Le impenetrabili ville dei nuovi capi sovietici

Le impenetrabili ville dei nuovi capi sovietici m IN MEZZO AL VERDE RESINOSO DEL "BOSCO D'ARGENTO Le impenetrabili ville dei nuovi capi sovietici Robuste palizzate circondano le marmoree costruzioni quasi a segnare un nuovo sentimento di separazione sociale - Nessun nome ai cancelli ma guardie in borghese sorvegliano costantemente le ricche dimore lungo le rive della Moscova (Dal nostro corrispondente) Mosca, settembre. m Coi riformarsi dei ceti medi e dei ceti elevati si diffonde nella Unione Sovie- • tica un sentimento di separazione sociale che si esprime attraverso le palizzate. Alludo alle robuste palizzate di legno, spesso intessute di filo spinato, che . circondano gelosamente le dace sparse netta campagna boscosa della regione di Mosca. Chi ha il suo pezzo di terra, e la sua villetta, ama proteggerli dal resto del mondo sovietico, e nello stesso tempo affermare concretamente il possesso personale .e privato. Sovente intorno alle dace corrono alte muraglie di legno, cosi compatte e senza un foro che è impossibile spingervi dentro un fuggevole sguardo indiscreto; l'isolamento risulta rigoroso e si indovinano, di là da quelle, piccoli mondi impermeabili ad ogni infiltrazione esterna, come compartimenti stagni. A Mosca la gente vive a contatto di gomito, l'affolla' mento comincia nelle case dove le famiglie coabitano strettamente, e le stanze risultano quasi sempre gremite di letti affiancati come nei dormitori, ed è raro intravvedere un soggiorno, un salotto, uno studio. L'isolamento domestico è un mito. I moscoviti che hanno la fortuna di abitare in alloggi di soffitto alto, ricavano nuovi ambienti costruendo, nell'interno delle camere, assiti orizzontali cui si accede grazie a scalette di legno. Fuori casa, le maree umane invadono ogni angolo. I negozi, i cinema, i teatri, i ristoranti, i filobus, i giardini, risultano sempre battuti. Nel numero del tS agosto il più diffuso settimanale sovietico, ed alludiamo ad Ogonlok, illustrò efficacemente l'affollamento delle stazioni ferroviarie. Il tetto di un treno appariva letteralmen¬ mi iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiii te stipato di gente che non aveva trovato posto nell'interno; sullo sfondo di un bagagliaio, spiccava la fotografia di un uomo seduto sulle valigie che non era riuscito a consegnare al deposito dopo due ore di attesa. L'affoilamento della capitale dell'URSS si avverte specialmente la domenica. Le moltitudini si concentrano nei parchi di cultura o lungo la Moscova settentrionale dove si allarga il « mare di Mosca». A queste rive migrano centinaia, di migliaia di cittadini che si portano dietro il cibo e danno vita ad un immenso bivacco balneare. Non esistono né cabine né ristoranti, la gente si spoglia all'aperto, e salva il pudore arrivando con il costume già bello ed infilato sotto l'abito, e conservandolo addosso, umido se non fradicio, anche quando si riveste per andare a casa. Ma il quadro cambia nel siribrlni bor (bosco d'argento), ai margine occidentale di Mosca, dove comincia il mondo delle dace e dell'isolamento. Tra pini ed acque chiare corrono rive molli, frequentate solo da un pubblico scelto. Nel verde resinoso dei siribrlni bor sono sparse molte ville di campagna dei nuovi aristocratici, grandi dirigenti industriali, alti burocrati, gerarchi del partito, generali dell'esercito. Attraverso i recinti e le siepi di arbusti s'intravvedono giardini pezzati di aiuole fiorite, alberi di mele splendenti, poltrone a sdraio e nello sfondo le dace dipinte nitidamente di verde e di bianco, con i legni verniciati e ben mantenuti ed i tetti sormontati dalle antenne televisive. Sono spesso a due piani, i proprietari vi abitano comodamente, non mancano le stanze per il personale di servizio, per le bambinaio, le cuoche e le istitutrici, né il garage per le Zis e le Zim. Al siribrlni bor si pos- nmmmmmmmmimminmmmikmiimmmmmmmmii sono incontrare molte delle dace a chiusura ermetica di cui abbiamo parlato. Occupano le dolci colline lungo la Moscova e si possono intravvedere di lontano tra il folto verde delle pinete private che scendono fino alle rive. Qui, accanto a leggiadri imbarcaderi di legno, appaiono ormeggiati i motoscafi personali, protetti da camicie di tela grigia. Impossibile avvicinarsi a queste dace: sono in mezzo a boschi- estesi e cinti da muraglie di legno alte tre ■ metri, e orlate di filo di ferro spinato. Impossibile spingervi oltre lo sguardo. Né, accanto ai portoni di ingresso, costruiti in legno pieno, appaiono scritti i nomi delle ville o dei proprietari o altre indicazioni all'irifuori del numero civico; e sembra che ogni cura sia stata > presa per eludere curiosità e indiscrezioni. Ma altri particolari possono attrarre il paziente osservatore: in cima agli stipiti dei portoni sporgono due riflettori puntati verso l'esterno, e sembrano messi li apposta per illuminare bene il volto del visitatore che pretenda di entrare una volta calata la sera. Una certa, aria di mistero forse induce ad immaginare che tra le ville del « bosco'd'argento » abiti qualche capo suprèmo dell'URSS. Una volta, trovandoci a passeggiare in questi luoghi, vedemmo una macchina fermarsi davanti ad un portone, e dopo qualche istante un battente fu spalancato da un paio di uomini in borghese, accanto ai quali comparvo la figura di un ufficiale della polizia scelta, con la visiera del berretto nera e lucidissima. Fino a quel momento, nessun segno aveva rivelato, dietro il portone di legno, l'esistenza di un corpo di pretoriani. Afa sarebbe inutile insistere; nell'Unione Sovietica non potete raccogliere notizie precise intorno alle abitazioni dei capi supremi. Mi hanno fatto notare, spesso, cinque ville di marmo rosa, simili nella architettura classicheggiante, non lontane dall'Università nuova, le quali sorgono allineate ma intervallate da spaziosi giardini, sopra il crinale delia collina che accompagna la più bella svòlta della Moscova. Di lassù il colpo d'occhio è stupendo: si sovrastano le gaie acque del fiume che lambiscono, dall'altro lato, la città sportiva con le sue nuove moli color avorio; e, più oltre, appare la distesa della città e i profili dei sette grattacieli e i bagliori d'oro delle cupole ortodosse. Le cinque ville di marmo rosa, a due piani, sono protette dal lato del fiume da una sola mvraglia di legno verde, lungo la quale, ogni cinquanta metri, incontrate uomini in borghese, muniti di identici impermeabili blu di foggia militaresca, i quali vi chiedono spesso dove siate diretti. Oltre il recinto, situato quasi accanto alla riva del fiume, potete scorgere il giardino che sale ripidamente la collina; ed anche li non è difficile scorgere, tra cespugli e arbusti, molti piantoni tn divisa. Agli uomini delia guardia esterna ho spesso domandato chi abiti le ville marmoree, e mi hanno sempre risposto: professori universitari. Altri russi, tra cui un rappresentante dell'ufficio stampa, ebbero invece a dirm» vagamente: il governo. Qualche anno fa, per la prima volta a Londra, camminavamo dalle parti di DowMng Street, desiderosi di vedere il celebre numero 10. Un ragazzino di forse dieci anni, cut chiedemmo aiuto, ci accompagnò volentieri fino alla porticina nera della casa dove tradizionalmente vivono i «premier» inglesi, vi posò sopra la mano con una certa aria spavalda, ed esclamò: <Nel nostro Paese tutti possono toccare la porta del primo ministro senza venir disturba» ti ». E cogliemmo, in quella tenera voce, una sfumatura di orgoglio democratico che ci rimase a lungo nella mente, fi piccolo ricordo personale ci ha accompagnati spesso -durante le nostre passeggiate moscovite, dandoci la misura di quanto possano essere diversi i costumi dei Paesi. Nell'Unione Sovietica l'automobile, oltre la dacia, costituisce un mezzo di separazione sociale. Le autovetture private sono poche ed è facile accorgersene uscendo di città alla domenica. Lungo le strade che si dipartono a raggiera dalla capitale il traffico è rado, si incontrano autocarri, corriere di servizio pubblico, furgoni frigoriferi, ma pochissime vetture. Durante un viaggio domenicale a Iasnaia Poliana, lungo i duecento, chilometri che vanno da Mosca a tuia, ne avremo incrociate si e no dieci, e nemmeno un distributore di benzina; e battevamo il primo' tratto di una grande via'di comunicazione, quella cTie congiunge Mosca con Simferopoli, cuore della Crimea. Per contrasto, pensiamo al quadro delle nostre strade specialmente nei giorni /estivi, quando le macchine si susseguono in fila -indiana nell'uno e nell'altro senso, e bisogna rifugiarsi nelle vie se condarie per trovare un po' di pace. Le grandi arterie sovietiche, al contrario, ap paiono quasi incontaminate, traversano l'alto silenzio di campagne e foreste deserte; i motori rompono radi la quiete elegiaca che vi ristagna da secoli: ed ecco perché l'automobile separa dalle folle e conduce allo splendido isolamento. Alfredo Todisco

Persone citate: Alfredo Todisco