Il medico torinese travolto dal masso morì dissanguato dopo una lucida agonia di Remo Lugli

Il medico torinese travolto dal masso morì dissanguato dopo una lucida agonia I>n spaventosa disgrazia alta hase della «(Piramyde de Vacui» Il medico torinese travolto dal masso morì dissanguato dopo una lucida agonia lo assisteva il collega sue ultime parole sono e compagno di escursione che cercò invano di arrestare l'emorragìa - Le state: "lo vado, saluta i miei genitori„ - E' spirato mormorando preghiere (Dal nostro inviato speciale) Courmayeur, 15 settembre. La salma del dott. Alberto Abrate, il medico delle Molinette precipitato nel pomeriggio di ieri sul ghiacciaio del Monte Bianco, mentre scendeva in compagnia di un amico e di due guide dalla Piramyde de Tacul, ha lasciato Courmayeur oggi alle 17, alla volta di Alba, dove la famiglia risiede in via Diaz 12. Seguivamo il furgone funebre gli affranti genitori — il dottor Tommaso, medico condotto di Alba, e la signora Secondina G-ramaglio — che erano qui accorsi a mezzogiorno, dopo avere appresa, per telefono, la tragica notizia. Essi hanno subito voluto vedere il figlio. Accompagnati dal compagno di escursione della vittima, dott. Albonlco e dal maresciallo dei carabinieri Revello, hanno raggiunto la camera mortuaria del cimitero e si sono gettati, piangendo, sul povero corpo martoriato dalle ferite. La madre gridava: « Non è vero, non è vero ». La tragedia l'ha sconvolta. Si rivolgeva al marito, e indicando il figlio morto dicera: « Curalo che guarisce. Adesso lo portiamo ad Alba e tu lo cur»>. Il dott. Abrate e il dott. Albonlco erano arrivati a Courmayeur nel pomeriggio di giovedì, a bordo di una < 1100 » provenienti da Torino. Avevano in animo di effettuare una scalata di un certo impegno. Non era la prima volta che attaccavano in compagnia una parete di roccia. Entrambi ventottenne s'erano cresciuti insieme; insieme avevano frequen- tato le elementari e poi il liceo e poi l'Università; insieme si erano laureati in medicina, in sterne avevano conosciuto la passione per l'alta montagna. L'Abrate, che aveva seguito la specializzazione della chirurgia, era anestesista alle Molinette e abitava a Torino in via Sant'Anselmo SO. L'Albonico specializzato nelle malattie del ricambio, è assistente volontario al Maria Vittoria e abita in via Marengo 6. Nei giorni scorsi progettavano un'escursione alpina e giovedì partivano. Alla società delle guide di Courmayeur si accordavano con Albino Pennard e Attilio Ottoz, la guida che il 7 agosto scorso accompagnò sul monte Bianco il medico condotto di ComacrJuo e il suo ragazzo di •appena otto anni. Ieri manina alle 8 tJ gruppo i saliva sulla funivia t raggiunloeva il rifugio Torino. Da qui, dopo una camminata di un'ora sul ghiacciaio, era alla base della Piramide ed in cordata attaccava la parete. L'ascesa, lenta e cauta, aveva un ottimo svolgimento. I quattro toccavano la cima alle H. Mezz'ora dopo iniziavano la discesa a corda doppia. La sciagura è avvenuta alle lt,30, quando gli alpinisti erano a una decina di metri dalla base della Piramide. La guida Ottoz era isolata e stava recuperando le corde. Il suo collega Pennard era a una decina di metri da lui. I due medici erano un po' più sotto, Albonico in piedi su un terrazzino costituito da uno spuntone di roccia largo un paio di metri e Abrate sotto a questo masso e ad esso legato, intento ad effettuare l'ultimo tratto di discesa. Una corda di sicurezza lo legava anche al Pennard. Ad un tratto il dott. Albonico, appoggiando la schiena alla roccia, per riposarsi, ha puntato i piedi sul bordo dello spuntone. II masso, che anche le guide poco prima avevano giudicato sicuro, era invece in equilibrio instabile. Con uno schianto si staccava dalla parete e sprofondava, con esso precipitavano il dott. Abrate, che vi era appeso e il dottor Albonico che vi era appoggiato. Il macigno, nella sua caduta, tagliava la corda di sicurezza che legava VAbrate e che, tendendosi, stava per entrare in azione. Il blocco di roccia, che si calcola fosse del peso di tre tonnellate, rotolava sulla sinistra perdendosi poi per un ripido colatoio; il dottor Albonico andava a cadere nella prima buca fatta dal macigno nella sua caduta sulia neve e li si arrestava. Il dott. Abrate, invece, dopo essere finito sul ghiacciato, continuava a precipitare ruzzolando per quasi duecento metri. Si fermava proprio su un profondo crepaccio, le spalle su di un bordo e i piedi sull'altro bordo. Il dott. Albonico, seppure intontito e contuso, si rialzava subito, l'Abrate invece restava immobile. Le guide si calavano rapidamente sul ghiacciaio pochi minuti dopo accorrevano in suo aiuto, assieme all'altro cliente, lo legavano con una corda e lo trascinavano al sicuro. L'Abrate appariva gra¬ tlllllllllllllllllllllllltllflllllllllllllllllllillllllll vissimo, ma tuttavia era cosciente. All'amico, che premurosamente cercava di fargli coraggio, diceva: <Non ce là faccio, sarà inutile tutto >. Aveva il braccio sinistro quasi strappato dalla spalla e il sangue usciva copiosamente allargando intorno al gruppo, sul bianco della neve, una vasta macchia rossa. Il dott. Albonico correva a cercare il suo tascapane nel quale aveva alcuni medicinali, e praticava all'amico un'iniezione di coramina. Ottoz, intanto, decideva di partire alla volta del rifugio per andare a chiedere aiuto. Ma, come l'Abrate intuiva, tutto era vano. Il povero giovane sentiva le sue forze abbandonarlo a poco a poco. Stringeva con la destra la mano dell'amico. « Io vado — diceva — tu saiuta mia madre e mio padre*. Poi aveva parole di ammirazione e di ringraziamento anche per le guido che erano riuscite a toglierlo dal crepaccio. Pochi minuti prima della fine, sopravvenuta verso le 18, l'Abrate si metteva a pregare. Infine la parola gli si spegneva sulle labbra ed egli esalava l'ultimo respiro. Dal rifugio < Torino >, Ottoz telefonava all'Ufficio Guide di Courmayeur e dava l'allarme. Con una corsa speciale della funivia partivano le guide Silvano, Camillo, Franco e Francesco Salluard, Cesare Oex ed Eugenio Bron. Esse arrivavano sul luogo della sciagura verso le 22, mentre la luna si copriva di nubi. Il dott. Sincero, medico condotto del paese, ha eseguito stamattina la perizia necroscopica sulla salma. L'Abrate è morto per dissanguamento: ia posizione della ferita, all'attacco del braccio alla spalla, era tale da impedire qualsiasi tentativo di arrestare il deflusso del sangue. Il dott. Albonico è partito per Torino alle H assieme al fratello che era accorso a Courmayeur non appena ricevuta per telefono la drammatica notizia. Remo Lugli Il dott. Alberto Abrate