Insidiose domande a Calamai per coglierlo in gravi ammissioni

Insidiose domande a Calamai per coglierlo in gravi ammissioni Proteste ìmè. aula contro il serrato interrogatorio Insidiose domande a Calamai per coglierlo in gravi ammissioni Gli avvocati dei parenti di naufraghi sostengono che alcune delle vittime furono abbandonate per negligenza a bordo del transatlantico - Il dramma della famiglia Cianfarra - Calme risposte del comandante Uv (Nostro servizio particolare) New York, 19 ottobre. Per {a seconda volta oggi l'avvocato Bugene Underwood, rappresentante degli interessi della società armatrice "Italia" nell'inchiesta preliminare che è in corso a New York per il naufragio dell'Andrea. Dona, è intervenuto a chiedere ohe gli avvocati di parte avversa rinunciassero alla prolissità e alle ripetizioni nel contro-interrogatorio « interminabile, minuzioso e insidioso » del comandante Piero Calamai. L'av. vocato Underwood ha sostenuto che tale prolissità e tanta insistenza non giovano all'accertamento della verità, ma possono solo servire a imbastire resoconti nei quali si cerchi di screditare la serietà e l'attendibilità della -deposizione del comandante italiano. Calamai ha ascoltato con tranquillità l'intervento dell'avvocato Underwood, il quale faceva presente l'opportunità che la deposizione del co mandante italiano venisse conelusa entro oggi, affinché si potesse procedere all'interrogatorio degli altri testi chiamati a deporre in questa inchiesta: sono ben ventisette i testimoni citati, e l'interro gato\rio del comandante Calamai, iiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii che è apparso come secondo teste (prima di lui aveva deposto il giovane ufficiale svedese Carstens Joansenn) è già arrivato al suo undicesimo giorno. Nella scorsa settimana, l'ufficiale italiano fu sopraffatto dalla stanchezza, conseguenza dell'emozione e della tensione nervosa: ma non volle, come ha rivelato solo ora l'avvocato Underwood, che nessuno lo sapesse e gli chiese di continuare la sua testimonianza senza far subire interruzioni all'inchiesta in corso. Nell'odierna udienza, Calamai è stato ancora interrogato sulle circostanze in cui fu compiuto l'accertamento relativo alla evacuazione' dei passeggeri dell'Andrea Doria, prima dell'abbandono della nave. Calamai ha ripetuto che prima di lasciare la sua nave egli ebbe dal suo comandante in seconda, capitano Osvaldo Magagnine l'assicurazione che da tutte le cabine raggiungibili della nave in procinto di affondare i superstiti erano stati tratti in salvo. Il comandante italiano ha negato di aver avuto il tèmpo e la possibilità di compiere un'ispezione personale di tutte le cabine dell'enorme nave, dislocate a grande distanza l'una dall'altra, e in un momento in cui le comunicazioni,da un punto all'aUro della colossale struttura galleggiante erano ancora più precarie per l'inclinazione di circa quaranta gradi che la nave aveva assunto, in seguito all'entrata dell'acqua, sul lato destro. . — Ricordate di aver dato l'ordine di compiere un controllo T — ha voluto sapere l'avvocato Baker che rappresenta persone ed enti che chiedono ti pagamento di danni. — Il comandante in seconda mi disse di averlo compiuto — ha detto Calamai. — Ricordate esattamente che cosa vi disse f Non posso ricordare la frase' esatta: io ebbi motivo di ritenere che egli avesse compiuto personalmente un giro d'ispezione nelle varie zone della nave. — Vi sembrò, questo, soddisfacente per lasciare la nave senza controllare ulteriormente se per caso non restavano a bordo altre' persone vivet — Quando lanciai la nave — ha spiegato Calamai — ero impossibile passare da un fianco alValtro per eseguire il controllo delle cabine. Questo controllo era stato già fatto in precedenza. Di conseguenza vi siete fidato delle informazioni dei vostri ufficiali e avete lasciato la nave-t E come avrei potuto fare personalmente il ffiro di tutta la navef — ha chiesto a sua volta Calamai. Quando l'avvocato Baker ha insistito per sapere conte mai Calamai non avesse compiuto personalmente l'ispezione all'ultimo momento di tutti 1 pont» della nave (oompresi, eventualmente, quelli già invasi in parto dall'acqua) uno dei commenti che si è udito nell'aula è stato: « Era un transatlantico, non una barchetta » s il presidente dell'udienza ha dovuto chiedere di rispettare l'ordine in aula. E' stato a questo punto che l'avvocato Eugene Underwood ha fatto notare l'opportunità di conclu dere in giornata l'interrogato rio del comandante Calamai, ma il giudice ha risposto che l'ufficiale italiano sia interrogato anche domani. Dopo l'avv. Baker ha preso la parola l'aw. Leon Silverman, che rappresenta gli interessi della famiglia del giornalista Camillo Cianfarra idei New York Times) perito nella collisione. Rispondendo a domande di Silverman, Calamai ha spiegato che egli ordinò di fare accendere tutte le luci escr esterne della nave in modo che, se ' qualche passeggero fosse caduto in acqua, potesse essere ripescato dalle lance di salvataggio. L'avv. Silverman ha voluto sapere se, secondo Calamai, fu possibile ohe qualche passeggero venisse catapultato in acqua come conseguenza immediata dell'urto delle due navi. Calamai ha detto che il fatto non gli risultava, ma che egli non poteva escluderlo in linea assoluta, essendo naturalmente possibile che qualche passeggero fosse caduto in acqua dallo squarcio nel fianco sventrato della nave italiana. Calamai ha detto, rispondati do a domande ancora rivoltegli dall'avv. Silverman, che egli dette ordine al comandante in seconda Osvaldo Magagnini di formare squadre dell'equipaggio per rintracciare i superstiti nelle cabine che si trovavano nella parte della nave che era stata colpita dalla prua dello Stockholm e cne in una certa misura era divenuta un ammasso di macerie e di rottami, dalle quali era difficile estrarre i superatiti. In una di queste cabine si trovava Camillo Cianfarra. Il comandante italiano ha precisato che, cinque ore dopo la collisione, egli seppe dai suoi ufficiali che tutti i superstiti erano stati salvati e avevano potuto abbandonare la nave Ha citato anche l'episodio dell'ultimo passeggero che era rimasto sulla nave e dovette poi essere raccolto da una scialuppa, aggiungendo tuttavia di non esserne stato diretto testimone, ma di averne letto sui giornali al suo arrivo a New York, dopo il naufragio. Leon Silverman, rappresentante della famiglia Cianfarra. ha interrogato Calamai particolarmente sulle operazioni di salvataggio. Secondo dichiarazioni dell'avv. Silverman ai giornalisti, Joean Cianfarra, figlia del corrispondente americano, sarebbe stata catapultata in mare dopo il disincagliamento della prua dello Stocknomi (/«'/'Andrea Doria. Linda Morgan, figliastra di Cianfarra, fu invece catapultata a bordo dello Stockholm; quando ormai la si riteneva dispersa, venne ritrovata tn perfette condizioni fisiche. Le due ragazze dividevano la c-ibina numero SS, contigua a quella occupata da Cianfarra e da sua moglie Jane. Queste due cabine (assieme aduna terza occupata dal dr. Peterson e da sua moglie) suoi rono in pieno l'urto della prua dello Stockholm. Secondo le affermazioni di Silverman, U dottor Peterson avrebbe chiamato il comandante Calamai tre volte per ottenere gli aiuti necessari a disintricare sua moglie Martha e la signora Cianfarra dai rottami della cabina SS. Calamai ha iìisistito nell'affcrmare che la collisione non ha danneggiato gli impianti elettrici della nave, sebbene ci fossero stati dei rapporti secondo i quali la luce a bordo si sarebbe affievolita. Ha poi dichiarato di rammentarsi della chiamata di aiuto di Peterson per sua moglie, ma di non ricordare che anche la signora Cianfarra era stata presa nei rottami. La signora Cianfarra fu estratta dai rottami della cabina, ma la signora Peterson morì per frattura della spina dorsale e lesioni interne. Il comandante italiano ha aggiunto di aver avuto dei rapporti secondi cui i camerieri avrebbero effettuato delle ricerche in tutte le cabine per vedere se vi fossero dei passeggeri sopravvissuti. U. p. nsSdcMWI

Luoghi citati: Italia, New York