Fallimento del maglificio Poletti provocato da un'azienda inglese
Fallimento del maglificio Poletti provocato da un'azienda inglese La manifattura dava lavoro a trecento dipendenti Fallimento del maglificio Poletti provocato da un'azienda inglese Quattro anni di cause per una fornitura di lana del valore di 100 milioni-La nostra magistratura dà ragione alla società di Bradford e respinge la domanda della ditta torinese per essere ammessa all'amministrazione controllata Su Istanza di una ditta inglese il Tribunale ieri ha dichiarato il fallimento del maglificio torinese Poletti con stabilimento in via Gianfranco He 5. Inoltre ha dichiarato falliti in proprio i quattro fratelli Chiola, che ne sono i titolari. Il maglificio sino a poco tempo fa dava lavoro a 300 persone, attualmente occupa 180 persone: si era specializzato nell'uso di un nuovo filato sintetico che sostituisce la lana. La settimana scorsa 1 fratelli Chiola avevano dato incarico al loro legale, avv. Pontoni, di chiedere al Tribunale di ammettere l'azienda all'esperimento dell'amministrazione controllata affermando che sono in corso commesse di lavoro per centinaia di milioni in quanto i nuovi prodotti in fibra sintetica avevano incontrato il favore del pubblico non soltanto in Italia, ma in altri paesi. Dopo una laboriosa istruttoria I giudici hanno respinto la richiesta e ieri a mezzogiorno hanno emesso sentenza di fallimento. Giudice delegato è il dott. Pagge. Curatore l'avv. Zoaruolo. A ottenere 11 grave provvedimento è stata una ditta inglese, la € Wool Art Textiles Limited > di Bradford. Nel '51 essa aveva venduto al njagllflcio Poletti balle di lana sucida per un importo di 58 mila 761 sterline, pari a circa 100 milioni di lire. Il contratto prevedeva che la lana sarebbe stata affidata alla pettinatura Rivetti per essere lavata; il pagamento doveva avvenire a tre mesi dalla consegna della merce. Tra la « Wool > ed il maglificio Poletti sorse una divergenza perché la ditta ir.ó'leso voleva che fosse accettata la clausola di una tolleranza sulla resa della lana dell'uri per cento, mentre la società italiana insisteva che la resa della lana fosse assoluta. Fare che la ditta Inglese abbia in un primo tempo accettato le condizioni poste dal maglificio Poletti. Però nella fattura di pagamento riportò la clausola della tolleranza. DI quella lana 11 maglificio ritirò dalla pettinatura Rivetti, perché già lavata, soltanto una parte, ma si rifiutò di pagare la somma corrispondente, 34 milioni 197 mila 855 lire, chiedendo che prima fosse cancellata la clausola. Il resto rimase a la pettinatura Rivetti. Il Tribunale di Torino e cosi puro la Corte di Appello dettero ragione alla « Wool », dicendo che essa aveva diritto di esfere pagata o in sterline oppure in lire italiane. La questione si complicò per le deposizioni sul trasferimento di valute e sul commercio estero. Il 13 settembre scorso, dopo più di quattro anni di causa, in base alla sentenza oramai resa esecutiva, la c Wool » iniziò una procedura per rivalersi dei suoi crediti sui beni del maglificio. Ma nel frattempo la situazione del maglificio si era fatta difficile. Le banche, avuta notizia della lite, si erano preoccupate di non perdere 1 denari concessi e parte di esse chiusero il fido, pretendendo inoltre il rimborso di quanto avevano dato. Il maglificio fece fronte come gli fu possibile e si trovò a mancare di denaro liquido. L'Istituto Mobiliare Italiano, che aveva concesso un finanziamento per l'acquisto di macchinario moderno, poso un'ipoteca per 160 milioni sul beni del ma igliflclo. 1 titolari fratelli Chiola vendetlero Bli immobili che posse' |devan0 a Torino, in via Barbo¬ roux, a Rcaglle, a Brusasco. Di conseguenza l'azione della « Wool » per ottenere coattivamente i milioni che pretendeva non potè aver luogo. La ditta inglese si rivolse allora al Tribunale chiedendo il fallimento. Nella sua istanza faceva osservare che il bilancio del maglificio al 31 dicembre 1954 portava un atti- vo di 360 milioni e chiedeva come mai in neppure due anni quell'attivo si fosse dissolto. Quale sia la situazione del maglificio si potrà conoscere il 18 dicembre prossimo, quando il curatore avv. Zoaruolo leggerà la sua relazione.
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