Ammirati i russi delle nostre attrici che sfilano con "toilettes,, improvvisate

Ammirati i russi delle nostre attrici che sfilano con "toilettes,, improvvisate Si è aperta a JHosca la settimana del cinema italiano Ammirati i russi delle nostre attrici che sfilano con "toilettes,, improvvisate Per un contrattempo non sono arrivati i bauli con gli abiti da sera - Silvana Pampanini si è fatta prestare le scarpe da Valentina Cortese Un avvenimento eccezionale: i fotografi ammessi al Museo del Cremlino per la visita delle dive - Successo di "Il ferroviere,, di Germi (Dal nostro corrispondente) Mosca, 15 ottobre. La € Settimana del cinema italiano > a d'osca si è aperta ufficialmente atta <Dom Chino *, stasera alle 20. Poco prima di entrare nella sala di proiezione gremita di pubblico le nostre attrici apparivano alquanto preoccupate. I bauli contenenti le loro toilettes non erano arrivati a Mosca a causa di un ritardo dovuto alla compagnia occidentale incaricata del trasporto. Le « belle di .esportazione > non avevano potuto indossare gli abiti da sera coi Quali avevano deciso di presentarsi agli occhi curiosi dei russi. Si erano perciò vestite alla meglio, mettendo insieme quanto avevano potuto trovare nel fondo delle valige. Silvana Pampanini risultava la più fortunata perché il suo abito di' broccato turchese se l'era ritrovato nel bagaglio. Le mancavano tuttavia gli accessori; era perciò senza borsetta e indossava un paio di scarpe color cardinale che si era fatta prestare da Valentina Cortese. Alle 2040 circa le nostre attrici e i nostri attori entravano nella sala della tDom Chino », e salivano sul palcoscenico adornato per l'occasione con due enormi bandiere, una italiana e una sovietica, tenute insieme da una specie di ramo di alloro. In prima fila, sedute erano Gianna Maria Canale, Silvana Pampanini, Luisa Della Noce, Eleonora Rossi Drago, Clelia Matania, Tania Weber, Valentina Cortese. Dietro a loro, apparivano fra gli altri, Gino Cervi, Paolo Stoppa, Luigi Zampa e il produttore Carlo Ponti. Abbaglianti riflettori investivano le rappresentanti femminili del nostro cinema, che gli spettatori osservavano con molto interesse. Benché, vestite alla meglio, potevano sembrare abbastanza eleganti ad occhi generalmente abituati ad una monotona austerità. Le cerimonie sovietiche'hanno sempre un volto piuttosto solenne. In questo caso, trattandosi della prima delegazione culturale italiana nell'Unione Sovietica, i russi hanno vo luto abbandonarsi ad un cerimoniale pomposo. Ciò era dovuto anche al fatto che tra gli italiani figurava un rappresentante del governo di Roma, Nicola De Pirro, direttore generale dello Spettacolo. La cerimonia inaugurale si è aperta con un breve discorso del vice ministro della Cultura sovietica Surin, in rappresentanza del ministro Mihailov, il quale non è intervenuto alia inauguratone causa il mancato arrivo del sottosegretario Brusasca. I russi hanno uno spiccato sentimento dei livelli gerarchici. A Surin ha risposto, con brevi, misurate parole di amicizia, il nostro ambasciatore Mario Di Stefano, il quale, sollevando un vivace applauso, ha detto che il cinema italiano ha mandato a Mosca le rose più belle del suo rosaio. Poi ha parlato Nicola De Pirro che è stato applaudito parecchie volte dal pubblico primo ancora che il traduttore avesse voltato in russo le sue cordiali parole di ringraziamento. Il più noto dei registi della Unione Sovietica, Gregorio Alexandrov, ha quindi presentato t nostri attori e registi agli invitati della platea. La cerimonia è stata piuttosto laboriosa. Ad ogni nome scandito da Alexandrov usciva di dietro le quinte un'attrice sovietica che offriva all'attrice o all'attore italiani un mazzo di gladioli rosa. I battimani sono risuonati sempre caldi, specie quando si è levata Silvana Pampanini che le folle sovietiche conoscono molto bene attraverso il film Un marito per Anna Zaccheo. Lo spettacolo dei fiori ha avuto qualche lato patetico. Le giovani attrici del cinema russo, vestite molto modestamente, apparivano un po' intimidite davanti alle colleghe italiane, tanto più disinvolte, splendenti e sofisticate. Finiti i discorsi e le presentazioni ha avuto luogo la proiezione del ' primo film della settimana: II ferroviere, di Germi, ohe è stato accolto dal pubblico con vivissimi applausi. Oggi nel primo pomeriggio il gruppo dei cineasti italiani aveva visitato il Cremlino. Hanno cominciato con l'entrare nelle sale del museo dove si possono ammirare gli splendori degli zar. Le nostre attrici hanno guardato con spiccato interesse i favolosi monili, le grosse pietre preziose che adornano i troni imperiali, le corone, i vestimenti di corte. Più di qualche esclamazione ha rivelato lampi di comprensibili desideri femminili. Abituate generalmente a stupire, le dive del nostro schermo apparivano stupefatte davanti a quella profusione di gemme vere. Mentre la troupe passava davanti alle grandi vetrine del museo, molti fotografi sovietici, americani e italiani facevano scattare continuamente le loro macchine. I/avvenimento ha qualche lato memorabile che può dimostrare il potere del cinematografo anche in queste latitudini. Di solito, infatti, è severamente vietato portare macchine fotografici.e neJWnterno del museo del Cremlino, ciò che costituisce una delle maggiori delusioni dei visitatori stranieri nell' Unione So vietica. Per l'occasione, la severa regola è stata rotta. E le figure dei nostri attori e delle nostre attrici sono staio prese contro fopulento sfondo dei olmeti imperiati. Tra gli splendori degli abiti Baristi le nostre attrici hanno sentito più forte il cruccio che preoccupava fortemente la loro giornata. Esse ricordavano malinconicamente il contrattempo dei bauli che sarebbero arrivati a Mosca solo dopo l'inizio dell'inaugurazione solenne alla casa del cinema. Il primo incontro della troupe con la gente russa è avvengo poco dopo nella stupènda piazza delle chiese al centro del Cremlino dove era raccolta la folla dei visitatori. Le nostre attrici sonò state subito circondate e osservate con molta curiosità. I commenti di. tutti riguardavano gli occhi delle dive, orlati di nero e ombreggiati da lunghe ciglia ispessite dal rimmel. Lo stupore era misto a un sentimento di perplessità. I volti delle atirici italiane dovettero sembrare a quella ruvida folla sovietica strani e inspiegabilt portenti del mondo occidentale. Alfredo Todisco Silvana Pampanini, Eleonora Bossi Drago e Gianna Maria Canale al Cremlino (Radiof.)

Luoghi citati: Mosca, Roma, Unione Sovietica