I pescatori vincono una causa con documenti del 1471 e 1635

I pescatori vincono una causa con documenti del 1471 e 1635 Gli abitanti di Canditi Canavese sono padroni del loro lago I pescatori vincono una causa con documenti del 1471 e 1635 (Nostro servizio particolare) Roma, 8 ottobre. (g. tr.) - La Corte di Appello ha posto termine dopo quattro anni di discussioni ad una vertenza tra un gruppo di pescatori ed il Comune di Candia Canavese in provincia di Torino. Per antica tradizione che si perde nei secoli la pesca nel lago di Candia era riservata agli abitanti di quel paese che traevano da essa fonte di vita. Nel 1952 il Comune stabilì che ogni cittadino potesse procurarsi pesce limitatamente nella misura di 200 grammi il giorno: raggiunto quel termine qualsiasi pesce che fosse entrato nelle reti doveva essere rigettato in acqua. E questo perché il Comune aveva concesso alla ditta Montini di Milano lo sfruttamento del lago, come riserva, in cambio di tre milioni di lire all'anno ed a lavori di bonifica. Contro la decisione insorsero trenta pescatori. Dissero che i loro padri, i loro nonni erano vissuti della pesca del lago e che essi volevano continuare la tradizione. Furono presentati esposti alle autorità amministrative, la causa venne discussa in primo grado davanti al Commissario degli Usi Civici per il Piemonte e la Liguria. Il quale commissario dette ragione al Comune. I pescatori, tenaci, ricorsero alla Corle di Appello di Roma, sezione speciale Usi Civici. Essi presentarono un docu¬ mento del 1471, il più antico che fu possibile trovare negli archivi, con il quale, in data 3 maggio, i vassalli del luogo consentivano agli < uomini di Candia» la pesca di mestiere nel lago riconoscendo che era esercitata da epoca remotissima. Un secondo documento in data 6 luglio 1635, rogito notaio Casanova, dava atto che Vittorio Amedeo I, marito di Cristina di Francia, aveva donato la pescagione del lago < agli huomini di Candia > con tro il riconoscimento dei diritti sovrani consistenti nell'obbligo di versare ogni anno « un rublo di pescarla ». Ed altri documenti presentarono ancor più recenti, per sostenere che in ogni tempo essi avevano sempre avuto libera pesca nelle acque del loro lago. La Corte di Appello (pres. Felici, cons. est. Bitonto) ha annullato la sentenza dei Commissario agli Usi Civici ed ha dichiarato che la decisicele del Comune di Candia è illegale e che gli abitanti possono tornare a pescare a volontà. La sentenza romana riveste un particolare interesse per l'erudizione di cui fa sfoggio. Per quella transazione del 3 maggio 1471 tra 1 vassalli e gli «huomini» di Candia il Comune è obbligato ad annullare la concessione fatta alla ditta milanese ed a risarcire il danno subito dai pescatori nei quattro anni di inattività. Nella vertenza, che ben si potrebbe chiamare storica, pescatori erano patrocinati dagli avv. D'Antonio di Torino e prof. Guasco di Roma. Il Comune di Candia dall'avv. prof Bodda di Torino.

Persone citate: Bodda, Casanova, Corle, Cristina Di Francia, D'antonio, Felici, Guasco, Montini, Vittorio Amedeo I