Coppi e Bertoglio ammessi a disputare l'ultima prova del campionato su strada di Vittorio Varale

Coppi e Bertoglio ammessi a disputare l'ultima prova del campionato su strada IL MOMENTO POLEMICO CHE IL CICLISMO ITALIANO ATTUA VERSA Coppi e Bertoglio ammessi a disputare l'ultima prova del campionato su strada Ne sono stoti esclusi Delilippis e Filippi in seguito od una revisione del punteggio • I tre fatti (he hanno agitato in questi giorni l'ambiente sportivo: le decisioni dell'Unione Ciclistica Internazionale, le accuse di professionismo a Baldini, il reclamo del campionissimo Che l'organizzazione ciclistica sia sul piano internazionale che sullo quello Italiano proceda fra continui incidenti e malumori è un fatto che per nutrire quasi quotidianamente le cronache dei giornali dimostra soprattutto come le persone e i metodi e le leggi che la governano lascia' no molto a desiderare — sia come competenza che come adattabilità ai tempi in continuo mutamento sebbene, salvo qualche miglioria meccanica, le biciclette da corsa d'oggidì non differiscano sostanzialmente da quelle di cinquantanni fa. Tre fatti, o < casi >, si sono appunto avvicendati da qualche giorno a riguardo delle corse e dei corridori, sollevando discussioni e polemiche — tutt'altro che esauritesi come ognuno avrebbe desiderato. Essi sono: 1. problema dei gruppi pubblicitari di ditte estranee all'industria ciclistica per la loro partecipazione alle corse classiche; 2. accusa di professionismo al neo-primatista dell'ora Baldini, tuttora riconosciuto .dilettante dal regolamento nazionale; 3. esclusione dei corridori Coppi e Bertoglio dall'ultima prova di campionato, f.ssata per domenica prossima a Legnano, e ciò in forza d'un deliberato della Commissione tecnico-sportiva dell'U.V.I. la cui arbitrarietà ed ingiustizia apparve palese a chiunque appena conosciuto. Del primo c caso > qui ci slamo ripetutamente occupati esprimendo un'opinione che soltanto casualmente appariva contraria al pensiero dell'U.V.I. e delle ditte extrasportive che in Italia finanziano le squadre pubblicitarie e favorevole, invece, alla presa di posizione degli organizzatori — i quali, alla resa dei conti, null'altro chiedono che di essere riconosciuti padroni di invitare chi vogliono alle manifestazioni da essi indette. Si tratta d'una questione non soltanto morale, ma essenziale per la continuità e la vita delle classiche competizioni su strada, tanto che a suo tempo destò sorpresa che i dirigenti dell'ente internazionale con un provvedimento intempestivo e unilaterale avessero tentato d'imporre la propria volontà agli organiz-* zatori. Si sa come questi hanno risposto (« Piuttosto, non organizzeremo più corse >), e si sa puro com'è finita l'altro ieri la riunione che a Parigi ha messo di fronte i propugnatori dei due sistemi. Il compromesso che n'è risultato rimarrà valido Ano alla primavera ventura; esso riconosce agli organizzatori delle corse francesi e belghe quel diritto che l'U.C.I., l'U.V.I. e qualche altro mettevano in discussione; e se per avventura il promotore della più imminente di queste corse (ch'è la ParigiTours'di domenica 1 ottobre) per generosità volesse accettare l'iscrizione dei corridori facenti parte di qualche gruppo pubblicitario, tacitamente è inteso che nessun rimborso spese o indennizzo di sorta verrà loro corrisposto, a differenza delle squadre di marche ciclistiche. Insomma, è l'accettazione da parte dei gruppi extra-sportivi di versare, sia pure sotto altra forma, quel diritto di « pedaggio > che gli organizzatori parigini fin dalla scorsa Parigi-Roubaix avevano posto come condizione (e che i loro colleghi milanesi percepiscono attraverso normali contratti di pubblicità sul loro giornale). Come qui dicevamo ultimamente, trattandosi principalmente d'una questione finanziaria le due parti avrebbero finito per trovare un punto d'incontro. E' vero che non siamo ancora arrivati all'accordo pieno, ma non ci si è lontani come prima della riunione. Per quanto concerne il « caso Baldini », le acque sembrano ritornate tranquille, dal momento che la risposta del C.O.N.I. alla nota ricevuta dal segretario del Comitato olimpico internazionale dovrebbe significarne la chiusura, il suo passaggio agli archivi cioè. Me. glio cosi, anche se, sia pure come espressione strettamente pta«rctglcttnarssslliqgq personale, non ci sembra che tutto il rumore fatto attorno alla paventata rinuncia del « romagnolo volante > dalle gare di Melbourne fosse giustificato appieno. Oltre alla legittima speranza di tanta brava gente di veder il corridore italiano rinnovare laggiù 11 successo di Ordrup vincendo inoltre la prova su strada se non troverà uno più veloce di lui nella volata Anale, ci sono le ambizioni e il prestigio dei dirigenti da soddisfare; elementi, come si.sa, pericolosissimi. Non è il caso che pròprio noi s'insista sulla gravità dell'episodio del giro d'onore dopo il record con la maglia pubblicitaria indosso, ma questo volersi scandalìzzare a freddo pei l'accusa di professionismo all'indirizzo del nostro campione, la stessa che nel passato fu fatta a notissimi atleti quali Ladoumègue, Haegg ed altri compreso lo stesso Nurmi che si videro esclusi dall'Olimpiade, non sembra, al postutto, ragione valida per negare la ipocrisia del cosidetto « giuramento olimpico ». C'è ancora qualche ingenuo che crede al dilettantismo dei prescelti oggi per Melbourne, come ieri di quelli che andarono ad Helsinki o l'altro ieri a Los Angeles? Meglio, almeno, intrattener¬ ci su chi la professione di macinato™ di chilometri a forza di garetti svolge alla luce del sole e con tutte le carte in regola, ricavando premi e ricchezza in quantità, ed ora giunto al tramonto della propria carriera, non vorrebbe vederselo ostacolato da arbitrarie ed erronee interpretazioni di regolamenti-— com'è accaduto a Coppi. La soluzione che iersera la Commissione d'appello ha dato al ricorso presentato a difesa degli Interessi di Coppi, è null'altro che quella unanimamente attesa, sicché non varrebbe la spesa d'un commento se non per mettere in evidenza con quanta leggerezza e precipitazione abbia agito l'altro organo dell'U.V.I. — quello il cui deliberato è stato cassato. Difetti del genere, ed altri, affiorano periodicamente nell'operato federale a denunciare una crisi permanente d'insufficienza — un sintomo della quale è stata l'incapacità degli addetti a identificare gli arrivati dopo il sesto nella corsa di Prato. Dopo questo fallimento, chissà se il loro presidente Di Cugno continuerà a pretendere che gli « ufficiali di gara » siano intoccabili e infallibili. Vittorio Varale

Persone citate: Baldini, Bertoglio, Coppi, Di Cugno, Filippi, Nurmi

Luoghi citati: Helsinki, Italia, Legnano, Los Angeles, Melbourne, Parigi, Prato