Nasser offre nuovi negoziati per il timore del boicottaggio di Enrico Altavilla

Nasser offre nuovi negoziati per il timore del boicottaggio Nasser offre nuovi negoziati per il timore del boicottaggio Egli propone al Consiglio di Sicurezza dell'ONU che un comitato di otto Potenze riprenda in esame la crisi - La gestione del Canale è già passiva e l'Egitto difetta di valute pregiate (Dal nostro inviato speciale) Il Cairo. 17 settembre. In una nota inviata stasera al Consiglio di Sicurezza, l'Egitto propone all'O.N.U. la nomina di un Comitato di otto Nazioni per discutere un accordo sulla gestione del Canale di Suez. Le otto Nazioni dovrebbero essere scelte per via diplomatica. Con questa mossa, Nasser vuole togliere il vento dalle vele della Conferenza che si riunirà dopodomani a Londra. L'azione diplomatica egiziana, peraltro, tradisce ti nervosismo per le decisioni che adotterà la Conferenza dei *diciotto>. Nasser non teme più un intervento militare e lo snowdown da parte della costituenda Associazione degù utenti, ma è allarmato per la possibilità di sanzioni economiche. Questo timore è evidente anche nella lunga nota indirizzata all'ONU, anche se essa è fatta in gran parte da affermazioni propagandistiche già note, contro il bellicismo degli alleati e i rischi del « piano Eden ». E Nasser non ha torto: già ora la battaglia per il Canale di Suez si sta spostando dal terreno militare a quello economico. Gli egiziani credono ohe la t Associazione .degli utenti del Canale» non soltanto non tenterà di aprirsi con la forza il passaggio fra Porto Said e Suez, ma probabilmente non effettuerà neanche l'esperimento di inviare un convoglio-cavia nelle acque del Canale, perché l'esperimento sarebbe destinato a sicuro fallimento. E sarebbe destinato a sicuro' fallimento anche se l'Egitto non dovesse opporsi al passaggio delle navi. A questa convinzione gli egiziani sono indotti anche dalle dichiarazioni fatte .dai piloti che atanno abbandonando il Paese. Così l'americano Almer Beale, un veterano della navigazione nel Canale, ha detto oggi: « L'Associazione degli utenti rappresenta tecnicamente un progetto ridicolo ed irrealizzabile. Queste cose sono: bello sulla carta, ma impossibili in pratica ». E ieri un altro pilota prima di partire aveva detto: «Chi «0 la sentirebbe di far viaggiare' un treno su. una: linea a binario unico, anche disponendo dei macchinisti più esperti, senza i capistazione e gli addetti agli scambit Prima o' poi, un disastro sarebbe inevitabile». Dato poi che la navigazione nel Canale continua ad essere regolare, anche se oggi è stata leggermente più lenta, gli egiziani non credono di dovere più temere un gesto di forza. Essi cominciano, però, a temere le conseguenze economiche che deriverebbero da un eventuale dirottamento di tutte le navi occidentali sulla rotta del Capo di Buona Speranza e da un àncora più severo boicottaggio economico. Già oggi essi gestiscono in perdita il Canale, perché oltre i tre quinti dei diritti di passaggio vengono pagati all'antica Compagnia Universale del Canale; e nel caso di un dirottamento del novanta per cento del traffico su un'altra rotta, ' P Egitto dovrebbe affrontare una crisi economica, perché non potrebbe non continuare a pagare i giganteschi stipendi, 'con cui ha attirato decine di piloti, e non affrontare tutte le spese di manutenzione degli impianti tecnici. Ora, già adesso l'Egitto ha scarsezza di divise pregiate, come è provato dal fatto che il governo del Cairo — secondo un quotidiano del Cairo — ha deciso di rifiutare tutte le offerte di ditte occidentali, anche se molto favorevoli, per i lavori pubblici in Egitto, perché d'ora in poi preferirà deviare le sue correnti commerciali verso i «Paesi amici». Sono state cosi respinte le offerte di una ditta francese per costruire al Cairo impianti per filtrare l'acqua, e sono state avviate trattative con fabbriche russe e cecoslovacche, a cui verrà affidato questo lavoro. Nella decisione del governo egiziano, i circoli diplomatici vedono la conferma del fatto che le riserve valutarie si stanno esaurendo e che II Cairo non sarebbe più in grado di far fronte a impegni con industrie occidentali. D'altra parte non si può non seguire senza qualche preoccupazione lo slittamento del governo egiziano, che potrebbe essere seguito da altri Paesi arabi,, verso la zona di influenza economica sovietica. Già il fatto che i russi, inviando i primi quindici piloti, i quali si faranno raggiungere al più presto dalle fami¬ glie, si siano assicurati una testa di ponte in Egitto, è considerato preoccupante negli ambienti occidentali; ed o questo proposito, si afferma che l'ambasciatore sovietico Kisselev, il quale ha avuto oggi un nuovo colloquio di oltre un'ora con Nasser, ha offerto di fare arrivare quanto prima altri piloti e tecnici. (I primi quindici piloti hanno dichiarato oggi: < Saremmo disposti a cominciare il lavoro anche subito, si tratta di compito molto facile >; ma gli egiziani, meno ottimisti, hanno deciso di affidare loro le prime navi solo fra una settimana o anche più tardi, dopo un periodo di tirocinio). Economicamente l'Egitto è vulnerabile anche in molti altri settori; e la solidarietà dei Paesi arabi, forse possibile sul terreno militare nel caso di un intervento armato francobritannico, è almeno dubbia se questi Paesi dovessero essere chiamati a sostenere economicamente l'Egitto con. prestiti o con altre facilitazioni. Del resto gli arabi sono già ora preoccupati per , gli investimenti stranieri, che rischiano di perdere in seguito alla crisi per il Canale; e di conseguenza potrebbero consigliare all'Egitto di usare moderazione e di cercare un compromesso. Non sapremmo dire se a questa conclusione sia arrivato il comitato politico della Lega Araba, che si è riunito stasera al Cairo per ascoltare una relazione del ministro degli Esteri egiziano Fau-zi; ma possiamo ricordare che è stato ancora una volta evitato di fissare la data per la convocazione della cosiddetta « controconferenza», cioè del convegno che Nasser vorrebbe indire fra i venti Paesi che hanno aderito alla sua tesi per la gestione tutta egiziana del Canale. E si è fatta anche più improbabile, per lo stesso motivo, la convocazione della conferenza dei < Paesi di Bandung ». E' impossibile sapere se le correnti moderate del mondo arabo riusciranno a prevalere, sottolineando i rischi della crisi economica e della conseguente inevitabile penetrazione comunista; ma è convinzione di molti diplomatici che con le pressioni economiche ti po¬ trebbero ottenere, almeno in parte e sempre a condizione di evitare a Nasser una perdita di prestigio, i risultati che le minacce militari non hanno fatto scaturire. Parole di moderazione sono state pronunciate oggi anche da Krishna Menon, l'inviato speciale di Nehru, arrivato oggi al Cairo, dove ha avuto due colloqui con Nasser e'dove si tratterrà fino, a mercoledì mattina prima di proseguire per Londra. Menon ha escluso di voler ' svolgere . opera di mediazione fra l'Egitto ed il gruppo dei « diciotto », ma ha dichiarato che, a suo parere, vi sono ancora buone possibilità di giungere ad una soluzione negoziata di compromesso. Enrico Altavilla