smetri; spesso sono sistemate j (in locali angusti, poco illumi- tnati, un tempo già fienili o ; nstane. Trenta capoluoghi sonoitprivi di asilo. In trenta scuole i Pmanca la luce elettrica. Ecco, ; qtradotta In cifre la miseria ! gdella nostra montagna, dove la ; cterra avara respinge l'antico affaticarsi degli uomini che da anni vi hanno impegnato il loro lavoro e le loro energie. < Il Mezzogiorno — ha detto l'altro giorno il prof. Grosso al Consiglio provinciale — wicomincia alle porte di Torino. Incantinola sulle nostre montagne ». Monteu è un nome clic i nostri lettori conoscono: bambini sulla paglia della stalla, pavimenti ir. terra battuta, muri senza intonaco. Minestra di castagne, latte, un po' di formaggio. Lo strame, il fieno e la stessa terra per gli scarsi campi portati a spalle nelle ceste. Miseria, rachitismo, ignoranza. Ma nella provincia di Torino ci sono centinaia di Monteu e in ciascuna di queste piccole frazioni lentamente nstcennI la vita si spegne. I montanari ichiudono le case e scendono a valle per sempre. Per loro come per quelli che salgono dal Sud, la speranza è nella grande città. I paesi muoiono. Dinanzi alle porte crescono le ortiche. Qualche tetto cede sotto il peso della neve, più nessuno lo ripara. ' Tra Ala di Stura e Balme una mulattiera sassosa parte dalla provinciale e arranca tra i pini. A 6 chilometri da Ala, a 1400 metri di altezza, un gruppo di dieci case, Moiette, aggrappate sulle pendici dell'Uja di Mondrone. Le porte sono sprangate. I passi risuonano per i vicoli come in chiesa. Quando ad Ala si accendono le luci, qui tre lumini incerti rischiarano i riquadri delle finestre. Domenico Marchisio, detto « Caffè », 79 anni; la vedova Droetto, 75 anni; Giacomo Droetto detto < Cunbot >. 70 anni. Tre vecchi, tutta la popolazione della borgata. « E gli altri? » < O morti o partiti ». Un po' di polenta, un po' di latte, la solitudine. Il medico a un'ora e mezzo di marcia e quando viene la neve e ne stanno In casa con la apra. A Pian della Pietra le ase sono otto; sei vuote, nelle ltre due ci abitano Orsolina Pastore di 80 anni e Pietro Rapello di 71. Valle di Susa, scegliamo a aso. Ecco Thures, 1617 metri, 05 abitanti. Ci sono 23 case bitate e 35 abbandonate; in ó anni la popolazione si è di mezzata. gshilometri di mulattiera (7 al andata e 7 al ritorno) per ndare a scuola. Non c'è acqua otabile. A Moncenisio: per 5 mesi all'anno soltanto una muattiera scoscesa unisce i 52 abitanti del più piccolo comune d'Italia (una volta erano 400) l resto del mondo. Nella valle i Susa l'Amministrazione provinciate ha fatto già molto con cantieri scuola ma le strade algono lentamente dal basso verso le alture a portare la peranza. I 200 di Pavaglione a due ore di marcia dal cenro abitato più vicino) pensano che tra qualche anno poranno andare in motocicletta, Per adesso calano a piedi e qualcuno viene a lavorare ogn: giorno a Torino. Partono di casa alle 3 di notte, ci ritor- zfosndqBPsI bambini fanno 7jbdbemsfblmgvdccmcNcnnnano alle 19. A Mole l'anno | carso una bimba 6 morta di etano, quando il ragazzo che correva per le scorciatoie non era ancora arrivato a Chianocco, di dove avrebbe telefonato a Bussoleno per il medico. Le frazioni abbandonate si contano a decine: Braida, Mugliassi, Cugno, Nicoletti. Val Soana: Ingria è il capouogo di 8 frazioni; né per Ingria, né per le borgate c'è una strada carrozzabile. A Fenoglia ci stanno 8 famiglie a 9 chilometri dal telefono più vicino. Quando muore qualcuno nelle frazioni, i morti vengono giù in slitta per le muattiere, come carichi di fieno, fino al cimitero del comune. Sotto le guglie della Barmotta a 1176 metri c'è Piamprato dove quest'anno arriverà babbo iaNatale: finalmente ci sarà la luce elettrica. Ma non c'è stra- da, non c'è telefono. Il medico è a Ronco, a 6 chilometri di mulattiera. Nelle stesse condizioni è Pianetto. A Fontanetta molte baite sono già diroccate. Nella valle ormai i vecchi sono in maggioranza: calderai, stagnini, i giovani in giro per il mondo a cercar lavoro. A Valprato, in vent'anni, la popolazione si è ridotta da 1649 a 645 abitanti. Valchiusella: boscaglie, pascoli. Una natura selvaggia e splendida, una miseria paurosa. Fondo, Succinto e altre quattro frazioni a 6 chilometri dal capoluogo, la più vicina farmacia è a 3 ore di marcia, un medico solo per tutta la valle. A Cantoncello c'erano 120 persone vent'anni fa, adesso ce ne sono 4. Val Locana: le frazioni sono innumerevoli, forse tra le più povere della provincia. Prendiamone qualcuna: Piandemma, per esempio, a 1100 metri, a 2 ore e mezzo di mulattiera dal capoluogo. Ci stanno 50 persone: senza luce, senz'acqua, senza scuola e senza cimitero. I bambini vanno a scuola a Balmella, a un'ora di Istrada. Serlone, a un'ora e un quarto da Locana è nelle stcs- se condizioni. I morti li porta- no a valle adagiati su una iscala e coperti da un telo, Snolai capoluogo. Val Germanasca, Praly: la ! ghiaia di tre alluvioni ha di-'votato nell'ultimo decenniolotto ettari di terra. Nel 1900iiiimimmiiiiitimmimii iiiiiiiiiiiiimimii gli abita? ti erano 1900 adesso,sene SliO; un terzo delle fra-;zioni non hanno strada, una fontanella per ogni borgata serve alle necessità di tutti. Val Pellice, sopra Bobbio: nel vallone della Liussa le case disabitate sono il doppio di quelle abitate, il medico è a Bobbio, la levatrice a Villar Pellice. I morti li portano a spalle fino al cimitero da Carjboneri, Eyssard, Malpertus. Potremmo continuare. Ricordare le frazioni Polatera, Cadbert. Ugheterra, Mole, Viretta e Baronera di Giaveno dove mancano luce, acqua, telefono, strada. O Tortorcllo dove 17 famiglie, a 900 metri di altezza bevono l'acqua di un rigagnolo che passa tra prati concimati. O di Issiglio dove attingono l'acqua dal tori-ente Savenca. Un'indagine condotta dall'Istituto di psicologia sociale della nostra città in alcune delle nostre valli ha dimostrato la preoccupante decadenza fisica dei montanari. Nell'alta valle Stura il 33 per cento dei giovani è risultato non idoneo al servizio di leva noi 1951. Sono tutti sintomi di iMiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiimii , una crisi grave, di una situa; zione che esige soluzioni co- ragglose e rapide e l'applicazione Integrale delle leggi sulla montagna.