"Non possiamo più sollevarci, torniamo indietro,, Poi lo schianto, l'esplosione, l'incendio nella notte

"Non possiamo più sollevarci, torniamo indietro,, Poi lo schianto, l'esplosione, l'incendio nella notte Gli ultimi drammatici istanti del quadrimotore precipitato presso Parigi "Non possiamo più sollevarci, torniamo indietro,, Poi lo schianto, l'esplosione, l'incendio nella notte Nel rogo sono perite 34 persone di cui 18 italiane, 15 americane e 1 francese - Dopo l'allarme lanciato dalla radio di bordo il pilota non ebbe nemmeno il tempo di tentare la virata ■ Il velivolo toccò il tetto di una villa e si schiantò su due case: gli inquilini feriti nel sonno - Le salme delle vittime recuperate dopo lunga lotta contro il fuoco - Due soli superstiti in gravissime condizioni - Iniziata la difficile inchiesta sul disastro (Dal nostro corrispondente) Parigi, 24 novembre. Il « D.C. 6 B. > della linea italiana Roma-New York, era atterrato sull'aeroporto di Orly ieri seira pochi! minuti dopo le 22. Aveva un'ora di anticipo sull'orario perché la nebbia aveva reso impossibile lo scalo di Milano. I passeggeri poterono così scendere a terra per un paio d'ore. Erano 10 italiani, 14 americani e 1 turco. Andarono tutti al bar, poi qualcuno fece il giro dei negozi che sono nell'aeroporto e comprò qua/lche bottiglietta di profumo, riviste illustrate, piccoli ricordi di Parigi. Ritornarono a bordo un po' prima di mezzanotte, insieme a due nuovi passeggeri che iniziavano il viaggio da Orly. li' apparecchio ripartì alle 0,17 per Shannon, in Irlanda, che avrebbe dovuto essere la prossima tappa prima della traversata atlantica. La partenza fu regolare e il quadrimotore si alzò sul campo scomparendo qxiasi subito nella nebbia. Erano passati però soltanto pochi minuti che la torre di controllo di Orly ricevette un messaggio dalla radio di bordo: « Non possiamo più sollevarci, torniamo indietro». Subito un immenso chiarore riempi la notte, seguito dal rombo di una esplosione spaventosa. Martial Romoli, segretario de] piccolo municipio di Paray, a un chilometro circa dall'aeroporto è stato l'unico testimone della sciagura: < Stavo per andare a letto — ha detto — quando ho udito due detonazioni simili a uno scoppio di bombe, alle quali è seguito il rombo d'un tuono. La casa tremava. Tutte le luci si sono spente e una vampata alta duecento metri si è levata davanti alla mia finestra. Un fumo densissimo era entrato in tutte le stanze ed io dovetti correre all'aperto per non rimanere soffocato >. La scena che si presentò allora al segretario comunale di Paray lo riempì di orrore. Martial Romoli dice che non potrà più dimenticarla per tutta la vita. Il quadrimotore era precipitato dopo aver portato via il tetto d'una villa e completamente distrutto due casupole. Tutto era ora trasformato in un immenso rogo, alimentato dai 22 mila litri di bem/.ina con cui era stato fatto il pieno a Orly. Gli abitanti della villa, la famiglia Dupetit, erano a letto nel momento della catastrofe e furono lanciati in cantina attraverso il pavimento, che si sfondò come un foglio di carta. Vi rimasero più di mezz'ora, sepolti dai rottami, e poterono poi uscirne miracolosamente incolumi, tranne un giovanotto di 19 anni, ferito non molto grave. Anche la signora Cramoisi e il figlio erano a letto, in una delle due case distrutte, e 'le loro ferite sono piuttosto leggere L'altra casa, invece, non era abitata da nessuno. Ma la grande, l'immensa sciagura, riguardava le persone che erano a bordo dell'apparecchio: morti tutti, meno i coniugi Nicodemo e Consola Finamore, che erano stati scagliati dall'esplosione a grande distanza dai rogo e furono poi raccolti gravemente feriti e ricoperti di orribili bruciature. Sono stati operati stamane, ma pare che ci siano poche speranze di salvarli. I corpi delie vittime sono stati trasportati nella sede del municipio di Paray, trasformata in camera ardente. La maggior parte sono però irriconoscibili: carbonizzati o fatti a pezzi dall'esplosione. Cinque uomini dell'equipaggio sono rimasti rinchiusi nella cabina di pilotaggio fino a stamane e i loro resti hanno continuato a bruciare per tutta la notte. I rottami dell'apparecchio erano sparsi ovunque. Qua e là stamane si levava ancora un po' di fumo. Immense chiazze nere di olio macchiavano il suolo, sul quale, in mezzo a pezzi di metallo contorti, erano sparpagliati i bagagli dei passeggeri. C'era qualche borsetta da signora, qualche paio di scarpe, un ombrello e, appesa a un ramoscello e mossa dal vento come una malinconica bandiera, una camicia da donna di seta azzurra. Un'infinità di pezzi di carta erano un po' dappertutto, imbrattati di nevischio fangoso e di morchia, bruciacchiati. Per raccoglierli, la polizia francese, intervenu- ta poco dopo il nostro arrivo, ha fatto sgomberare il luogo. Il < D.C. 6 B.) trasportava infatti il corriere diplomatico, particolarmente importante in questo momento in cui delicatissimi problemi internazionali, dai quali può dipendere la pace o la guerra, sono in discussione all'Assemblea delle Nazioni Unite. Le salme delle vittime sono state visitate stamane dai consoli d'Italia e degli Stati Uniti. Poco dopo anche l'ambasciatore Pietro Quaroni è andato a render loro omaggio nel Municipio di Paray. Poi, per tutta la giornata c'è stato un pellegrinaggio continuo di connazionali, di autorità, di folla commossa. Prima di mezzogiorno i corpi straziati erano già interamente ricoperti di fiori. Secondo le consuetudini internazionali, è stata subito costituita una commissione di tecnici francesi con la collaborazione di alcuni tecnici italiani arrivati stasera da Roma, la quale ha l'incarico di accertare le cause del disastro. Finora, esse paiono assolutamente inesplicabili. Il DC 6 B ha urtato col carrello di atterraggio il tetto della villa e ciò ha provocato la sciagura: questo risulta in modo sicuro. Ma come mai si è prodotto l'urto, visto che la partenza era stata regolare e le condizioni atmosferiche, nonostante la nebbia piuttosto spessa, non erano tali da costituire un serio impedimento alia navigazione? L'apparécchio era d'altronde quasi nuovo: acquistato dalla L.A.I. un mese fa, era al suo quarto viaggio Roma-New York. L'equipaggio era provatissimo, e il comandante, Attilio Vazzoler, che pilotava il quadrimotore nel momento in cui è avvenuto l'urto, prestava servizio nell'aviazione civile dal 1938, aveva compiuto tredicimila ore di volo, ed era considerato uno dei piloti più sicuri. Anche il carico di bordo, compresi i ventiduemila litri di benzina, sembra che fosse del tutto normale e, in ogni caso, non tale da appesantire eccessivamente il velivolo. E' certo che il gruppo di case al centro del disastro costituivano un intralcio e, forse, un pericolo per la navigazio¬ ne aerea degli apparecchi in partenza da Orly. Infatti erano state espropriate di recente e avrebbero dovuto venire sgomberate e abbattute fra pochi giorni. Però era anche quello un ostacolo relativo, perché infiniti apparecchi le sorvolano ogni giorno a una cinquantina di metri di altezza. Non si può neppure parlare di un errore di rotta perché il messaggio accolto dalla torre di controllo di Orly esclude questa ipotesi. « Non possiamo più sollevarci. Torniamo indietro >, aveva detto Attilio Vazzoler. Ma poi era sopravvenuto l'urto e non aveva fatto in tempo a dire perché era costretto al ritorno. Sandro Volta Elenco delle vittime Il triste elenco delle vittime comprende gli italiani : Catello Ferrari, Paolina Fera Menozzi, Renato Carnito, Emma Delco, Saverio Muto, Rosetta Fano, Guido Cantelli e Lorenzo Paoletti. Gli americani, alcuni dei quali di origine italiana: Helaine Benfi, Marjorie Paris, Betty Green, Gilberta Splendida, Nicholas De Leo, Tony De Leo, Mildred Kaldor, Vivien Shzetz, Carol Shzetz, Olga Merrina, Pietro Bracchi, Ray Cox e le bambine Antonietta e Sarah Merrina, di 12 e di 2 anni. Il turco è Onder Can. L'equipaggio, tutto italiano, era composto dal comandante Attilio Vazzoler e da Franco Pellizzari, Luigi Fingitore, Franco Testorì, Pietro Cecchini, Luigi Monesi, Giuseppe Annibali, Vittorio Fragano e Francesco Bertelli. Hostess era Dina Paoluzzi, una ragazza nata a Parigi ma di nazionalità italiana. Fra i morti bisogna poi aggiungere anche un impiegato della Compagnia LAI, di cui non si conosce il nome perché non era iscritto sul registro dei passeggeri Compianto nel Piacentino per la fine di padre Bracchi Piacenza, 24 novembre. La notizia della scomparsa di padre Pietro Bracchi, il sacerdote perito nella sciagura aerea di Parigi, ha suscitato nel Piacentino, dove il religioso è nato ed ha compiuto i sdfGlmcedmNcensslsLcmltpTisdtdsMnlqmcdhznrlfiv suoi studi, e dove tuttora risiedono i suoi familiari, una profonda impressione. Padre Bracchi era nato a Gropparello, comune della collina piacentina, nel 1923. Rimasto orfano della madre ancora in giovane età, era stato educato da uno zio sacerdote, don Cesare Bracchi, attualmente arciprete di Stadera di Nibbiano — sempre in provincia di Piacenza. A 11 anni era entrato nell'Istituto Scalabriniano dal quale escono i missionari che si dedicano all'assistenza degli italiani emigrati Nel 1948 era partito per l'America del Nord -ed aveva svolto la sua missione per 4 o 5td 5 anni a Chicago, insegnando, tra l'altro, al ginnasio italiano degli Scalabriniani; poi era stato trasferito a Providence, nel Rhode Island, ove tuttora esercitava il proprio ministero nella parrocchia dello Spirito Santo; nel '53 aveva assunto la cittadinanza americana. Impossibilitato a tornare in Italia lo scorso anno in occasione della morte del padre che eserciva un negozio di generi alimentari a Gropparello era tornato nella patria d'origine per la prima volta nello scorso settembre. Stasera alle 19,30 il fratello di padre Bracchi, Guglielmo, è partito alla volta di Parigi. Si tenta di spegnere 11 rogo immane dell'apparecchio. Poi avrà inizio l'opera pietosa di recuperare le salme (Telef.) sissimo era entrato in tutte l ìUi « hostess » Dina Paoluzzi