La fine di Garcia Lorca di Enrico Emanuelli

La fine di Garcia Lorca La fine di Garcia Lorca Giusti vent'anni fa a Viznar, piccolo paese non lontano da Granada, i falangisti uccidevano il poeta Federico Garcia Lorca. Da allora le versioni del tragico avvenimento sono state numerose; e oggi, nella ricorrenza ventennale, se ne leggono di nuove e sorprendenti. Cinque anni fa viaggiando in Spagna, visitando Granada e Viznar, parlando con gerite del luogo, aiutandoci con le confidenze d'un amico, anche noi abbiamo rifatto la storia di quella lugubre uccisione, che oramai non presenta punti oscuri. I falangisti per dodici anni non dissero una parola sulla scomparsa di Garcia Lorca. Soltanto nel dicembre del 1948, in un articolo pubblicato nell' ABC, Vautorizzato scrittore José Alaria Pcman affermava: «La verità è semplice. La morte del poeta fu un episodio vile e desgraciado, in cui ogni responsabilità e ogni iniziativa ufficiale sono interamente estranee ». Purtroppo, come spiegheremo, le cose non stanno così. Molto di recente un tale che dovrebbe conoscere i fatti da vicino, rivelava la data dell'uccisione (19 agosto 1936 e non, come si era sempre detto, 27 luglio), e con estrema leggerezza concludeva affermando che esiste un documento ufficiale in cui sulla scomparsa di Garcia Lorca si dice: « Morto in seguito a ferite dovute alla guerra. Il suo cadavere fu ritrovato il 20 agosto sulla strada fra Viznar e Alfacar ». Tutto quasi vero, ma non si precisa in quale azione sia rimasto mortalmente ferito e perché si trovasse così lontano (almeno venti chilometri) dalla casa in cui abitava nascosto. Le vecchie versioni, avallate in parte anche da gerarchi falangisti, e le nuove concordano nell'addossare la colpa a Ramon Ruiz Alonso. Costui, ex-allievo dei salesiani, ex-tipografo, era un letteratoide, cattolico conservatore, passato più tardi tra 1 monarchici e comandava allora una squadra della Ceda, cioè della Confederación Espanola Derecha Autonoma. Agiva sul fronte interno, cittadino, per così dire nelle seconde linee e di certo desiderava acquistare benemerenze presso i falangisti più direttamente impegnati sul fronte della guerra civile. Secondo Gerald Brenan questo Ramon Ruiz Alonso prese spunto per la sua azione delittuosa da una voce, allora corrente a Granada, con la quale si diceva che a Madrid i « rossi » avevano ucciso il drammaturgo Benavente Per rappresaglia egli pensò di eliminare Garcia Lorca. Secondo racconti che ascoltammo durante il nostro soggiorno a Granada, il pretesto fu un altro. I tt rossi » diffondevano per radio alcune poesie di Garcia Lorca in cui ironia e sarcasmo si riversavano sulla Guardia Civil. Seccato il Ramon Ruiz Alonso volle la condanna; e si diceva che, forse, sotto il velo politico desiderava anche sfogare la' sua invidia letteraria. Ma oggi uno scrittore francese, J. L. Schonberg, ci dice che siamo davanti ad un affare di odio non tra avversari politici, ma tra uomini incanagliti nelle « amicizie particolari ». C'è, insomma, il tentativo di sottrarre quell'uccisione alla lotta politica e alla crudeltà di qilei momenti per metterla sotto la luce d'un brutale fatto di cronaca nera, la cui responsabilità non può essere d'un partito, ma soltanto di un tizio e quindi personale. Nella tragica fine del poeta c'è un'angosciosa trama drammatica che coinvolge parecchie persone ancora vive. All'inizio dell'impresa di Franco, nel luglio 1936, Garcia Lorca si trovava a Madrid. Adesso il signor Schonberg. per rendere più verosimile il suo racconto, sostiene che il poeta era di natura effeminata, di carattere non combattivo e d'animo molto pauroso. Ma implicitamente si contraddice raccontando che Garcia Lorca respinse l'offerta fattagli da Ange! del Rio d'andare in America. A nostro parere doveva essere proposta allettante per un pauroso, perché gli assicurava la salvezza. Ed un altro episodio, che presto diremo, riconferma il nostro giudizio. In realtà Garcia Lorca, politicamente inattivo, ma certo con preferenze politiche per gli avversari dei falangisti, legate alla sua stessa natura di poeta gitano, temeva le complicazioni derivanti da uno stato di guerra. E' una povera verità, ma noi la sentiamo umana e perdonabile. Cosi rifiuta di seguire Angel del Rio in America, ed accetta di tornare con Luis Rosales a Granada, dove quest'ultimo era nato e dove viveva la famiglia del poeta Si dice, che Garcia Lorca giocasse d'astuzia perché in quella città un suo cognato socialista, Manuel Fernandez Montesinos, da una settimana era stato eletto sindaco e perché c'erano tre fratelli di Luis Rosales (José, eroe della Falange; Antonio, amministratore della Falange; Miguel, falangista fanatico), di modo che si sentiva protetto a sinistra ed a destra. Avrà pensato anche a tale singolare situazione; fatto sta che giungendovi il 17 luglio egli non si reca né dall'uno né dagli altri, ma a casa sua, alla Hnerta San Vìcente. Pochi giorni dopo, verso l'imbrunire, compaiono due falangisti e lo cercano chiedendo di lui ad un vecchio contadino. Ottenendo risposte confuse lo picchiano; e allora Garcia Lorca, che dovrebbe essere un pavido, corre per difenderlo, viene ^conosciuto e picchiato a sua volta. Noi conosciamo simili imprese, dette azioni punitive, ma il signor Schonberg argomenta: ecco un'impresa suscitata da rancori personali perché non si può ammettere che in modo così sciocco uomini al servizio d'una autorità ufficiale vadano a dare allarme ad un avversario. Se quella prima « lezione » fosse stata originata da una vendetta per « amicizie particolari » tradite, che in quelllambiente si sanno atroci e tragiche. Garcia Lorca avrebbe reagito in maniera diversa. Al contrario egli la giudica di origine e di sostanza politica, per cui vede in una protezione politica l'unica via di salvezza. Si era giunti alla fine di luglio. Il cognato Montesinos correva gravi pericoli ed infatti verrà fucilato pochi giorni dopo, il 3 agosto Bisognava decidersi, accettare l'ospitalità di Luis Rosales, falangista, ma anche poeta e sincero ammiratore di Garcia Lorca. Erano settimane in cui tutte le case venivano perquisite, ma quella che gli era offerta appariva al di sopra d'ogni sospetto. Fra quelle mura, per una ventina di giorni, egli rimase chiuso e nascosto. Nel pomeriggio del 18 agosto Ramon Ruiz Alonso in persona si presenta alla porta dei Rosales perché un delatore gli ha rivelato dove può trovare il poeta. 1 quattro fratelli sono assenti; e qua nasce un episodio che riscatta un poco questa macabra vicenda: la vecchia madre Rosales, per niente intimorita dall'autorità di Alonso e dai suoi militi, non lascia entrare nessuno. Se fosse stata impresa di teppismo individuale si sarebbe arenata di fronte al coraggio di quella donna: ma tutto quel che narra Schonberg, con nostra meraviglia dal momento che non ne vediamo da parte sua, prova il contrario. Lo svolgimento del dramma è incredibile. Quel Ramon Ruiz Alonso non agisce privatamente, valendosi dei torbidi giorni, da ottuso e pazzo rivale in amori segreti. Egli ha in tasca un ordine d'arresto firmato dal generale Valdès, governatore civile di Granada, quel che basta per dare alla sua azione fisionomia ufficiale. Ed è tanto ufficiale, che corre alla ricerca di Miguel Rosales per dirgli che lui, Ramon Ruiz Alonso, deve eseguire quel che gli è ordinato e taccia quindi il piacere di accompagnarlo a casa per superare l'ostacolo rappresentato dalla coraggiosa e severa sua madre. Impaurito, sconvolto appunto dalla regolarità di quell'ordine d'arresto, Miguel non sa reagire, non difende il proprio ospite ed accompagna Ramon Ruiz Alonso a casa, consegnandogli Garcia Lorca. Tutti e tre vanno al Governatorato civile ed anche questa « tappa » contrasta con il profilo d'una azione irregolare, compiuta di straforo da un esaltato. Durante il tragitto, e dopo. Garcia Lorca supplica Miguel di correre alla ricerca di suo fratello, il potente José Rosales, detto Pepe, squadrista autoritario e a suo modo coraggioso; ma quando i due torneranno alla sede del comando cittadino sarà troppo tardi: il poeta è già stato trasferito a Viznar. luogo d'abituali carneficine di nemici della Falange, ed è stato fucilato. Non perderemo un istante per recriminare la facile rassegnazione di Miguel, che non voleva seccature per un amico del fratello, perché il giudizio negativo è spontaneo; e non perderemo un altro istante per smantellare la supposizione che si tratti d'una vendetta tra uomini inclini agli amori difficili e oscuri. Per assurdo supponiamo vero questo movente; ma l'azione che ne scaturisce, come già ci risultava, e come allesso Schonberg riconferma, fu sottoscritta dall'autorità responsabile. Fu sottoscritta per ignoranza, per sbaglio, per fatalità legata alla confusione di quelle giornate, ma non per questo quell'azione può essere considerata un vile e desgraciado episodio lontano da ogni responsabilità e iniziativa ufficiale. Sono passati giusti vent'anni ed il regime franchista non ha mai sconfessato l'opera del generale Valdès, non ha mai incolpato chiaramente Ramon Ruiz Alonso d'avere agito per triviali ragioni private e nemmeno ha mai trovato il coraggio di riconoscere in Garcia Lorca uno dei più vivi poeti moderni della Spagna. E' un morto che bisogna dimenticare. Ma se il viaggiatore va a Viznar, provenendo da Granada, dopo d'aver attraversato il paese uscirà per una stradetta che conduce ad un piccolo ponte. Lì, sulla destra, si apre una gola non ampia e selvaggia cosparsa di sterpaglia nana. Nessuno può indicare il punto preciso in cui Garcia Ltirca fu sepolto, sebbene adesso Schonberg sostenga d'averlo individuato. Noi ricordiamo la nostra visita a Viznar ed anche un ragazzo che ci diceva: «Tutto il paese sa che il poeta è sepolto qui », indicando il terreno intorno, come per dire che poteva essere sotto i nostri piedi o poco lontano. La sua tomba è nascosta ai nostri occhi, ma non alla nostra mente, da una terra argillosa, friabile, che al tramonto prende impensate venature azzurre. Enrico Emanuelli <i94iiiiiiiiiiiiiiiiTii!iiiTifrr!iiriiiii iiiiiiiii;iiii

Luoghi citati: America, Madrid, Spagna