Sedici dirigenti dei MSI dimissionari dalla carica di Vittorio Gorresio

Sedici dirigenti dei MSI dimissionari dalla carica I NEOFASCISTI IN FI ERTA CRISI Sedici dirigenti dei MSI dimissionari dalla carica Li capeggia l'on. Rimirante, il quale accusa l'attuale segretario del Movimento di "simpatie liberalistiche,, - Animala conferenza-stampa: "E' un traditore dei nostri ideali!,, - Per vincere i neofascisti la democrazia non ha,che un'arma: la libertà Roma, 18 ottobre. Alla vigilia del suo decimo compleanno (nacque difatti nel dicembre del 1946) e alla vigilia del suo quinto congresso (che sì terrà a Milano il 24 novembre prossimo) il Movimento sociale italiano, erede più o meno legittimo del disciolto partito nazionale fascista, si è praticamente spaccato in due. Dei trenta componenti la direzione nazionale, sedici hanno dato le dimissioni in segno di protestacontro l'attuale segretàrio on. Michelini, facendo causa comune con il fondatore del movimento, che è l'on. Almirante. Parlando di neofascisti, è naturale che riesca abbastanza diffìcile classificare gli uni e gli altri, i dissidenti e gli ortodossi, nei termini usuali del linguaggio democratico: esprimendoci comunque con qualche approssimazione, si può dire che Almirante ed i suoi seguaci (Massi, Palamenghi, Crispi, Valensise, Fettarappa-Sandri, Paladino, Cucco, Spampanato, Sponziello, Anfuso, Marotta, Sellani, Brocchi, Tarchi, Endrich, Ferrari del Latte) rappresentano una corrente di sinistra, mentre i rimasti fedeli al segretario ed al presidente del Movimento, cioè a Michelini ed a De Marsanich, sarebbero piuttosto da classificare come esponenti di un centrismo possibilistico, apèrto alle alleanze con altri partiti e movimenti ideologicamente affini, per la costituzione di una cosiddetta « nuova destra» o «grande destra». Almirante ed i suoi sono, invece, fascisti intransigenti, corporativisti ad oltranza, nostalgici devoti alle memorie del passato regime. E' loro motto il «torniamo alle origini» e loro decisione di evitare ogni patteggiamento con altre forze politiche più o meno contaminate di monarchismo o di liberalesimo conservatore. Le loro « origini » sono da intendersi essenzialmente le esperienze compiute durante i mesi della repubblica di Salò, loro programma economico il manifesto di Verona, loro programma sintetico il famoso trinomio del Mus-; solini ultima maniera: «Italia, repubblica, socializzazione ». Con questi presupposti e questi programmi Almirante fondò II Movimento dieci anni or sono, ed oggi accusa Michelini (che pare sia disposto ad una intesa con Lauro) di aver ;tradifo I fondanféntt ideali del neofascismo. Oggi, nel corso di una improvvisata conferenza-stampa a Montecitorio, i dimissionari hanno accusato gli ortodossi di aver tentato di contrabbandare nel movimento « un desueto bagaglio liberale », ed hanno proclamato con energia: «E' venuto il momento di rompere gli indugi! ». All'ultimo congresso, tenutosi a Viareggio tre anni fa, gli aderenti al gruppo Almirante avevano raccolto il 40 per cento dei voti: partendo da quella piattaforma adesso muovono alla scalata al potere che tenteranno di conquistare a Milano. Il segretario del Movimento, on. Michelini, ha deplorato le dimissioni in massa, si è lamentato che, « in contrasto agli accordi presi », ne sia stata data comunicazione alla stampa, ed ha ammonito che la decisione dei ribelli potrà costituire « un insidioso od ingenuo, contributo a quella disunione del partito che la segreteria nazionale intende in tutti i modi di evitare, e che, invece, è nei voti di forze politiche esterne ed avverse ». Ha infine condannato la campagna di stampa che Almirante sta conducendo da qualche tempo sul quotidiano II Secolo d'Italia con intenzioni scissionistiche, e nel suo numero di domani II Popolo Italiano (recente organo ufficiale della segreteria missina) farà ricadere sul dimissionari la responsabilità di tutte le conseguenze che il loro gesto potrà produrre. Se le notizie sono queste, alle notizie sarà pur necessario cercar di dare un senso. C'è da osservare innanzitutto che il partito neofascista, messo alla prova della libertà e della conseguente concorrenza fra gli individui portatori di idee, è in questi dieci anni venuto meno al confronto, fallito al paragone. Ci ricordiamo, • nell'autunno del 1947, la prima uscita pub? bllca dei fascisti per le strade di Roma in occasione di una competizione elettorale qhe aveva a posta il municipio. Si erano dati convegno in piazza Colonna per le sei di una sera, ed a quell'ora una colonna di nove camionette, con bandiere inastate, venne in piazza e le nove automobili si allinearono lungo il portico di Velo che sostiene la facciata di palazzo Wedekind. A questa prima impresa, che è rimasta la sua maggiore, pen. sa ancora Almirante e ad essa ispira la sua azione politica. Non si deve confondere Almirante con i fautori della violenza terroristica appartenenti al F.A.R. (Fasci di Azione Rivoluzionaria) che sono clandestini e sconfessati da tutti i responsabili del MSI. Almirante non è un terrorista, ma si crede un rivoluzionario perché non rifuggirebbe, al momento opportuno, dalla violenza squadrlBtica se questa fosse giudicata lo strumento necessario per combattere e spezzare l'ordine democratico, che è quanto maggiormente ripugna ad Aimirante. Egli comunque non arrive¬ rebbe alle manifestazioni della pura follia di cui sono espressioni gli estremisti del neofascismo, ma si trova ostacolato e combattuto dagli svariati Michelini e De Marsanich, sostenitori, al centro di una politica che si potrebbe definire riformistica. Un riformismo fascista sembra stare nei sogni degli attuali dirigenti del movimento sociale italiano, che si vorrebbero pienamente inserire nella legittimità costituzionale vigente, come portatori di « istanze nazionali » e di altre simili vaghezze pseudo-patriottiche. Stando al centro del MSI, essi vorrebbero costituire il fulcro di una destra politica italiana. E in questo senso, da cinque giorni vanno pubblicando un quotidiano, « Il Popolo Italiano », presentando il quale I ! 1M ! 11M111F111 ; ! 11111111E M : 1 > f MIF11 ! ! J111M1111F11M11 l'on. Michelini ha promesso di sostenere una politica legalitaria, quasi conservatrice, che avrebbe comunque rifuggito anche dalla consueta apologia di fascismo. La lotta che si svolge fra i due giornali fascisti « Il Secolo d'Italia » ed il neonato « Popolo Italiano » è l'indice quotidiano della crisi che sta traversando 11 neofascismo nel nostro Paese. Essa presenta tutti gli aspetti clinici di uno spasimo préagonico, e come tale merita di venire seguita. Buon consiglio è comunque di sospendere ogni eventuale residua persecu. zione legale contro il neofascismo, e questo in forza di due motivi essenziali, dei quali il primo è di natura strettamente Ideologica ed il secondò di carattere pratico. Bisogna, innanzitutto, evitare di far credere 1 ! 1111È P 11T11 [ 1MI i I ! ! TI i 1 11111F1111111 ! h 1111E LI i i che la democrazia per difendersi dal fascismo sia costretta a cessare di essere democrazia liberamente intesa; ed in secondo luogo occorre tener conto che è appunto il clima della libertà democratica quello che prdvoca. naturalmente, la morte per asfissia di ogni movimento ispirato al fascismo. Vittorio Gorresio