le deportazioni in mnssn duli'Ungheriu annunciate dalia stesso Radio Budapest

le deportazioni in mnssn duli'Ungheriu annunciate dalia stesso Radio Budapest le deportazioni in mnssn duli'Ungheriu annunciate dalia stesso Radio Budapest Una lotta disperata per liberare le vittime destinate ai "Lager,, russi Attaccati dai patrioti i convogli piombati che trasportano uomini donne e bambini Sanguinose sparatorie e binari divelti con la dinamite - I ferrovieri magiari proclamano nuovamente lo sciopero - Nagy dall'ambasciata jugoslava afferma che non tratterà mai con Eadar responsabile della spietata repressione - Vi è ancora a Budapest una misteriosa delegazione sovietica tra cui, forse, lo stesso Krnscev (Dal nostro inviato speciale) Vienna, 14 novembre. Visto e considerato che 1 carri armati e 1 cannoni non sono bastati a piegare la resistenza degli ungheresi 1 sovietici sono ricorsi ora a un nuovo crudele espediente: le deportazioni in masso, Lunghi e tristi convogli di vagoni piombati, condotti e scortati da soldati russi stanno trasportando nell'Unione Sovietica migliaia di magiari, uomini donne e persino bambini. Purtroppo le deportazioni In massa non sono un'Invenzione delia propaganda antls'ovletica: è la radio di Budapest oggi che conferma queste tragiche notizie, riferite già nei giorni scorsi da profughi ungheresi giunti in Austria. Con grande sorpresa di tutti, radio Budapest in una trasmissione alle ore 16, ha annunciato che masse di ungheresi catturate dai russi vengono portati via dal Paese con vagoni piombati e che per questa ragione i pochi ferrovieri tornati al lavoro per invito del governo, hanno di nuovo incrociato le braccia: cosi a Szolnok e cosi in altri centri della sventurata Ungheria dove la notizia delle deportazioni ha provocato un irrigidimento della massa operaia. Operai di diverse fabbriche che si erano decisi a riprendere il lavoro, si sono uniti ora alla massa degli scioperanti. L'annuncio di radio Budapest ha veramente del sensazionale. L'emittente di Budapest difatti, è controllata dal governo fllorusso di Kadar ed è per di più sotto la « protezione » delle truppe sovietiche: non c'è pertanto spiegazione che regga. E' anche poco probabile che i russi abbiano consentito a Kadar di addossare a Mósca l'intera^ re- sponsabilita del nuovo crimine in modo da salvare in un certo senso !a faccia ai governanti comunisti alla ricerca di popolarità. Ma rinunciamo alle interpretazioni e continuiamo a raccontare i fatti. Profughi ungheresi giunti in Austria, hanno raccontato che le deportazioni in massa cominciarono già quattro giorni or sono. A Szolnok. Debrecen, Nyiregyhaza e PUspòklar i soldati russi hanno compiuto e stanno compiendo retate di gente che oppone « resistenza passiva », rifiutandosi cioè di riprendere il lavoro e di obbedire alle disposizioni dei comandi militari. Fra le. masse dei deportati, secondo le concordi testimonianze dei profughi, ci sono anche le mogli e i flgU.degli ungheresi datisi alla macchia e organizzatisi in bande partigiane: Raccontano ancora 1 profughi che a più riprese 1 rivoluzionari hanno tentato di fermare i convogli di vagoni piombati e di liberare i loro familiari. I patrioti hanno sparato sul soldati di scorta ■ al convogli e i russi naturalmente hanno risposto al fuoco. Parecchi patrioti sono rimasti sul terreno e le lunghe teorie di vagoni piombati hanno proseguito 11 viaggio. Ora pare che l rivoluzionari abbiano interrotto in più punti le linee ferroviarie facendo saltare i binari con oarlche di dinamite. Le notizie delie deportazioni in massa hanno reso ancor più tesa e critica la situazione in Ungheria. Anche i rivoluzionari meno estremisti, quelli che sembravano disposti u fidarsi del governo Kadar, si sonò irrigiditi e dimostrazioni di indignata protesta vengono segnalate oggi dalla capitale. Sappiamo fra l'altro che 1 redattori del giornale comunista filuriisMi « Nep Szabadsag » hanno sospeso 11 lavoro associandosi alle richieste della « Associazione degli intellettuali magiari », i quali chiedono l'immediato ritiro dell'armata rossa dal Puese. In una riunione svoltasi a Budapest 1 redattori del diversi giornali comunisti che fino a ieri sembravano disposti ad appoggiare Kadar hanno chiesto il ritorno ul potere di. Imre Nugy. « L'unico governo legittimo — si legge sui manifesti stuinputi a cura dell'Associazione dei giornalisti — è quello del " premier" Nagy. Noi ci rifiutiamo e ci rifiuteremo di sostenere Janos Kadar ». Risoluzioni del genere sono state votate all'unanimità anche dai comitati operai del secondo e undicesimo distretto di Budapest. Cosi Kadar per. via delle brutali rappresaglie russe è stato abbandonato dai suoi sostenitori: pochi in verità rispetto alla massa del popolo magiaro. I moderati, i fautori del compromesso hanno fatto causa comune con i patrioti più intransigenti. Ancora una. volta dopo l'infelice e, tragica espe -'enza di Nagy sraibra dimostrato che i sovie ti abbiano l'intenzione di risolvare la questione ungherese con il metodo, della repressione. L'atteggiamento dei russi sta rendendo insostenibile la posizione degli stessi governanti filosovietici. Gli osservatori politici di Vienna non si meraviglierebbero se a un certo punto anche Kadar (circolano già voci del genere) dichiarasse il fallimento della sua missione; sempre supponendo che Kadar non sia semplicemente una invenzione dei soviet! per prendere tempo e portare a termine la repressione in Ungheria. In questo caso i-I governo del Paese passerebbe anche formalmente nelle mani di un proconsole russo. Quindi la situazione si è ulteriormente inasprita e molte rosee speranze ha fatto cadere oggi anche l'ex« premier» comunista Nagy 11 quale ha smentito seccamente di avere intavolato trattative con il capo del governo Kadar. Nagy — che si è rifugiato all'ambasciata jugoslava — ha fatto diffondere una dichiarazione In cui è detto che egli non ha trattato e non tratterà mal con 11 nuovo «premier» responsabile di avere appoggiato la repressione del sovietl. L'ipotesi che Nagy intenda «far pesare» molto il su° intervento ha trovato quindi conferma. Intanto la sua popolarità va aumentando dì ora in ora e se i russi vorranno continuare a sfidare la coscienza del mondo intero con le deportazioni in massa e i massacri, dovranno fare ricorso ai suoi buoni uffici; è una soluzione auspicabile, ma che per ora sa di ottimismo. L'angosciosa domanda che tutti si fanno è questa: che cosa faranno i russi ora che il governo di Kadar sembra prossimo al fallimento? A Budapest c'è ancora la « misteriosa » delegazione sovietica di cut farebbe^ parto — secondo talune segnalazioni che non sono state chiaramente smentite dai sovietici — anche 11 segretario del P.C. russo Kruscev. All'aeroporto della capitale continua a stazionare un 'bireattore russo « TU 104 » : è fermo da tre giorni. Un funzionarlo dell'aeroporto si è limitato a dire: « Potete essere certi che non è venuto da Mosca per poi-ture gente di scarso rilievo ». Questo fatto di per se stesso non autorizza a sperare in una « soluzione politica ». Potrebbe darsi che i russi intendano trattare direttamente con i capi rivoluzionari: non è da escludere d'altra parte che le trattative siano solo un diversivo per dar tempo al capi militari sovietici di realizzare conipletamente la « soluzione, militare». C'è a sostegno di questa brutta ipotesi il precedente di Nagy. I capi rivoluzionari, del resto, non hanno fiducia nelle trattative con i delegati di Mosca. Un giornale di Vienna ci racconta che una delegazione di ufficiali sovietici guidata dal magg. Gribojedov si è recata al • « Comando » degli insorti, nella via Ulloi, in un quartiere, completamente controllato dai patrioti. I russi si presentarono disarmati con una bandiera bianca chiedendo di parlare con il < capo della resistenza di Budapest». Per prudenza, il capo della resistenza, naturalmente, non si fece vedere e i russi dovettero accontentarsi di lasciare delle proposte scritte. Il comando sovietico proponeva uno strano armistizio: i patrioti avrebbero dovuto consegnare le armi e quindi attendere con fiducia che i sovietici sgombrassero la città.' Il comando dell'Armata Rossa prometteva l'allontanamento di Kadar, il ritorno di Nagy e quindi trattative per il ritiro delle truppe sovietiche dall'Ungheria Dopo qualche ora, così come era stato convenuto, il magg. Gribojedov si presentava nuovamente al comando della via Ulloi per prendere la risposta: il capo della resistenza aveva rifiutato le proposte sovietiche e proponeva a sua volta l'immediato ritiro dei soldati russi da Budapest, quindi una dichiarazione del delegato sovietico alle Nazioni Unite con l'impegno di far ritirare l'Armata Rossa dal paese entro il 15 dicembre prossimo. Dopo queste controproposte, i russi non sono più tornati. Si sospetta anzi che i sovietici avessero l'intenzione di scoprire e poi mettere le mani sull'animatore della resistenza magiara e che le trattative non fossero altro che un tranello molto simile a quello in cui cadde il 4 scorso II gen. Maieter e l'intero stato maggiore ungherese, che furono catturati come sappiamo dai russi. Ma chi sarà questo capo rivoluzionario che sembra dare molto fastidio ai sovietici? Pare si tratti dello stesso gen. Maieter. La voce di una fuga dal carcero del gen. Maieter è stata confermata stasera da profughi giunti da Budapest. Dicono questi profughi cho Maieter è stato liberato dal rivoluzionari e che durante il conflitto a fuoco fra 1 patrio¬ ti e le guardie sovietiche l'eroico difensore di Budapest sia rimasto ferito a un ginocchio. I liberatori di Maieter sarebbero ufficiali magiari. Stasera si è appreso come è avvenuto il drammatico annuncio di radio Budapest, circa le deportazioni di ungheresi nell'Unione Sovietica. SI tratterebbe di un errore d'un redattore della trasmittente controllata dai russi. Alla sede di radio Budapest era giunta la notizia che i ferrovieri, in seguito alle deportazioni, avevano nuovamente cessato il lavoro appena ripreso. Il redattore, ha omesso, per errore, di cancellare la notizia riguardante le deportazioni che è stata così diffusa in tuto il Paese dalla radio. Massimo Conti Nessuna mediazione di Tito per l'Ungheria? Belgrado, 14 novembre. Il governo jugoslavo ha rifiutato oggi di confermare o smentire le notizie secondo le quali 11 maresciallo Tito sarebbe stato invitato a conferire domani a Budapest'col dirigenti ungheresi e sovietici. Fonti comuniste bene informate hanno tuttavia affermato che se anche la notizia fosse vera, probabilmente Tito troverebbe giustificazioni per non andare a Budapest. Tali fonti hanno sottolineato che Tito ha ripetutamente spiegato la sua posizione, che è quella di non interferire nelle questioni interne di altri Paesi. Dopo l'arrivo a Belgrado dell'ambasciatore jugoslavo in Ungheria» Delibor Soldatlch, un'ondata di vpcl ha percorso la capitale jugoslava; la più sensazionale affermava che Tito sarebbe intervenuto nella questione ungherese per convincere Nagy ad entrare nel governo di Kadar e far cessare cosi gli scioperi. Nessuna fonte ufficiale ha però confermato questa voce. Bloccato un convoglio e liberati i prigionieri Londra, 14 novembre. Secondo una notizia, pubblicata stamane da vari giornali londinesi un treno di giovani deportati è stato bloccato nel Nord-Est dell'Ungheria da elementi della- resistenza e tutti i prigionieri sono stati rimessi in libertà. WASHINGTON, 14 novembre.— Un giovane ungherese fuggito dal suo Paese con la signora Anna Kethly, ministro del governo Nagy, ha deposto oggi dinanzi alla Commissione senatoriale della sicurezza interna, Egli ha dichiarato che molti soldati sovietici hanno aderito alla prima Insurrezione ungherese. Il testimone per non rivelare la sua Identità indossava un copricapo ed una maschera (Telef.)