I cinquant'anni della RIV festa del lavoro italiano di Marziano Bernardi

I cinquant'anni della RIV festa del lavoro italiano nota In tutto II mondo Uno grande I cinquant'anni della RIV festa del lavoro italiano Il timido inizio, con 23 operai, in un'officina di Torino e, l'imponente sviluppo nella valle del Chisone - Oggi ha oltre 10 mila dipendenti e tre fabbriche: altre due stanno sorgendo a Pinerolo ed a Cassino - LTiinsegnamento di Giovanni Agnelli Tutti sanno che cos'è la RIV, motto araldico delle «Officine di Villar Perosa>. E' una delle maggiori fabbriche del mondo di cuscinetti a sfere- e a rulli (per esser termlnologlcamente più precisi, di «cuscinetti di rotolamento), cioè di uno degli elementi essenziali del movimento meccanico, per ridurre quanto possibile la resistenza di due superflcl a contatto, dell'organo portante e dell'organo portato: un problema che, con mezzi rudimentali, già nella più remota antichità si tentò di risolvere, come risulta da documentazioni assire, greche, romane. E' una industria che oggi occupa 100 ingegneri, 1500 impiegati, 9000 operai con 8000 macchine operatrici;, che ha In funzione tre grandiosi stabilimenti a Villar Perosa, Torln*. Massa, mentre un quarto è terminato nella parte muraria a Cassino e di un quinto è iniziata la costruzione a Pinerolo; che copre una superficie di 200 mila metri quadrati e soddisfa l'intero fabbisogno nazionale, riservando del prodotto 11 35-10 per cento all'esportazione; che in tutti 1 Continenti porta il no, me di un borgo piemontese annidato nella Valle del Chisone, celebre anche per il gran centro turlstico-sportlvo del Sestrières. Orbene, questa RIV, che tanta parte ha nella vita meccanica moderna, sorse cinquantanni fa con 23 operai là una piccola officina sperimentale di via Marochetti 6, a pochi passi dal primo stabilimento Fiat di corso Dante, che allora era quasi in campagna. Sorse perché si presentava come una « manifattura opportuna >, perché, alla giovanissima Fiat, che intendeva partecipare a una gara automobilistica nazionale per la quale era prescritto che tutte le macchine concorrenti fossero in ogni particolare costruttivo di fabbricazione italiana, occorreva un cuscinetto a sfere < italiano >. Per Giovanni Agnelli porre una simile esigenza strettamente legata alla sua industria, era un Invito a nozze; e già fra il 1907 e il 1908 uno stabilimento a Villar Perosa di 6250 metri quadrati, con 180 operai, dotato d'una centrale elettrica propria, fabbricava 20 mila cuscinetti a sfere. Poca cosa a confronto- dei milioni annui odierni. Ma era — nei tempi leggendari che Nazzaro vinceva, nel giro di pochi mesi, su macchine Fiat, tre delle più importanti corse del mondo, Targa Florio sulla « 20 B », Gran Premio di Francia sulla «F2», Taunus sulla « 8 B > — una vittoria dell'industria nazionale, resa indipendente In un suo importante ramo dalla produzione straniera; e soprattutto della Francia, patria di quell'Ingegnere Cardinet che fin dal 1802 aveva brevettato 1 suoi cuscinetti a sfere e a rulli conici. A Villar Perosa, s'è detto, la RIV prendeva l'avvio, dopo 11 breve esperimento torinese. Ci si può domandare perché non lo continuasse a Torino, presso la sede stessa della Fiat La risposta la dà il temperamento di Giovanni Agnelli: fatto di calmo coraggio, di tenacia, di fantasia equilibrata da uno straordinario realismo ma in un certo senso poetica come quella di tutti 1 grandi costruttori in ogni campo; e d'una propensione vìva e forte per le cose semplici, per i sentimenti chiari, per il valore degli affetti intimi, per il patrimonio morala delle tradizioni. A Villar Perosa, da una famiglia di facoltosi agricoltori che alla metà dell'Ottocento vi si era trasferita, Giovanni Agnelli era nato il 18 agosto 1886, nella bella villa settecentesca, vagamente juvarrlana, costruita o rifatta dai Piccone, creati conti della Perosa da Vittorio Amedeo II. Là, nella Valle del Chisone, egli aveva trascorso gli anni infantili; là — dopo sei anni di vita militare, tenente del < Savoia Cavalleria > — era tornato a far le sue esperienze di agricoltore, girando pei mercati a. comprar bestie (e l'ingegner Bertolone, fido suo collaboratore, ha ricordato l'incontro a Torino dell'Agnelli senatore e presidente della Fiat col vecchio montanaro Lantelme che gli rimproverò ■ d'avergli venduto trentacinque anni prima una mula zoppicante...) ; di là era partito per fondare nel 1899, col Bricherasio e gli altri soci, la Fiat. Nel freddo calcolo delle opportunità produttive entrava dunque in. gioco un fattore sentimentale. Lassù la valle ai apriva serena, ricca d'acque produttrici di forza, uomini solidi, chiedevano di lavorare per il benessere delle loro famiglie, una pacifica vita operosa poteva svolgersi in un ambtente salubre, collegando idealmente e praticamente il fervore della già trionfante industria torinese con le possibilità felicissime offerte dal luogo natio. E la decisione di Giovanni Agnelli significò, con 11 successo della RIV, il benes sere, l'incremento economico e civile di una plaga monta na piemontese. Un fondo poetico c'è pure in questa creazione che in altra epoca avrebbe assunto un carattere feudale, e nella nostra mirava semplicemente a un'ordinate e intensa produttività, a una prospera convivenza, identificandosi con la religione del lavoro Inteso come giustificazione dell'esistenza. Storia di una valle, di. un uomo, di un'industria è il titolo del bel libro pubblicato dalla RIV per 11 suo primo cinquantennio. £1 infatti i tre termini non si dissociano. La verde valle che tanto ebbe e soffrire per le invasioni straniere (1 10 mila soldati del Catinat accampati a 2000 metri, sopra Fenestrelle) e per le persecuzioni valdesi (le tristi fughe sull'Albergian, l'Arnaud col suol prodi affacciati sul monti di Pragelato nel «Glorioso Rimpatrio >) trasformata in un modello di provvidenze sociali col nitido organismo urbanistico di Villar, la colonia infantile di Pra Martino, i sanatori Agnelli di Pra Catlnat, proprio là dove s'annidava 11 maresciallo francese. L'uomo, ardito fondatore di imprese, torreggiante sull'industria italiana nella prima metà del nostro secolo, e tuttavia sentimentalmente attaccato alla sua piccola patria alpestre; e che questo amore trasmette al figlio Edoardo, suo collaboratore, nella breve vita, anche nella creazione del Sestriere, sempre nella valle natia, e al prediletto nipote Giovanni, attuale presidente, come il padre dal 1919, della RIV, e, come il nonno, sindacò di Villar Perosa, richiesto a quell'ufficio persino dall'opposizione socialcomunlsta. La industria, che dall'umile conca alpina si dilata sul territorio nazionale, spinge 1 suoi prodotti di là dal confini. Cinquant'anni, e di questi oltre dieci di guerre: la RIV pressoché distrutta a Villar e a Torino. < Lavoreremo, ricostruiremo », dice impavido il vecchio condottiero all'indomani di un bombardamento. E il formidabile impegno è mantenuto. Scrive' oggi Gianni Agnelli nella prefazione del libro della RIV: «Continueremo l'opera con la fermezza con cui è stata intrapresa e proseguita ». Marziano Bernardi Una fotografia del senatore Giovanni Agnelli al Sestriere