Un grave errore sulla carta di navigazione dello "Stockholm,, di Gino Tomajuoli

Un grave errore sulla carta di navigazione dello "Stockholm,, L'inchiesta a New York per l'affondamento dell'* Andrea Doria» Un grave errore sulla carta di navigazione dello "Stockholm,, Esso riguarda la posizione del faro non lontano dal quale avvenne lo scontro col transatlantico italiano - Contraddizioni di un giovane ufficiale svedese - Manca un documento di bordo (Dtl nostro corrispondente) New York, 21 settembre. ■ U carta di navigazione usata dall'equipaggio: dello < Stockholm » era veicolila di due anni e Indicava in maniera errata la posizione del faro di Nantucket, Questa sorprendente rivelazione è emersa stamane alla Corte distrettuale di New York, dove Eugene Underwood, legale della Società di navigazione « Italia >, ha continuato per H terzo giorno l'escussione del teste più Importante dell'equipaggio svedese: l'ufficiale Ernest CarstensJohansen. Johansen, un giovane bruno, di robusta corporatura, era al comando dello Stockholm la notte della collisione con l'Andrea Doria. Terzo ufficiale a bordo della nave svedese, Johansen aveva assunto la responsabilità della navigazione alle 9,40, quando il capitano si era ritirato nella sua cabina per riposare. Il capitano dello Stockholm non ritornò sul ponte che dopo lo speronamento dell'Andrea Doria. Il transatlantico italiano affondò a sud del faro di Nantucket la mattina del 26 luglio. Dopo tre giorni di interrogatori, Il legale della Compagnia < Italia » ha apparentemente Indebolito la posizione difensiva dell'equipaggio dello Stockholm. Premuto dalla dialettica insidiosa dell'avvocato Underwood, l'ufficiale ventlselenne Johansen ha fatto le seguenti dichiarazioni: 1) Fino alla sera del 25 luglio egli non aveva mai comandato una nave in cattive condizioni di visibilità; 2) Solo da due mesi si trovava sullo Stockholm; 3) Il timoniere di turno, al momento della collisione, è di temperamento distratto e ha la « tendenza a occuparsi delle cose che gli stanno intorno piuttosto che del compasso e della rotta »; 4) Poco prima dell'incidente le luci dell'Andrea Doria furono oscu rate da un banco di nebbia. E' a o l a ; e . da considerare che fino a ieri la Società svedese affermò categoricamente che la.notte del 25 luglio lo Stockholm aveva navigato in perfette condizioni di visibilità. Questa mattina il terzo ufficiale dello stockholm ha dichiarato che il suo capitano non gli aveva lasciato alcuna indicazione scritta su quello che va generalmente chiamato il < brogliaccio degli ordini per la notte». E' stato chiesto a Jchansen per quale ragione il comandante non avesse consegnato alcun ordine scritto. iVuiliciale ha risposto che il capitano non se n'era andato definitivamente, ma avrebbe dovuto tornare da un momento all'altro. Il comandante svedese abbandonò il ponte per circa due ore. Allo scopo di comprovare le dichiarazioni di Johansen l'avvocato Underwood ha domandato se fosse possibile controllare il «libro degli ordini per la notte», Johansen ha risposto che tale libro era andato perduto là notte della collisione. Una delle cose che più hanno sorpreso 11 legate italiano è che sui libri di bordo dello Stockholm non ci fosse alcuna evidenza delle correzioni di rotta ammesse verbalmente da Johansen « C'è una piccola differenza — ha risposto l'ufficiale svedese — tra il nostro metodo e quello americano. Noi facciamo le correzioni a manovra avvenuta, non prima». Johansen ha affermato che la corrente spingeva lo Stockholm verso Nord, e per tale ragione dovette correggere la rotta due volte: ogni volta, di due gradi. L'avvocato Underwood ha osservato che in base alle dichiarazioni di Johansen lo Stockholm si sarebbe trovato, alle undici di sera, sulla rotta del faro di Nantucket. Varie speculazioni sono state fatte al riguardo. Qualcuno ha avanzato l'ipotesi che . il terzo ufficiale dello Stockholm abbia potuto scambiare la luce del faro con le luci dell'Andrea Doria: ma altri la escludono in' modo assoluto. Johansen ha avvistato per la prima volta- l'Andrea Doria sullo schermo del radar quando la nave italiana distava dodici miglia. La seconda rilevazione fuv fatta a otto miglia, e la terza a sei. Johansen afferma ancora che non riuscì a vedere le luci del Doria se non quando si trovava a uh miglio e otto decimi. Perché? Johansen non ha saputo rispondere. «E* quello che mi domando anch'io», ha detto. Poi ha ammesso che le luci del transatlantico Italiano avrebbero potuto essere «oscurate» da un banco di nebbia Johansen non fu in grado di intuire la ragione per la quale le luci del Doria non erano visibili ad occhio nudo a meno di due miglia di distanza. Egli fu probabilmente Ingannato dal chiarore lunare, e non individuò in tempo utile 11 « banco di nebbia » dietro il quale avanzava l'Andrea Doria. Johansen ha ammesso di essere stato « sorpreso » dal fatto che le luci del Doria non emergevano dalla foschìa dell'orizzonte. «Fino all'ultimo non pensai che fosse una nave di grande tonnellaggio. Supposi Invece che si trattasse di ucAs«cdddncdlndlrpSoCcantvRsgaImgDedvpc una piccola unità, assai veloco, della m°-H"° americana». A questo punto gli esperti osservano che dna più areffratà «lettura, del radar» avrebbe consentito di valutare approssimativamente la stazza e la dimensione della nave. « Quando una nave è grande — ha dichiarato un esperto americano presente all'udienza — la ciminiera e il ponte di comando emergono sulla linea dell'orizzonte assai prima di una nave piccola e bassa, per via della curvatura terrestre ». Dalle deposizioni dell'ufficiale Johansen si è potuto dedurre che «non tutto è andato perfettamente» a bordo dello Stockholm, E' anche vero, pe¬ roiiHiiiiiiiimiiiiiiiiiiniiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii rò, che la fatale collisione è stata il frutto di un insieme di avverse, circostanze. Da una parte lo Stockholm navigava in tempo chiaro, dall'altra la Andrea Doria procedeva in una nebbia assai densa. Le due navi si sono scontrate, apparentemente, al limite del banchi di nebbia. Notevole altresì 11 fatto che nel disastro è andato perduto 11 documento relativo all'«ordine di servizio notturno» della nave svedese; inoltre sembra accertato che quest'ultima al momento dello scontro era fuori rotta di circa tre miglia. Gino Tomajuoli

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