Affrontava il bene e il male con un impeto quasi biblico di Piero Calamandrei

Affrontava il bene e il male con un impeto quasi biblico Affrontava il bene e il male con un impeto quasi biblico Le condoglianze del Presidente della Repubblica e di numerose alte personalità alla vedova - Un caldo telegramma di La Pira a nome della città di Firenze (Nostro servizio particolare) ' Firenze, 27 settembre. Piero Calamandrei non pensava alla morte. Il suo organismo era sempre stato delicato, ma funzionava come un orologio ' grazie alle cure che Calamandrei aveva del proprio corpo e alla puntualità che regolava la sua giornata. Si alzava alla mattina alle sei, e anche prima, in qualunque stagione, e lavorava, nella sua casa al 23 di via - Della Robbia, fino alle dieci. Poi, fino a mezzogiorno e mezzo, era allo studio in Borgo degli Albizzi, un alto palazzo della vecchia Firenze, o all'Università a far lezione. Da mezzogiorno e mezzo in piazza Indipendenza, al Ponte, la rivista che egli dirigeva dal 1945, dove s'intratteneva con Corrado Tumiati ed Enzo Enriquez Agnolotti per un'ora^ Infine a colazione e dalle 1± alle 16, inverno ed estate, due ore di sonno per riprendere, fino alle SO, il lavoro allo studio. Dopo cena Calamandrei non scriveva né leggeva, conversava fino alle 23, il suo svago preferito: chiacchierare con gli amici, riepilogare i fatti della giornata, commentarli col suo spirito di toscano, demolire, con una battuta, un Uomo o una istituzione. Ma soprattutto continuare a conoscere il mondo in tutti i suoi aspetti umani, sociali, di coltura^ In ottobre, l'anno scorso Calamandrei andò per un mese in Cina e ne tornò entusiasta; ma il viaggio l'aveva stancato, e aveva riacutizzato certi disturbi di cui soffriva da anni. Pur senza che vi fosse alcun carattere di urgenza, si cominciò a pensare a una operazione, dal giugno fu rimandata al settembre; era un'operazione delicata, agli organi interni, ma frequente per le persone anziane. Calamandrei entrò in clinica, la clinica « Santa Chiara > di piazza Indipendenza (quasi di fronte alla « Nuova Italia >, la Casa editrice del Ponte;, serenamente, giovedì sera, una settimana fa, disposto a soffrire, ma senza preoccupazioni. L'operazione, eseguita dal prof. Franco De Qironcoli, uno dei migliori urologi d'Italia, è stata compiuta la mattina di sabato: è durata un'ora e mezzo, ed è clinicamente riuscita. Le complicazioni sono sopravvenute dopo due giorni, paresi intestinale, scompenso epatico e renale, e mercoledì mattina il primo collasso con abbassamento di pressione. Tutti i mezzi per aumentarla sono stati tentati, dalle trasfusioni di sangue alle iniezioni di adrenalina, ma nel pomeriggio di ieri Calamandrei è peggiorato, ed è stato chiamato a consulto il prof. Fedele Fedeli, direttore' dalla clinica chirurgica dell'Università, il quale ha dato appena qualche speranza. Nella notte, alle 23, c'è stato un nuovo collasso, dal quale il malato si è ripreso, tanto che ha potuto trascorrere la notte assopito; ma ancora un collasso si è avuto alle sette di stamane, durante il quale Calamandrei ha perduto conoscenza (che non ha più riacquistato ). Un ultimo consulto, fatto alle nove dal prof. Mario Volterra, primario dell'ospedale di Careggi, ha consentito soltanto la diagnosi definitiva: blocco renale. Piero Calamandrei è spirato alle 12,ito, assistito dalla moglie, la signora Ada, dalla sorella, la signora Egidio Polidori, dagli allievi 0 dagli amici più intimi (la nuora è giunta nel pomeriggio da Roma; al figlio Franco, che è in Cina, è stato fatto un telegramma). La notizia si è diffusa immediatamente in tutta Italia: il Presidente della Repubblica ha incaricato il prefetto di Firenze di esprimere alla famiglia il proprio cordoglio e ha mandato un telegramma alla vedova; il Sindaco e il Magnifico Rettore hanno subito visitato la salma. La Pira, che era collega di Calamandrei alla Facoltà di giurisprudenza dell' Università, ha cosi telegrafato alla vedova: < Dal profondo della mia anima colpita per così improvvisa e dolorosa scomparsa, mi unisco assieme a tutta la città al suo immenso dolore. Firenze sente di aver perduto immaturamente una delle figure più elevate della sua storia e della sua esperienza giuridica, forense, politica e culturale. Al ricordo dell'indimenticabile Piero sorge nei mio animo una luce delicata che non ha origini terrestri, ma viene dal Padre Celèste, che Piero amò nell'intimità del suo cuore: è lina luce che non si spegne e che ci conforta in tanto dolore ». Già nelle prime ore del pomeriggio ii registro si è riempito di firme, del sottosegretario Bisori, dei prof. Enrico Finzi, per l'Ordine degli Avvocati, del procuratore della Repubblica Francesco Volpe, dei rappresentanti dei partiti, dei sindacati, di scrittori, avvocati, magistrati, uomini politici e studenti. La Giunta Provinciale ha sospeso una sua seduta in'segno di lutto; da Palazzo Vecchio si è saputo che domani sera il Consiglio Comunale commemorerà lo Scomparso. Domattina la salma sarà portata in forma privata dalla clinica all'Aula Magna della Università, dove resterà esposta dalle 15 alle 20 di venerdì e dalle 10 alle 13 di sabato; nel pomeriggio di sabato, alle 15, avrà luogo un brevissimo rito civile (più solenne commemorazione si terrà prossimamente in Palazzo Vecchio) e subito dopo si muoverà il corteo che, partendo dall'Università, percorrerà via degli Arazzieri, via 27 Aprile, piazza Indipendenza (dove sosterà dinanzi alla sede del Ponte), viale Lavagnini e piazza della Libertà, dove si scioglierà; la salma sarà quindi tumulata nei cimitero di Tréspiano. Verso sera,.attraversata la piazza umida e grigia, gli amici st sono ritrovati, spontaneamente, alla redazione del Ponte:' affranti, con un nodo alla gola (Piero Calamandrei, come ha avuto fieri avversàri, così ebbe amici caldissimi), gli uomini che gli sono stati più vicini in questi ultimi anni, provenienti da ambienti e fedi diverse, l colleghi dì studio, gli allievi, i compagni di « Unità Popolare », hanno continuato a parlare di lux, nella saletta che ospita la redazione della sua rivista, come se Calamandrei dovesse entrare da un momento all'altro, e potesse salutare tutti, col suo gesto largo, il sorriso cordiale, la gioia o lo sdegno che gli davano a volte un impeto biblico: di profeta, ma di -profeta toscano, che si tiene al concreto, dileggia le misticherie, e tuttavia serba in petto un'anima di poeta. I più anziani ricordavano le sue cose più antiche, i suoi primi studi, i suoi primi successi come avvocato e come scrittore, le sue passeggiate, a piedi e in bicicletta Ce in bicicletta Calamandrei è continuato ad andare fino a tre anni or sono, poi, ogni qualvolta doveva spostarsi, prendeva un tassì); i più giovani la sua opera di maestro, di politico, di storico e di polemista, consegnata per tanta parte al Ponte (anche nell'ultimo numero), che nel giugno scorso aveva festeggiato il primo decennale e che si apprestava ad inaugurare i « Quaderni del Ponte >; e in tutti vi era, come sempre accade, l'incredulità e lo sgomento. Raramente, davvero, una vita di studioso e di uomo d'azione è stata spezzata cosi duramente. Calamandrei, di cui gli avversari politici avevano favoleggialo un declino, era al culmine della sua operosità. Lavorava moltissimo, con una dieta ascetica, ed era pieno di idee, di iniziative, . per la rivista, la professione, la politica. Aveva partecipato alle elezioni comunali a Firenze, nel maggio scorso, contrapposto a La Pira, con la ferma convinzione di agire per il bene della città. Da pochissimi giorni, nella sua villa del Poveromo; in Versilia, aveva corretto per la Rivista' di Diritto Processuale, delia quale era condirettore, le bozze di due note e di un necrologio, {'una sulla prima sentenza della Corte Costituzionale, l'altra su una ordinanza della Cassazione che dichiara, secondo Calamandrei a torto, manifestamente infondata la questione della incostituzionalità dell' ergastolo, e il necrologio sul grande processualista sud-americano Eduardo J. Couture. E aveva scritto l'introduzione a un libro sulla mafia, stava curando il sesto volume dei suoi Studi di diritto processuale civile, pensava a continuare le sue Istituzioni, a riordinare il suo grande archivio di documenti su Benvenuto Cellini dal quale aveva tratto gl'inediti pubblicati sull'ultimo numero del Ponte, a pubblicare una edizione di Tutto Cellini per i classici Ricciardi, pronto sempre a lasciare la penna per la toga, per quei processi, anche politici, come quelli di Renzi e Aristarco, di Carità, di Parri, di Dolci, che lo videro accusatore o difensore apoassionato, ma sempre lucidissimo. Nel suo libro Elogio dei giudici fatto da un avvocato c'è una immagine che stasera è tornata alla memoria di molti: è un disegno, la bilancia della Giustizia; su un piatto, una pila di libri, sull'altro, una rosa, che da sola pesa più dei gravi tomi giuridici. La gentilezza, la bontà, valgono più della sapienza. Calamandrei aveva, giorni or sono, terminato il necrologio di Eduardo J- Couture ricordando appunto quella rosa, per deporta sulla memoria dell'amico. Giovanni Grazzini