Adeguare i vecchi sistemi alla nuova fase diplomatica

Adeguare i vecchi sistemi alla nuova fase diplomatica Adeguare i vecchi sistemi alla nuova fase diplomatica i z e d a o e i] ,jna,re i i ¬ Roma, 2 ottobre La politicu svolta dall'Italia nella vertenza di Suez è stata oggi chiarita in Parlamento dal ministro degli Esteri on. Martino, prima al Senato e poi alla Camera. Successtvamente, a Palazzo Madama, ho. avuto inizio una serena discussione che si è conclusa stasera con una sostanziale adesione all'opera del governo. Analoga discussione incomincerà domattina a Montecitorio e probabilmente si esaurirà in giornata. Innanzitutto Martino ha voluto ricordare che in tutti gli atti compiuti dal nostro governo, dal 31 luglio in poi, la decisione di Nasser è stata condannata: <Noi abbiamo condannato — ho detto — quella che è stata chiamata la disi ntcrnazionalizzazion e del Canale di Suez, decisa unilateralmente e improvvisamente dal governo egiziano, perché questa decisione contrasta con un accordo internazionale ». Ma pur provando un « sentimento di riprovazione > per il gesto egiziano, che « offende il diritto e minaccia i nostri interessi nazionali garantiti dal violato regime giuridico del Canale », il governo italiano è stato altresì < fermo e sollecito, in sede internazionale, nell'escludcre l'uso della forza per la restaurazione dell'orbine ». Dopo avere espresso il parere che le misure militari prese da alcuni governi non avessero altro fine che quello di evitare il prevedibile deterioramento di una situazione resa pericolosamente fluida, l'oratore ha aggiunto che l'azione < mediatrice », italiana fu essenzialmente diretta non già alla ricerca . di un compromesso tra la ragione e il torto; ma di una formula tecnica di risoluzione del problema: « in altre parole si trattava, e ancora oggi si tratta, di dar vita ad un nuovo regime giuridico, le cui fondamenta sono nella storia del Canale e nella Convenzione del 1888, non contestabili né rinnegabili da nessuno >. Qui Martino ha rifatto in breve la storia della prima conferenza di Londra ed ha chiarito la portata del « passo > italiano presso Nasser in concomitanza con la missione del Comitato dei Cinque al Cairo. « Alcuni — ha detto — pretendono di attribuirci la responsabilità di aver rotto la solidarietà degli utenti offesi da Nasser, o addirittura la solidarietà atlan tico-occidentale. In verità noi abbiamo tentato di agire al Cairo entro il quadro della solidarietà degli utenti. So siamo stati sfortunati in questo tentativo, non perciò possiamo dire che dovevamo astcnercene. Noi ab Marno dato prova che nulla è rimasto intentato da parte no stra per favorire una soluzione pacifica. Il nostro passo avvenne comunque in pieno accordo con i governi degli Stati Uniti, della Francia e dell'Inghilterra (qualcuno dei quali ci ha anche ringraziato), e con il Primo Ministro Menzies ». A proposito della seconda fase della vertenza, cioè la formazione di un'Associazione degli urenti del Canale, il ministro degli Esteri ha affermato che l'Italia ebbe già prima della seconda conferenza di Londra ad esprimere dei dub bi sulla esattezza di talune considerazioni giuridiche, relative al nuovo progetto, ma ebbe modo di informare i rappresentanti dei Paesi amici che le perplessità non riguardavano la costituzione della Associazione, bensì il compito prec iuo che ad essa iniziai men e si sarebbe voluto asse Fu da noi reso noto che « una Associazione concepita come organo di tutela degli in tertssi degli utenti del Canale e di difesa dei diritti ad essa riconosciuti dalla Convenzione dnsrlPfcczpldnM di Costantinopoli, non poteva non avere il nostro pieno consenso ». Alla tesi italiana — ha ricordato Martino — aderì poi la grande maggioranza dei Paesi rappresentati alla Conferenza, che intesero dar vita così ad un <organo di tutela collettiva e perciò di negoziazione, e non già strumento di provocazione ». Circa le « differenze di valutazione* emerse nella sala di Lancaster House, « e che non si sono ancora spente», Martino ha offerto alla riflessione del Parlamento italiano tre precisazioni di principio: 1) è naturale che in un convegno di popoli liberi non sia possibile raggiungere l'accordo se non attraverso la discussione; S) in una alleanza si serve la causa comune anche con il coraggio della critica, quando è necessario; 3) «Non ho difficoltà a dichiarare, e anzi sento il dovere di farlo, che posteriormente al 26 luglio, nella crisi seguita alla nazionalizzazione del Canale, abbiamo potuto e dovuto constatare, questa volta in modo più certo e più chiaro, la insufficienza dei nostri strumenti di collaborazione politica. « Questi strumenti sono stati costruiti per una situazione che è mutata. Ora, nella fase della cosidetta coesistenza competitiva, non si tratta di far fronte ad un ben identificabile assalto frontale, ma di difendersi dalle infiltrazioni dissimulate. « Nelle nuove condizioni, per salvare la solidarietà occidentale e renderla operante in tutte le direzioni e in tutte le occasioni, occorre un organo permanente di vigilanza e collaborazione politica, dalla cui competenza non esuli alcun settore >. Riguardo agli appunti mos¬ si dal ministro francese Pineali alla decisione dell'Italia di continuare a pagare il diritto di transito delte nostre navi lungo il Canale attraverso il sistema del clearing italo-egiziano, Martino ha sminuito l'importanza di questo problema; quindi ha detto: < Anche se prevediamo che non potremo mancare al dovere di rappresentare, al momento opportuno e in sede competente, le nostre opinioni, ciò non significa che noi non et uniformeremo a quelle che saranno le decisioni della maggioranza ». Più oltre l'oratore, nel prospettare la eventuale chiusura del Canale di Suez, ha affermato che «ciò non potrebbe non causare il deperimento della vita civile nei Paesi rivieraschi del Mediterraneo, e perciò anche nel nostro Paese >; ed ha aggiunto,che <il regime del Canale non tocca solo interessi franco-inglesi, per i quali abbiamo la massima comprensione, ma tocca direttamente specifici interessi italiani >• Donde la necessità che la libertà di navigazione del Canale non sia alla mercé di un solo Stato, qualunque esso sia. Perciò, mentre il problema è ora affidato all'esame del Consiglio di Sicurezza, nessuno sforzo deve essere trascurato in nessuna sede e in nessun momento per giungere ad una soluzione pacifica e insieme ragionevole della vertenza. Resta 'però chiaro che gli accordi internazionali possono essere modificati, ma non unilateralmente, {.perchè altrimenti non vi sarebbe più nessuna sicurezza, e attraverso la porta della insicurezza passerebbero prima il disordine e poi la guerra ». Quanto all'anelito nuovo per l'integrazione europea, che si avverte in Paesi nostri amici, l'on. Martino ha ricordato che l'Italia è stata ed è all'avan¬ ; e i guardia nel processo di unificazione, e che non si tratta ora di mserirvisi come « qualche frettoloso o male informato ha suggerito in questi giorni». Il Ministro ha concluso affermando che l'Italia deve < guardare oltre Suez », nel più ampio quadro costituito dal problema dei rapporti coi popoli sottosviluppati, onde sventare il pericolo che i capitali e le esperienze tecniche dell'Occidente cintino le zone depresse, c nello stesso tempo che i popoli viventi in quelle plaghe guardino al mondo occidentale con odio e risentimento. La discussione che è seguita alla esposizione dell'on. Martino si é mantenuta, come abbiamo detto all'inizio, su un tono elevato. Un oratore per ogni gruppo ha preso la parola: d'accordo le destre di missino Ferretti e il monarchico Guariglia) nei limiti della politica indicata dal ministro Martino; consenziente il democristiano Cantero all'azione svolta in difesa della pace; favorevole, con qualche riserva, il socialista nennìano Lussu, che si è mantenuto su una posizione ana Ioga a quella dei laburisti d'accordo anche il liberale Dar danelli néll'anteporr e la ragio ne e il negoziato ad ogni atto di guerra. Il repubblicano Ama deo ha insistito sull'illecito giuridico commesso dal « dittatori Nasser », mentre il comunista Ncgarvillc ha tacciato Martino di « ambiguità e reticenza», in quanto avrebbe dovuto denunciare apertamente i pericoli che insidiano la pace. Non vi è stato un voto finale. Ha soltanto replicato brevemente Martino per compiacersi del consenso, sia pure parzialmente unanime, espresso dal Senato e per smentire le voci di dissensi nell'ambito dei aoverno. Domani toccherà alla Camera di esprimere un giudizio. Oggi la seduta a Montecitorio è sntta. d&iUtftfa {oÀFe,iome di alcune materie secondarie. Delio Mariottì

Persone citate: Cantero, Delio Mariottì, Ferretti, Guariglia, Lussu, Menzies, Nasser