Martino rientrato da New York a colloquio con Segni e Saragat di Enzo Forcella

Martino rientrato da New York a colloquio con Segni e Saragat L'azione deli90*X*tJ* rcrso V Egitto e I9 Ungheria Martino rientrato da New York a colloquio con Segni e Saragat M Ministro riferirà oggi la situazione al governo - Tarabroni riconferma che per fronteggiare i comunisti non sono necessarie «leggi eccezionali»-Anche le AGI e il direttore dell'«Osservatore Romano» contrari a misure straordinarie Roma, 23 novembre. < In quest'ora dì ansietà — ha detto oggi il Mihiatro degli Esteri di ritorno ? Roma da New York, dove m partecipato alla prima p; ite dei lavori dell'ONU — è bene che il popolo italiano sappia che potremo eliminare i tericoli che minacciano il mone o se riusciremo a rendere aitivo, continuo e risolutivo 'Intervento delle Nazioni Unite in ogni controversia intemazionale ». Martino ha precisato il suo pensiero prendendo in esame il comportamento delle Nazioni Unite nelle due grandi crisi che travagliano le relazioni internazionali — quella del Medio Oriente e quella dell'Europa Orientale — e facendo- capire francamente che questa sua prima esperienza dell'ONU non è stata tutta positiva. « E' giusto — ha fatto notare il Ministro — che le Nazioni Unite abbiano posto fine alle ostilità in terra egiziana come premessa necessaria per la risoluzione dei problemi di fondo da cui è nata la grave situazione che ha dato origine alle operazioni militari. Ma per le stesse ragioni è indppensabile che le Nazioni Unite intervengano in Ungheria k tutele dei diritti conculcati Ifii quel generoso popolo. Abbiatno particolarmente insistito sul fatto che, se le Nazioni Unite adoperassero due pesi e due misure, perderebbero fatalmente il consenso di quelle grandi forze morali diffuse in ogni Paese». La preoccupazione di Martino riecheggia uno stato, .{l'animo largamente condiviso! 111 tutti gli ambienti della maggioranza e non è, del resto,; come si sa, uno stato d'arìimo soltanto Italiano. E' vero che in Egitto l'ONU ha potuto contare sulla collaborazione franco-inglese mentre in Ungheria si è trovata di fronte alle minacce dell'Unione Sovietica. Ma è anche vero che, se le minacce debbono finire per costituire titolo di privilegio, l|ONTJ — e gli Stati Uniti che hanno la leadership dell'Occidente — si espongono ad una pericolosa crisi di sfiducia. Su questi temi si è orientato presumibilmente il colloquio «die Martino ha avuto eoa. Segni in serata, e al quale si è aggiunto in un secondo tempo anche il vice-presidente del Consiglio, Saragat (il ministro non si è, invece, ancora recato a riferire 'al Capo dello Stato). Essi verranno ripresi domattina in Consiglio dei Ministri e poi nel dibattito che vi sarà in Senato, a comdnciare da martedì. Il problema verrà presto ripreso, e maggiormente sviluppato, anche alla Camera. I democristiani hanno presentato difatti una mozione in cui si chiede che « il governo, perseverando nell'azione Ano ad ora svolta, continui a rappresentare in seno alle Nazioni Unite, con l'autorità che gli deriva dal voto del Parlamento italiano, l'esigenza che aia posto fine alla spietata rappresaglia, che il popolo ungherese sia posto in condizione di scegliersi i propri ordinamenti con libere determinazioni, con assoluta indipendenza, che i deportati vengano restituiti alla loro patria ed alle rispettive famiglie ». Il breve dibattito che si svolse alla Camera prima della partenza di Martino per gli Stati Uniti prese l'avvio da alcune interrogazioni e non si concluse, quindi, con una votazione. Ora, come si è visto, si vuole, invece, appoggiare l'azione di pungolamentò dell'ONU ad una esplicita pronuncia del Parlamento: ciò che consentirà, oltre tutto, una verifica degli orientamenti dei vari gruppi. Si pensa in particolare, come è ovvio, al so. cialisti ed ai comunisti. Non si sa, perché l'incontro è stato circondato da molto riserbo, se di queste cose" si è parlato anche nelle riunione che vi è stata oggi all'Istituto studi della d. c. tra Segni, Fanfani e altri dirigenti del partito dj maggioranza. I rapporti tra il Presidente del Consiglio e il suo partito stanno attraversando, come si sa, un momento delicato e non può quindi stupire che si senta il bisogno di frequenti scambi di idee tra le due parti. Il Ministro dell'Interno — che nei giorni scòrsi sostenne insieme a Segni la battaglia contro le « leggi eccezionali » nei gruppi parlamentari della D. C. — è tornato oggi sull'argomento con un chiaro articolo in cui riprende e sviluppa i motivi cui ha ispirato e-intende ispirare nel futuro la sua politica. «L'ondata di sdegno — osserva Tambroni —, se giustifica ogni stato d'animo esacerbato, non deve- indurre ad agire sotto la spinta di commozioni ed entusiasmi. La messa fuori legge del PCI, le leggi speciali, la discriminazione politica servirebbero più a rafforzare che ad indebolire la massa elettorale comunista, e questo proprio nel momento in cui essa denuncia crepe sempre più nette ed evidenti. Non si può mettere fuori legge un apparato che raccoglie attorno a sé una larga parte di lavoratori, i quali avrebbero sempre la possibilità di riversare altrove i loro voti, magari guidati clandestinamente dallo stesso apparato. « Il vittimismo non serve alla democrazia, e, se veramente crediamo in essa, dobbiamo aggiungere che non le snevsfstminzliadlsavotv servono neppure i bavagli. Sono convinto che, senza leggi eccezionali, senza accendere vittimismi, siano a nostra disposizione tutti i mezzi per difendere l'Italia dal totalitarismo di ogni colore. La Costituzione impone il metodo • democratico ed è un principio imprescindibile, cui abbiamo nato e sempre daremo esecuzione. Per isolare ed indebolire il PCI bisogna dimostrare in ogni circostanza la forza, la autorità, la ferma superiorità dello Stato democratico e utilizzare senza titubanze gli strumenti di cui dispone ». Al consensi sulla posizione assunta da Segni e Tambroni vanno aggiunti quelli dei radicali — che hanno approvato un ordine del giorno contro le leggi eccezionali — e quelli, molto significativi, provenienti da vari settori del mondo cattolico. Ce una presa di posizione molto ferma delle ACLI e un articolo del direttore dell'Osservatore Romano (pubblicato, però, dall' Avvenire d'Italia) altrettanto fermo, che sviluppa le stesse argomentazioni del Ministro dell'Interno. Vi è da notare, infine, una nota dell'agenzia ARI che, facendosi portavoce degli orientamenti dei Comitati civici, si pronuncia a favore delle elezioni anticipate alla prossima primavera o, al più tardi, all'autunno. Enzo Forcella

Persone citate: Fanfani, Saragat, Tambroni