Hanno i tedeschi d'oggi il senso della democrazia? di Massimo Conti

Hanno i tedeschi d'oggi il senso della democrazia? DIETRO LA FACCIATA DELLA GERMANIA Hanno i tedeschi d'oggi il senso della democrazia? Quello che dicono inchieste e statistiche - Se Hitler redivivo si presentasse alle elezioni otterrebbe 5 milioni di voti - L'amore del quieto vivere e l'odio per la crudeltà insegnano ai giovani i misfatti e le catastrofi della storia recente nazista - Non si (Dal nostro corrispondente) Honn, ottobre. Undici anni sono pasaati' dalla catastrofe della Germania e sembra che i tedeschi abbiano dimenticato in fretta le loro sventure, più in fretta di quanto fosse possibile immaginare. Il soldato americano che nell'anno 1945 entra in una casa tedesca per arrestare il criminale di guerra e trova un signore in poltrona, con pipa e pantofole, affascinato dal libro di Goethe — la divisa e gli stivali sono appesi dietro la porta — è una delievignette celebri rimaste a significare la rapidità della trasformazione politica del Paese. Del nazismo e delle sue crudeltà resta, in apparenza, un ricordo scialbo e in questo decennio i tedeschi sono anche riusciti e far dimenticare agli altri molte cose. Allora i tedeschi hanno saputo trarre profitto dagli insegnamenti della storia? E sono diventati, così d'un subito, un popolo di profonde convinzioni democratiche? Troppo repentina è stata la trasformazione politica del Paese — altro aspetto del « miracolo tedesco » — perché non sia lecito dubitarne. Forse la realtà è molto diversa dalle apparenze. Heinrich Satter, uno studioso tedesco mosso dal proposito di guardare « dietro la facciata », ha scritto ora un libro, modesto ma interessante, che ci aiuta a comprendere il fenomeno. Il libro, « La Germania senza foglia di fico >, vuol essere una analisi spassionata dell'animo dei tedeschi, anzi analisi matematica, che la traccia del lavoro è data dai più recenti sondaggi dell'opinione pubbli ca compiuti dagli Istituti Gal lup. A dare autorevolezza al libro sono quindi le cifre, cifre che il Satter ha analizzato e interpretato con molta one sta. I risultati delle diverse inchieste fra l'opinione pubblica sono piuttosto sconcertanti e tali, dice l'autore, da indurre a serie riflessioni. Afferma Satter, con cifre e percentuali alla mano, che se Hitler redivivo e ancora in vena di battaglie politiche pre sentasse la sua candidatura alle prossime elezioni generali verrebbe eletto deputato da cinque milioni di tedeschi. E' vero anche, però, che il settantasei per cento delle persone interrogate non sarebbero disposte a ripetere l'esperimento, « per paura di nuove guerre > — hanno detto — e anche € perché non vogliono più saperne di assassini». D'altra parte, citiamo ancora l'autore, c'è da ritenere che a un dato momento 1 voti a favore di Hitler sarebbero più del cinque milioni indicati dai risultati dell'inchiesta: il che si spiega facilmente considerando che in Germania, più che altrove, gli uomini dalla mar¬ cata personalità esercitano sulle masse una forza d'attrazione irresistibile. Da tempi remoti, osserva Satter, il concetto dell'autorità, per i tedeschi, si identifica non con le istituzioni, ma col prestigio, dell'uomo. E qui torna a proposito l'inchiesta condotta di recente da altri studiosi tedeschi secondo cui l'antico Fuhrer sarebbe al terzo posto nella classifica dei grandi uomini, dopo Adenauer e Bismarck. Danno da pensare, i motivi di questa avversione a un Hitler redivivo. Soltanto il trenta per cento dei tedeschi hanno in odio le crudeltà del nazismo, ventidue per cento non seguirebbero Hitler per amor di quieto vivere e sono appunto quelli, come dicevamo, che hanno paura di nuove guerre. Appena quattordici tedeschi su cento, infine, sono « per principio » contro ogni dittatura. Dunque l'avversione a Hitler della maggioranza dei tedeschi non vuol dire riconoscimento dell'assioma democratico, dichiarato amore per la libertà. A milioni di persone gli Istituti Gallup hanno posto queBta domanda: « Vi considerate dei democratici? ». Settanta tedeschi su cento hanno risposto affermativamente ma purtroppo, spiega coscienziosamente l'autore, soltanto trentasei hanno detto di apprezzare nella democrazia la libertà. Cosi Satter si domanda anche se i suoi compatriotti, dopo il crollo della Germania, non abbiano accettato il sistema democratico come uno strano prodotto di importazione, imposto dai vincitori, senza altra possibilità di scelta. E conclude che, evidentemente, dopo le esperienze della Repubblica di Weimar e dopo dodici anni di dittatura, la democrazia' parlamentare in Germania non ha messo ancora buone radici. Forse ai tedeschi è mancato il tempo di capire e di prender dimestichezza con la democrazia. Potrebbero capirla e apprezzarla col tempo se gli eventi, come si spera, lo consentiranno. Di tempo ce ne vorrà parecchio anche perché, almeno per ora, sembra ohe manchino certe premesse. Possiamo provare — scrive Satter - che soltanto sedici tedeschi su cento si interessano, in una certa misura, di politica. A seguire attivamente gli avvenimenti della capitale sono appena sette su cento, settantamila su un milione. Gli altri, la più gran parte, non si occupano di quel che succede al Bundestag e se anche, a loro avviso, non tutto va come dovrebbe andare, non si danno neanche la pena di scrivere una cartolina postale ai loro eletti, scettici come sono in materia di parlamenti. Vale sempre per loro la « saggia massima » del Faust « canzone politica, brutta canzone ». E' anche molto probabile che i tedeschi non abbiano capito gran che della loro storia recente e che di conseguenza non abbiano saputo insegnare qualche cosa ai giovani cui dovrebbe essere affidato il completo rinnovamento della Germania. Poco o niente sanno i giovani di Hitler e delle fresche disavventure del Paese. I giovani dai sedici ai venticinque anni ignorano le ragioni della sconfitta tedesca. Novantasette su cento spiegano la catastrofe del '45 con la strapotenza degli eserciti nemici, gli errori dei capi e i «tradimenti». Forse i tradimenti del venti . | luglio? Sappiamo ancora dai ! giornali che un ragazzetto di |sedici anni cui fu chiesto chi fosse Adolfo Hitler, rispose che si trattava, con ogni probabilità, di un celebre archeo- logo. Fra cinque anni il ragazzetto, milioni di ragazzetti come lui andranno a votare. E nessuno gli avrà raccontato quel che accadde nel loro Paese dal 1933 al 1945. Fra la massa dei tedeschi ehi si è dato la pena di riflettere sulle sciagure nazionali e di tentare una meno superficiale critica storica dei recenti avvenimenti? Si ha quasi la impressione che gli errori e gli orrori del nazionalsocialismo siano passati sulle coscienze come l'acqua sulla lavagna. E dove sono, nel campo dell'arte, 1 bardi che hanno celebrato il trionfo della li bertà sull'odiosa tirannia? A ,a tragedia tedesca è manca to indubbiamente qualche cosa: forse la catarsi. Massimo Conti

Luoghi citati: Germania, Weimar