Parigi si pronuncia a favore di un rapido incontro fra i Grandi di Sandro Volta
Parigi si pronuncia a favore di un rapido incontro fra i Grandi Parigi si pronuncia a favore di un rapido incontro fra i Grandi Il ministro degli Esteri Pineali rivela alla Camera l'arrivo delle armi russe nel Levante - Critiche a Mollet per i risultati della spedizione in Egitto (Da! nostro corrispondente) Parigi, 8 novembre. La crisi che attraversa la pòlitica estera francese, che, in una situazione internazionale estremamente confusa, deve far fronte a difficoltà sempre più gravi, si rispecchia in una mozione votata stamani alla unanimità, meno 1 dieci deputati comunisti, che si sono astenuti, dalla commissione degli Affari Esteri dell'Assemblea Nazionale. Dopo aver constatato che « i I pericoli che minacciano la pace nel vicino Oriente, non Bono affatto eliminati dalle recenti decisioni delle Nazioni Unite ». la mozione afferma che « i pericoli sono ancora accresciuti dall'assenza di unità di vedute e di politica in questa parte del mondo fra gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia », e conclude rivolgendo al governo francese l'invito «a prendere l'iniziativa d'una riunione immediata al livello più elevato fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, riunione indispensabile per la preparazione d'una conferma più larga in vista del ristabilimento della pace ». Si tratta insomma dell'iniziativa per una conferenza dei Quattro Grandi, come unica possibilità di ristabilire un ordine internazionale nell'attuale caos, e la rielezione di Eisenhower alla presidenza degli Stati Uniti sembra renderla particolarmente tempestiva. L'aspetto più impressionante di questo documento, approvato dai deputati di tutti i partiti e al quale non si sono opposti neppure i comunisti, è il riconoscimento dei dissidi che dividono in questo momento il mondo occidentale. Non è più soltanto una divergenza fra gli Stati Uniti e loro alleati europei, ma anche fra la Francia e la Gran Bretagna che, appena cessata l'azione militare comune, sono profondamente divisi sull'atteggiamento da tenere nei confronti di Israele e» su tutti i problemi relativi ad un assetto definitivo del vicino Oriente Londra ha infatti già riprese le fila della sua politica araba, mentre Parigi intende mantenersi fedele agli impegni presi con Gerusalemme. Il voto della mozione è stato preceduto da una esposizione che il Ministro degli Esteri ha fatto alla Commissione. Dopo aver affermato che Israele, sottoposto all' accerchiamento degli Stati arabi, che minacciavano continuamente di strangolarlo, è stato costretto a ricorrere alle armi, Christian Pineau ha detto che l'esercito israeliano, nella sua vittoriosa avanzata attraverso la penisola di Sinai, e particolarmente ad El Ayrish, ha trovato enormi depositi di materiale bellico sovietico, con armi d'una potenza sconosciuta finora in Occidente. Gli egiziani le avevano ricevute da pochi giorni e non erano ancora in grado di utilizzarle. Quelle armi sono ora sottoposte allo studio dei tecnici di Israele, che ne hanno già fornito le prime informazioni alla Francia ed alla Gran Bretagna. Secondo notizie non ancora confermate, le forniture di armi sovietiche continuerebbero ancora: esse però verrebbero inviate, per via aerea, alla Siria, e non più all'Egitto. Il Ministro ha comunque affermato che, nel momento in cui il maresciallo Bulganin inviò il mGnrsri<s messaggio - ultimatum a Ben Gurion, i servizi di informazione israeliani segnalarono l'arrivo di importanti forze aeree sovietiche - negli aeroporti siriani. Esse erano costituite in prevalenza da apparecchi < Mig 17 ». A conclusione di questa impressionante esposizione, Christian Pineau ha detto che il punto di vista del Governo francese è che i problemi del Medio Oriente non possono venire regolati sulla base dell'armistizio firmato nel 1948 fra l'Egitto ed Israele, ed ha riconosciuto che profonde divergenze esistono a questo proposito fra Parigi e Londra. E' seguita una discussione, alla quale e intervenuto anche Georges Bidault, contrario all'iniziativa per una conferenza fra i quattro Grandi. In risposta a varie contestazioni, il Ministro degli Esteri ha dovuto ammettere che non tutti gli obiettivi dell'impresa francobritannica in Egitto sono stati raggiunti. A parte le gravi ripercussioni politiche, anche dal solo punto di vista militare, le ultime informazioni riducono infatti l'occupazione alleata ad una ventina di chilometri a sud di Porto Said, ossia ad appena un ottavo della lunghezza del Canale di Suez. Il Ministro degli Esteri ha pure riconosciuto che, per applicare il principio della gestione internazionale del Canale, nuove trattative dovranno venir aperte col colonnello Nasser. Questo quadro della situazione non poteva naturalmente mancare di ripercuotersi sull'atteggiamento del Gruppi parlamentari che fanno parte finora della maggioranza ministeriale. Le prime critiche cominciano già a manifestarsi, specie fra i socialisti, 1 radicali ed 1 cosiddetti indipendenti. Sandro Volta
Persone citate: Ben Gurion, Christian Pineau, Eisenhower, Georges Bidault, Mollet, Nasser
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