Che cos'è l'urbanistica

Che cos'è l'urbanistica A CONVEGNO I TECNICI DELLA CONVIVENZA CIVILE Che cos'è l'urbanistica Il Sesto Congresso Nazionale di Urbanistica, che, promosso dall'Istituto omonimo presieduto dall'ing. Adriano Olivetti, s'apre stamani a Torino in Palazzo Madama, presenti i ministri dei Lavori Pubblici, del Lavoro, dell'Agricoltura, ha per tema: « I piani regolatori comunali e intercomunali ». Per 1 duemila tecnici che parteciperanno ai lavori la locuzione è chiara, e subito configura nella loro mente una somma di problemi da porre e risolvere. Anche ai cinquecento sindaci e assessori di grandi e picdbli Comuni italiani, ohe vi intervengono, la consuetudine non manca con ì quesiti pratici, loro pane quotidiano, che la discussione teorica potrà additare. Per il grosso pubblico invece questa è materia ardua, anche se investe intera la condizione — che può migliorare b peggiorare — del suo vivere civile. E' un pubblico che continuamente sente parlare di Piani Regolatori, di Urbanistica, e per il quale 1 primi sarebbero una specie di bacchetta magica che con un colpetto può cambiare il volto d'una città, e la seconda è una parola misteriosa, comprensibile soltanto agli Iniziati. Conviene dirgli subito che un Plano Regolatore non è altro che il concretarsi delle norme che l'UrbanisUjiB>Heaso per caro suggeriscéTSenza un'Urbanistica progredita e aggiornata non esisterebbe nemmeno la possibilità, nonché di studiare, di concepire un Piano Regolatore. Che cos'è dunque l'Urbanistica? Molte definizioni se ne potrebbero dare, secondo il punto di vista dal quale la si considera, in quanto molte sono le competenze tecniche (ed anche artìstiche, e genericamente culturali) che contribuiscono a formarne la realtà operante. Ma si potrebbe anche risalire, con maggior semplicità, ad un antico detto Si Aristotele: «Gli uomini si radunano nelle città allo scopo di vivere; essi rimangono radunati allo scopo di vivere la buona vita ». Ecco, far vivere una « buona vita » ohe progressivamente s'adegui alle esigenze del concetto d'una esistenza civile secondo l'evolversi della civiltà, è appunto, in definitiva, lo scopo dell'Urbanistica. La quale, s'intende, non potrà dare ai cittadini singoli o benessere economico o serenità spirituale; ma si sforza di procurar loro le condizioni migliori perché benessere e serenità, quando ci sono, slan goduti con la massima intensità. Grandi urbanisti, perché di solito grandi artisti, furono gli architetti romani e del Rinascimento: Torino vive ancora sullo schema perfetto di Augusta Taurinorum, e Ferrara è il più limpido esempio della genialità urbanistica d! un architetto, Biagio Rossetti, alleata con la lungimiranza d'un principe. Ercole d'Este. Furono grandi perché inserirono l'idea della città, con assoluta pienezza, nell'idea della contemporanea civiltà. Da quel sommi modelli la nostra Urbanistica non può e non deve trarre le forme superate, bensì lo spirito, ohe sopravvive come stimolo di cultura. E Infatti là nostra civiltà, essendo essenzialmente scientifica e tecnica, tende più che mai ad assommare nell'Urbanistica moderna tutte le sue esperienze della scienza e della tecnica, che sono innumerevoli. Perciò l'Urbanistica, che ancora non molti decenni fa, era più che altro intesa dal punto di vista di una dignità architettonica unita ad una buona viabilità e talvolta a qualche preoccupazione igienica, è diventata una dottrina di estrema complessità, alla quale apportano la loro pratica l'architetto, l'ingegnere e il sociologo, l'igienista e lo psichiatra, l'esperto del traffico e l'esperto dei trasporti, l'economista e l'amministratore, il politico e lo psicologo, il dirigente d'industrie e il dirigente di pubblici srih«CmedspgpunfaniidttgPil«dcas servizi, il meteorologo e l'agraria, 11 burocrate e (perché no?) il filosofo, e quanti insomma hanno la responsabilità della «buona vita» delja Città, del Comune, delle relazioni fra Comune e Comune, della Regione, ed in ultima analisi persino della Nazione. Perché, urbanisticamente, non si concepisce più la Città, il Comune, la Regione, isolati e viventi di vita propria, bensì come le parti di un superiore organismo urbanistico, ciascuna delle quali funziona in correlazione con le altre. Le sorgenti di "vita si sono a tal punto moltiplicate e intersecate, che inaridirne o intensificarne una è portare un danno od un vantaggio all'intero corpo vitale, esteso fin oltre la Regione. Ecco perché l'attuale Congresso, ponendo allo studio i Piani Regolatori comunali ed intercomunali, ed invocando l'apporto dei competenti nei « servizi » della collettività, è di un'Importanza eccezionale, che vuol essere intesa da tutti i cittadini. Ad uno ad uno saranno discussi i vari problemi, anche giuridici, amministrativi, finanziari, che una cosi vasta visione comporta: problemi in apparenza aridi, riservati strettamente ai competenti, ma dalla cui soluzione dipende uno stato di civiltà od una serie di adattamenti mal rimediati. Il pubblico non deve credere ohe si tratti di un convegno di architetti affaccendati a stabilire l'aspetto delle città. Ha scritto Bruno Zevi, ch'è il segretario dell'Istituto Nazionale d'Urbanistica e di questo Congresso, nella sua « Storia dell' Architettura Moderna », che un architetto moderno che non sia al tempo stesso urbanista è un assurdo paragonabile a un medico che usi per curare i malati gli esorcismi della stregoneria. A Palazzo Madama si udranno quindi parole della stessa cautela e sottigliezza che in una seduta scientifica degli altri curatori — 1 medici-'— della « buona vita ». t_ mar. ber.

Persone citate: Adriano Olivetti, Biagio Rossetti, Bruno Zevi

Luoghi citati: Augusta Taurinorum, Este, Torino