Il rapporto scritto di Johansen fu corretto da un'altra mano di Gino Tomajuoli

Il rapporto scritto di Johansen fu corretto da un'altra mano Il rapporto scritto di Johansen fu corretto da un'altra mano (Dal nostro corrispondente) New York, 2 ottobre Secondo l'avvocato William A. Hyman, che ha interrogato oggi pomeriggio il tenente Ernst Johansen alla Corte Federale dt New York, la prima parte dell'inchiesta si è praticamente conclusa a sfavore dell'equipaggio dello Stockholm. L'impressione generale degli esperti e della stampa è che il transatlantico svedese fu affidato, nella notte della collisione,, alle mani di un giovane inesperto, che ai momento del pericolo non ha saputo manovrare con la prontezza richiesta dalle circostanze. Nel corso dell'inchiesta, il terzo ufficiale del transatlantico svedese ha dato prova di scarsa conoscenza dei vari problemi della navigazione. Alcuni giorni or sono gli fu chiesto in quale scuola egli avesse studiato a funzionamento dei principali apparecchi radar. « Ho frequentato il corso di perfezionamento — rispose il testimone — nella scuola della fabbrica di radar " Decca " a Gothcmbcrg, nel mese di febbraio ». L'avvocato William Hyman ha potuto dimostrare oggi che tale dichiarazione è inesatta. Nel mese di febbraio, Johansen non ha potuto frequentare alcun corso completo per la semplice ragione che lo Stockholm rimase nel porto di Gothemberg solo quattro giorni, dal 25 al 28 febbraio: il resto del mese lo passò in mare od in alcuni porti de-l Mediterraneo. Al tenente è stata poi sottoposta la riproduzione fotografica della relazione che egli scrisse prima e dopo la colli sione. L'ufficiale dello Sto ckholm ha ammesso, dopo un'ora di pressante interroga torio, che egli ha corretto il testo in « un secondo tempo ». Ad esempio, egli aveva scritto Andrea Doria in maniera scorretta; secondo l'avvocato Hyman, il nome della nave fu riscritto da un'altra persona, forse lo stesso comandante dello Stockholm. Altre correzioni furono apportate al rapporto: lì si aggiunse l'ora in cui l'ufficiale avrebbe dovuto avvistare ('Andrea Doria sul «radar», a circa dodici miglia; 2) si aggiunse la sterzata a destra compiuta dallo Stockholm, quando la Doria si trovava a circa un miglio e otto decimi. Dalle contestazioni dell'avi:. Hyman, che cura le richieste per danni avanzate da alcuni passeggeri delle due navi, sembra accertato che il tenente non ebbe il tempo di redigere un rapporto completo subito dopo la collisione. L'aw. Hyman arriva al punto da soste- nere che Johansen non si accorse della presenza della Doria se non a tre o quattro miglia, cioè con molto ritardo. In baso a una perizia calligrafica, l'avvocato Hyman ha affermato che le correzioni apportate alla relazione di Johansen sono state fatte da un'altra persona: egli ha indicato al giudice che la « « » della parola « Andrea » era nettamente diversa da quella della parola « Doria ». Verso la fine dell'udienza, l'avvocato Jaquin Frank ha invitato a ricostruire la scena deiJ'Andrea Doria, cosi come gli apparve dopo la collisione. Non c'era emozione in sala: il ricordo della nave inclinata sul fianco destro, con a bordo la folla che cercava disperatamente di mettersi in salvo, è riemerso in un'atmosfera Quasi gelida, remota. *Dai ponte dello Stockholm — ha domandato l'avvocato Frank — ha potuto vedere i passeggeri della Doria T E su quale fianco t » «Li ho veduti sul fianco destro. Erano spaventati». «Come ha potuto capire, e da che cosa, che erano spaventatit Li ha uditi gridaret » Johansen non ha risposto in maniera diretta. Comunque ha eseluso di aver udito delle grida provenire dal ponte della Doria. « Alcuni giorni or sono — ha incalzato l'avvocato Frank — lei ha detto che sulla prima scialuppa italiana c'era un cameriere degl'Andrea Doria. Da che cosa l'ha potuto capirei-» « Aveva i pantaloni a righe e la giacca bianca ». « E' anche vero che le scialuppe della Doria furono da lei sorprese presso il fianco dello Stockholm, con i soli marinai a bordo, e che lei li invitò a ritornare verso la Doria? » « E' vero. Io dissi ai marinai di continuare a sbarcare passeggeri ». « C'erano ancora passeggeri sulla Doriaf » « Certo ». Per alcune ore il capitano Calamai è stato sui banchi del pubblico. Si presumeva che la sii,» deposizione potesse cominciare oggi, ma è stata rinuiaZa. La preoccupazione degli avvocati della società di navigazione < Italia» è che Calamai possa sopportare con pazienza la lunga tensione dell'interrogatorio. Non è difficile prevedere che i legali dello Stockholm cercheranno con le domande più insidiose di far ammettere al capitano italiano alcune < negligenze » nella condotta di navigazione. L'avvocato Haight, che dtfende la Società svedese, punterà su due fatti essenziali: 1) se è vero che la Doria navigava nella nebbia, perché non ha ridotto la velocità t 2) se è vero che le regole internazionali stabiliscono che in cuso di pericolo due navi debbano virare a destra, perché la Doria fece una accostata a sinistra? Per quel che concei-ne la eccessiva velocità in capivo condizioni atmosferiche, i legali della Doria sosterranno che le regole internazionali sono state fatte prima dell'invenzione del radar, e che % mezzi moderni consentono una maggiore velocità anche in tempo di nebbia. L'esperienza indica tuttavia che le Corti americane, in processi per incidenti avvenuti in cattive condizioni atmosferiche, non accettano questo punto di t'tsfa. Gino Tomajuoli e Carstens-Johansen

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