I problemi di Torino aggravati dal continuo flusso immigratorio

I problemi di Torino aggravati dal continuo flusso immigratorio WJnu mano tesa verso le regioni meno favorite I problemi di Torino aggravati dal continuo flusso immigratorio In questo fenomeno la nostra città ha ormai una funzione nazionale - In cinque anni abbiamo accolto 124.481 persone; Milano 51.115 - A'ore si tratta di sbarrare le porte, ma lo Stato deve aiutarci a sostenere questi pesanti oneri - Il mercato è saturo Da parecchi anni l'immigrazione a Torino è aumentata' in modo impressionante e anche preoccupante. Quanto alla popolazione stabile, si dovrebbe notare una riduzione degli abitanti, dato che il numero delle morti supera quello delle nascite (differenza: in cinque anni 2656). L'incremento migratorio tuttavia ha fatto sì che la popolazione sia aumentata, dal 4 novembre 1961 al 31 agosto 1956, dì 131.825 persoti e I» popolazione residente a Torino è salita così da 719.300 a 841.125 abitanti. Questo aumento è tanto più Impressionante, se si considera quello assai minore che bì verifica nelle altre città, anche per quelle con popolazione superiore a Torino, come Milano, Roma, Napoli. Per avere una visione più realistica di questi aumenti, occorre, naturalmente, rapportarla alla proporzione delle rispettive popolazioni. Milano ha avuto, come Roma, un aumento che è appena il terzo di quello di Torino. Le proporzioni avrebbero dovuto presentarsi ben diversamente, dato che Torino è una città essenzialmente produttrice, mentre Milano e Roma sono prevalentemente commerciali: si sa che in queste condizioni la capacità di assorbimento per immigrazione è maggiore. Milano, ad esempio, dal 4 novembre 1951 al 31 agosto 1956 ebbe una eccedenza dovuta al movimento migratorio di sole 51.115 unità, mentre l'eccedenza di Torino ha raggiunto la cifra imponente di 124.481 unità. Più precisamente nello stesso periodo gli immigrati a Torino sono stati 176.060 e gli emi-, grati 51.579. Non ai obbietti che, con questi rilievi, si voglia arrivare ad una politica egoisticamente regionalistica e andare contro la Costituzione, che garantisce la libertà di accesso per ogni cittadino nelle diverse località dell'Italia. Ma oc■ corre pure equilibrare gli afflussi in modo che gli oneri siano in qualche modo compensati, e che le risorse di lavoro ed economiche siano portate a un livello che precluda degli squilibrii pericolosi e in j ogni caso iniquamente sperequati. Sta bene che il Mezzogiorno sia aiutato; ma occorre pure che, come per il Mezzogiorno si spendono delle enormi cifre per migliorare le condizioni di produzione e di commercio, si cerchi d'altra parte di attenuare gli ingenti sacrifici fatti dai centri di intensa produzione. Finora irrilevanti contributi statali per il Piemonte, e in particolare per Torino, sono stati disposti per far fronte ai gravissimi problemi creati dall'imponenza del movimento migratorio: trafori alpini, autostrade, mezzi di trasporto, edilizia pubblica, assistenza, ecc In questi ultimi anni l'immigrazione si à attuata senza che alcuno pensasse ad un controllo, non diciamo agli effetti di limitarla, ma allo scopo dì armonizzarla con la reale disponibilità. Non si considera abbastanza che ogni immigrato rappresenta l'assunzione di un carico enorme che raggiunge il costo di primo impianto, per ciascuna persona che si aggrega alla nostra Città, pari a lire 1 milione 141.500, per i soli investimenti richiesti da nuove costru zioni, dall'esecuzione di strade e servizi pubblici, dall'acquisto di terreni. E non si considera che da noi, si Bta verificando 11 curioso fenomeno, anormale in economia e tuttavia reale che, crescendo l'estensione del servizio, il costo, anziché ridursi, viene aumentato, anche in via relativa individuale. Come si vede; questi oneri incidono sull'economia locale In un modo che non può non impressionare, mentre si può constatare come la attrezzatura municipale sia insufficiente alla bisogna, il che implica un aggravio nelle spese di apprestamento, proporzionalmente ancora maggiore, I rimedi? Non intendiamo certo di proporre che Torino sia munita di mura che Impediscano l'accesso a coloro che bussano alla porta ospitale per ragioni di lavoro, attirando altri nella loro scia. Ma al può anche chiedere che un simile sforzo e ad una slmile collaborazione verso altre . parti. d'Italia, meno produttive, si associ un congruo apporto dal centro, o comunquo, dall'esterno, che valga a ridurre il crescente faticoso sbilancio. E1 alquanto significativo, a codesto proposito, che la città di Napoli, alla quale si apportano molti capitali e molte iniziative, abbia avuto, in questi ultimi quattro anni, un incremento di popolazione, per movimento immigratorio, dalle campagne vicine, di sole 2688 persone e che la popolazione di Palermo si sia accre¬ sciuta, sempre per immigrazione, di sole 14.488 unità. Si tratta per il futuro di un convogllamento su Torino più razionale e più equo dalle regioni più povere a quelle, cosldette, più ricche. Ma, per intanto, dato l'aumento enorme già qui realizzato e che non può prestarsi ad una forte riduzione, si deve pur pensare a disporre servizi, attrezzature, prestazioni e locali, che siano sufficienti alle necessità reali, cercandosi, quantomeno, di rarificare il numero degli Immigrati che non hanno occupazione e che si trovano, quindi,- ad essere degli spostati a carico della beneflcienza, di cui potrebbero beneficiare anche nei loro luoghi di origine. Si è detto, talora, che l'urbanesimo è' indizio di vitalità della città, .Ma questo poteva dirsi nel tempo in cui il cospicuo aumento delle attività industriali era in grado di occupare tutto un crescente numero di lavoratori. Ora 11 mer. cato è più che saturo e l'urbanesimo non'può più essere in¬ coraggiato neanche indirettamente, quando esso, oltre al provocare 1 danni dello spopolamento delle campagne, determina il crescere della disoccupazione, causa, a sua volta, di tante perniciose conseguenze individuali e sociali. Roberto Cravero

Persone citate: Roberto Cravero