La protesta di Picasso per i fatti d'Ungheria

La protesta di Picasso per i fatti d'Ungheria La protesta di Picasso per i fatti d'Ungheria li pittore si è schierato contro i dirigenti del comunismo francese, solidali con coloro che hanno soffocato la libertà del popolo magiaro (Dal nostro corrispondente) Parigi. 21 novembre. Da un po' di tempo, da quando le prime notizie delle repressioni sovietiche in Ungheria avevano scosso la coscienza degli intellettuali comunisti, provocandone la rivolta contro i dirigenti del partito che le hanno approvale, negli ambienti artistici di Parigi tutti si domandavano: c Che fa Picasso? >. Il pittore vive in un Isolamento quasi completo a Cannes, occupandosi soltanto del suo lavoro. Da due anni non è più venuto a Parigi e, in genere, non legge neppure i giornali. Non si è mai occupato attivamente di politica, altro che in certe circostanze in cui credette che il suo nome e la sua opera potessero contribuire al consolidamento della pace. Questa volta però, fin dalle prime notizie da Budapest, rimase subito turbato. Telefonava più volte ai giorno ai suoi amici parigini per avere informazioni Drecise e s'indignava per l'atteggiamento di Maurice Thorez, col quale era stato legato da un'amicizia molto vecr chia. Il suo temperamento di vere rivoluzionario, l'amore per la libertà che h.i dominato tutta la sua vita, lo portarono immediatamente a schierarsi contro i dirigenti del comunismo francese, solidali con coloro che hanno soffocato la libertà del nopolo ungherese. < Che fa Picasso? > si chiedevano gli artisti parigini, che non avevano sue notizie. Picasso aveva preso subito l'iniziativa di una solenne protesta, di cui si conoscono soltanto oggi i termini II documento è stato firmato da lui e da numerosi professori universitari, artisti e scrittori, già da diversi giorni ed ora va ricoprendosi di nuove firme, per unirsi alle manifestazioni analoghe di Jean Paul Sartre, di Albert Camus, dj Trlstan Tzara e degli altri intellettuali comunisti e compagni di strada. Si tratta di una presa di polizione nettissima, che muove dall'affermazione che gli ultimi avvenimenti c hanno posto ai comunisti scottanti problemi di coscienza che, né 11 comitato centrale del partito, né ì'Humnnité, li hanno aiutati a risolvere ». La critica che fa seguito i queste affermazioni è molto aspra: c Una povertà inverosimile di informazioni, un velo di silenzio, ambiguità più o meno volute, hanno sconcertato gli -aititi Incelandoli disarmati o nronti a federe a tutte le tentazioni offerte dagli avversari > Il manifesto firmato da Picasso rifa poi la storia di tutti gli « attentati alla probità rir voluzionai la > compiuti da] partito dai rapporto Kruscev in poi, riferendosi in modo particolare all'interpretazione data ai fatti di Polonia e di Ungheria, che hanno provocato « un profondo malessere nella massa operala francese », e conclude chiedendo la convocazione di un congresso nazionale straordinario per stabilire la piena verità sugli avvenimenti. La richiesta di un congresso straordinario ha disorientato i dirigenti del partito, decisi a. troncare ad ogni costo l'iniziativa, rivolta ad una radicale trasformazione della linea seguita finora dal comunismo francese. Nella riunione del comitato centrale, il relatore Raymond Guyot ha deplorato oggi aspramente l'azione svolta da Pablo Picasso e dagli altri intellettuali, accusandoli di < avere una concezione fondata non sul fronte unico della classe operaia, ma su un assembramento delle frazioni cosiddette liberali della borghesia >. Nella sua requisitoria Guyot ha lasciato intendere che molte espulsioni verranno decise c per salvaguardare interamente la purezza ideologica dei partito ». L'intransigenza dei dirigenti non basta però ad impedire che la rivolta degli intellettuali comunisti assuma di giorno in giorno sempre maggiore estensione. Stasera, la Federazione dell'Educazione Nazionale, organismo che riunisce tutti gli insegnanti francesi organizzati in sindacati appartenenti in maggioranza alla comunista Confederazione generale del lavoro, ha approvato col novanta per cento dei voti una mozione di protesta contro l'intervento sovietico in Ungheria e di solidarietà per gl'insorti. Anche al Comitato nazionale degli scrittori è in corso un movimento per allontanare Louis Aragon e gli altri esponenti staliniani dalla direzione dell'organismo che, sorto durante la Resistenza e dopo ave re avuto una parte di primis simo piano nella lotta clandestina contro I tedeschi, passò poi nelle mani del partito comunista . „

Luoghi citati: Budapest, Cannes, Parigi, Polonia, Ungheria