Spinoza e i commercianti

Spinoza e i commercianti Spinoza e i commercianti L'Aia, ottobre. La «Casa di Spinoza» non c ad Amsterdam, dove nel 1632 il filosofo ebbe 1 natali, ma' all'Aia, dove trascorse i suoi ultimi anni. Amsterdam gli fu ostile: anzitutto con la scomunica maggiore della Sinagoga, poi per i sospetti destati dalle sue idee tanto nella Chiesa riformata quanto nella Chiesa cattolica. Qui all'Aia, dopo altri brevi soggiorni, trovò la pace necessaria a conchiudere la propria vita nell'ideale che si era sceltoessere libero, esercitare onesta-, mente il Commercio e dedicare le ore di ozio alle riflessioni. Nulla poteva distoglierlo da tali propositi, neppure quelle crudeli guerre di supremazia che impegnavano l'Olanda contro l'Inghilterra e la Francia; sicché va intesa nel più nobile senso, e non quale prova di egotismo o di ignavia, la nota frase: «Chi vuol morire muoia in santa pace, purché a me sia dato di vivere per la verità ». La verità, ecco la sua unica passione; ma una passione che non gli dava tormento, bensì una profonda letizia, una gaiezza anche esteriore che stupiva i dotti austeri e un po' uggiosi del suo tempo. Mai si era veduto uno spirito più sereno del suo, pur quando doveva affrontare i misteri supremi; e infatti li affrontava col tranquillo ri gore, con la convinta sicurezza del matematico: «Incomincerò dunque, a dire brevemente di Dio... »; e lo stupefacente inizio lasciava prevedere l'inevitabile chiusa: «Come dovevasi dimostrare ». La prova era fatta, l'esistenza di Dio, come un assioma, non ammetteva repliche; e nell'ordine geometrico da lui seguito non c'era problema che non trovasse la sua soluzione. Trasalivano le anime più sensibili, si scandalizzavano le timorate, soprattutto quando con la medesima impassibilità il filosofo affermava che Dio-non poteva essere considerato come un giudice, e che se la conoscenza di Dio era il sommo bene, tuttavia ognuno poteva, senza colpa, pensare quel che voleva su qualsiasi cosa. Il non salvarsi, insomma, consisteva nell'onta del l'ignoranza, nel ridursi allo stato naturale: che però faceva parte anch'esso della « necessità » divina, c perciò non comportava punizioni. Altrove gli si sarebbe approntato il rogo; in Olanda, fu semplicemente consigliato di cambiare residenza. All'apice della sua potenza, l'Olanda godeva di un benessere pari al prestigio, retta da una borghesia amante della cultura, fondamentalmente leale e rispettosa delle altrui opinioni. Fu proprio questa borghesia, non dissimile da quella fiorentina del Rinascimento, a salvaguardare l'indipendenza spirituale di Spinoza anche contro l'animosità dei settari. Quei bravi commercianti erano anzitutto ' lieti che un sì gran filosofo avesse scelto un mestiere pratico (quello dell'» occhialaio », si dice ancora oggi comunemente, ma sarebbe più giusto definire Spinoza come un « preparatore di cristalli ottici », tenendo presenti le sue notevolissime conoscenze di fisica). Poi, trovavano o speravano di trovare in lui l'uomo adatto a sciogliere i dubbi teologici che più -li angustiavano In buon numero si rivolgevano quindi a quel sobrio, quasi povero discendente di benestanti ebrei portoghesi, per chiedergli non solo quelle famose prove dell'esistenza di Dio. ma anche notizie fra le più stravaganti: come, ad esempio, quella sulla natura degli spettri (e uno pretendeva da lui la conferma che non potevano darsi spiriti Crimine in quanto essi non Venivano generati da corpi umani ma emanavano direttamente dall'essenza divina...). A tutti Spinoza rispondeva con grandissima cortesia, affaticandosi non poco a disingannare gli ingenui, gli utopisti e i più tenacemente legati alle credenze tradizionali Non sempre vi riusciva, quei buoni mercanti si mostravano ostinati, lenti o, forse per abito professionale, diffidenti e anche un poco cavillosi. Come può essere assurda, dovevano pensare con un certo disagio, la pretesa di chiedere a Dio una ricom pensa per le nostre virtù? Non ci costa forse già abbastanza caro l'essere onesti? E non era forse ambigua, da parte di un filosofo, l'idea che la ragione esige l'amore di se stesso e la ricerca del proprio utile? Troppo bello, troppo comodo! (E infatti quell'utile, nella mente di Spinoza, era cosa ben diversa dal guadagno concreto). A quei volenterosi filantropi, poi, non poteva far piacere sentirsi dire che vana è la compassione che l'umiltà risulta riprovevole quanto la superbia, il timore della morte quanto il pentimento per i propri peccati. Erano tutti corollari che Spinoza desumeva dall'» amore intellettuale di Dioi; ma proprio a questa specie di amore quegli uomini bonariamente pratici e sedotti dalle apparenze stentavano ad arrivare. E allora tempestavano il povero filosofo con sempre nuove richieste di delucidazioni, facendolo spazienttre e indùcendolo a replicare con un po' più di perentorietà («La bellezza, egregio signore, non è tanto una qualità dell'oggetto che si contempla, quanto un effetto prodotto sul contemplante...»). Nei casi disperati, quando si accorgeva che proprio non c'era nulla da fare, troncava la corrispondenza, sempre tuttavia usando termini deferenti; e una sola volta, insolentito da un giovane discepolo diventato all'improvviso un bigotto fra i più testardi, rispose con durezza: « Abbandonate questa esiziale superstizione e riconoscete la ragione che Dio vi ha dato, e coltivate quella, se non volete essere annoverato tra i bruti ». Non è qui il luogo di discutere le idee contenute in quell'Etica che fu considerata da alcuni come il « poema del pensiero », da altri come una « filosofia dell'eternità », ma che comunque si giudichi da teologi filosofi o letterati, rimane uno dei tentativi più alti di giungere alla conoscenza dell'assoluto. Ci basterà ricordare come quest'uomo malato e costretto alla solitudine, schivo di onori e indifferente alle ricchezze (.simile, in questo, ad Erasmo), ponesse nelle proprie opinioni un impegno morale, un entusiasmo della mente, un'alacrità d'animo che dovevano servire quali incomparabili esempi ai pensatori e agli scienziati venuti dopo di lui fino ai nostri giorni. 11 Dio di Spinoza potrà anche ridursi, da dimostrazione irrefragabile, a potcsi affascinante; ma il gtnio di Spinoza, come e anche più del genio dei suoi contemporanei Descartes e Leibniz, sta a fondamento di quell'impulso intellettuale che, nell'odierno assurdo ritorno al primordiale e al barbarico, garantisce ancora a libertà dell'uomo e mantiene 1 governi non autoritari nei limiti della ragionevolezza. Spinoza morì a quarantaquattro anni, assistito soltanto da un medico amico, dopo aver chiesto che i suoi manoscritti venissero pubblicati anonimi: non per prudenza o timore (poiché in lui era la certezza della fine), ma perche egli stimava più importante la verità che non l'effimera gloria legata a un nome; e più che la sua memoria, voleva che gli uomini onorassero a divinità attraverso la persuasione e non per supina consuetudine o per paura. Era un uomo probo, e se una volta partecipò alla vita politica, scendendo in piazza con impensata violenza, fu soltanto per difendere l'onore di un altro uomo probo; il suo amico liberale Giovanni De Witt, massacrato col fratello da una plebe dissennata e aizzata da reazionari cupidi di potere. Quei mercanti che, pur fra tanti dubbi e ri¬ sdtmcossuessImili unum n imi i i sentimenti, lo ammirarono e lo difesero, forse non riconobbero tutta l'ampiezza della sua mente, ma certo scorsero in lui le virtù che più amavano e che ancora oggi predilige questo popolo serio, onesto, simpatico a tutti, sollecito della patria: ma di una patria che consenta a chiunque la scelga, come la scelse in tempi difficili Benedetto Spinoza, di essere un buon cittadino e, insieme, di sentirsi partecipe di un'esistenza ideale che nell'universo non trova frontiere. « Il fine dello Stato non e quello di trasformare gli uomini da esseri razionali in bestie o in macchine, ma di far sì che essi si servano della libera ragione e non si combattano con odio, ira o inganno, ne si affrontino con animo iniquo » : queste parole del loro grande filosofo gli olandesi potrebbero porre all'ingresso della Doimis spinozana, qui all'Aia, con la tranquilla coscienza di chi vi riconosce la propria vocazione. G. B. Angioletti

Luoghi citati: Amsterdam, Francia, Inghilterra, L'aia, Olanda