La spettacolosa vittoria di Ribot senza precedenti nella storia dell'ippica di Sandro Volta

La spettacolosa vittoria di Ribot senza precedenti nella storia dell'ippica WJn a Arco di Trionfo» ohe ha sbalordito ed entusiasmato i francesi La spettacolosa vittoria di Ribot senza precedenti nella storia dell'ippica A Longchamp è stato battuto il primato delle scommesse: 740 milioni di tronchi - Spettatori giunti apposta in aereo dall'America - Si sfogliano le enciclopedie per cercare chi era il pittore Ribot - Anche Gary Cooper presente all'ippodromo (Dal nostro corrispondente) Parigi, 8 ottobre. Per i comunisti di Liberation, Ribot è « il Fausto Coppi del turf ». Per i conservatori di Le Parisièn Libere 6 « il migliore cavallo del mondo >. Diventa sempre più difficile che le opinioni dei giornali siano concordi, anche quando si tratta di giudicare una competizione sportiva. Da quando le squadre di atleti d'oltre cortina vengono a disputare le partite nei Paesi dell'Occidente, la passione politica ha finito per insinuarsi persino nei resoconti dei cronisti di calcio. Proprio ieri, ment-e a Lpn£champ sì correva il premio dell'Are de Triomphc, a Colombes, l'arena più popolare di Parigi, la squadra di football dell'Ungheria batteva la Francia per 2 a 1. E' stata una vittoria netta, che ha premiato una superiorità tecnica indiscutibile. I giudizi erano tuttavia contrastanti nei giornali parigini di stamane, a seconda che l'avvenimento fosse esaminato da destra o da sinistra. Questo non è accaduto per Ribot: tutti sono d'accordo nel giudicarlo. E' il cavallo del secolo. La sua vittoria era del resto considerata sicura da tutta la gente minuta, che giudica più per intuizione che per calcolo. Nei metrò, negli autobus, nelle boulangeries e nelle boucheriés, in tutti quei luoghi in cui la gente si ferma a chiacchierare anche senza conoscersi, e dove le fame si consolidano e diventano veramente popolari, da tre o quattro giorni non si sente parlare altro che di Ribot. Non erano certamente habitués del turf gl'impiegati e le femmes de ménage che parlavano di Ribot, trattenendosi qualche minuto sulla porta della bottega dopo aver comprato uno sftlatino di pane o mezzo chilo di manzo. Molto probabilmente avevano puntato qualche centinaio di franchi sulla sua vittoria; infatti le scommesse legali, a parte cioè quelle clandestine fatte attraverso i bookmakers, hanno raggiunto una somma che, in Francia, non ha precedenti nella storia delle corse di cavalli: 740 milioni di franchi. Altri avevano probabilmente in tasca il biglietto della lotteria abbinata allo sivcepstake, e in questo caso il loro en: tusiasmo per Ribot è stato hi parte deluso perché tutte le frazioni del biglietto vincitore dei cento milioni di franchi erano state vendute a Casablanca. Ai parigini sono toccati soltanto alcuni premi minori. Ma non è dipeso soltanto da questo l'interesse che per alcuni giorni ha messo in agitazione la gente. Era piuttosto il sentimento che un nuovo gran nome di risonanza mondiale stava per essere lanciato da Parigi e tutti volevano avere il merito di avervi, in qualche modo, contribuito. I parigini si vantano di avere l'istinto per queste scoperte ed è certo che, anche nel caso di Ribot, l'istinto non li ha traditi: hanno fatto di Ribot il personaggio del giorno, come fecero a suo tempo con Gabriele d'Annunzio, con Pa- rtnLneRfmmrsttsDrRcf blo Picasso, o col principe Borghese quando arrivò in automobile da Pechino. La gloria di Ribot ne ha riesumata un'altra che, pur trattandosi d'una gloria nazionale, era del tutto dimenticata. Le prime volte che fu udito il nome del cavallo italiano, si era pensato che fosse stato messo in onore di Théodule Ribot, filosofo ottocentesco francese, autore di studi di psicologia sperimentale sulle malattie della memoria e le malattie della volontà. Poi però qualcuno si ricordò che Tesio, pittore della domenica oltre che grande allevatore, metteva nomi di artisti a tutti i suoi cracks, da Donatello a Daumier, ed allora, in una delle pagine meno note della storia dell'arte francese, è stato scoperto il nome del pittore Ribot, di cui i giornali stanno compilando per l'occasione affrettate biografie. A Longchamp, ieri, non c'era soltanto il tout Paris delle grandi occasioni, ma c'erano gli sportivi di tutto il mondo, molti dei quali erano arrivati apposta dall'America in aereo e sono ripartiti subito dopo la corsa. Il fatto che un cavallo americano, Fisherman, il quale ]>oi non si è neppure piaz» zato, fosse considerato il più temibile avversario di Rib"t, dava un particolare interesse alla corsa. Bisogna dire però che, anche se fra la gente del turf non c'era lo stesso fervore degli ambienti popolari, al pcsagc non si parlava che di Ribot. Se ne parlava con un certo annoiato distacco, uniformandosi al tono dato da Sir Willoughby de Brook, presidente del Jockey Club di Londra, ma si parlava soltanto di lui. Gary Cooper, arrivato pochi istanti prima della partenza con una blusa da ciclista e gli occhiali, attirava l'attenzione più di Fisherman e di tutti gli altri cavalli americani. Eppure fu proprio Fisherman a prendere subito il primo posto, appena fu dato il via. Fu vistò allora il cappello di Bettina agitarsi furiosamente. Aveva scommesso anche lei su Ribot? Bettina, l'indossatrice fidanzata di Ali Khan, non era potuta venire a Longchamp con la Mercedes del principe, perché il suo immenso cappello di velluto rosa non c'entrava. Era dovuta venirci da sola, con una grande macchina scoperta color verde giada. Lo svolgimento della corsa è ormai noto. Fu negli ultimi trecento metri che Ribot, con un impeto irresistibile, sorpassò e distaccò tutti gli avversari. Per un momento ci fu un silenzio sbalordito sul campo. Anche il cappello rosa di Bettina era immobile. Pòi gli 80 mila spettatori incominciarono a urlare: nessuno si curava più della flemma di Sir Willoughby de Brook. Sandro Volta