Strazio di una zitella in un applaudito film spagnolo

Strazio di una zitella in un applaudito film spagnolo Strazio di una zitella in un applaudito film spagnolo Impressionante documentario sui campi di eliminazione nazisti - Festeggiatissimi al Lido Luis Dominguin e Lucia Bosè (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 5 settembre. La Spagna ha presentato oggi sullo schermo del Lido il suo secondo film, uno dei più attesi della rassegna: Calle mayor (« Il corso »), realizzato in comproduzione con la Francia, e diretto da Juan Antonio Barderò, che ne è anche il soggettista e lo sceneggiatore, sala bellissima: Il giovane Bardem è, con l'altrettanto giovane Berlanga, una delle nuove forze delia cinematografia spagnola; e per nuove intendiamo anche discretamente anticonformiste. Si sa infatti che egii non e troppo in odore di santità presso il regime franchista, il quale recentemente gli ha fatto anche sentire un po' di prigione. DI lui il pubblico italiano ha visto e apprezzato Muerte de un ciclista (da noi ribattezzato « Gli egoisti >) con l'interpretazione di Lucia Bosè, un film notevole cosi per quello che diceva come e forse più per quello che lo spettatore intelligente vi poteva cogliere in trasparenza: cioè i sensi di una desolazione sociale ben nascosti dietro a una vicenda privata di delitto e rimorso. Anche in Calle mayor, tale conversione dei personaggi nell'ambiente è nettamente avvertibile: e del resto già dal titolo, denotante la strada maggiore di una città di provincia, il film si annuncia descrittivo. In quella cittadina topograficamente indeterminata (ma la pellicola è stata girata a Palencia), dove la Spagna mostra la sua antica e immota faccia, e rintoccano i campanoni e si snodano lunghi cortei di seminaristi, la gioventù e la mezza età al annoiano; onde ricorrono al vecchio scampo delle burle. La prima è di gusto macabro: l'invio di una bara al domicilio di un ben portante; la seconda è crudele, e intorno ad essa gira tutto il film. Va detto subito che questa parte introduttiva persuade poco; e che l'imitazione del «Vitelloni) di Felllnl, vi rasenta la impudenza. Tra le persone che i nostri bontemponi di provincia vedono passare ogni giorno per il corso, è una ragazza non bella ma pateticamente attraente, che ha passato più che la trentina senza trovare avventori. Questa zitella che si va rasse¬ gnatamente disseccando accanto alla madre bacchettona sarà la loro vittima. Uno di loro la dovrà corteggiare, darle un'illusione d'amore. Per esser trovata da specialisti, ci pare una burla frigidissima, senza sviluppi che non siano prevedibili. E infatti quel Juan, il quale accetta di fare la parte del corteggiatore, vi sta subito come un suppliziato; mentre non si vede che i compagni si divertano molto. In quell'esemplare città di provincia, una, ragazza che sia accompagnata per un tratto di strada da un giovanotto, ha già diritto di sperare molto; se poi quel giovanotto la segue in chiesa, può sperare tutto. Sul volto della protagonista, la bravissima Betsy Blair (quella di « Marty »), l'illusione d'essere amata accende patetici, indimenticabili fulgori, appena guastati, subito dopo, da qualche leziosa superfluità. La scena di quando sente i passi dell'uomo nella chiesa vuota, e quella del primo bacio, sono fra i momenti più pieni del personaggio. Pretestuoso, sforzato, rimane invece quello del burlatore, che spaventato della carica di felicità che ha immesso nella sua vittima, stordito della parlantina di lei (veramente un po' troppa), vorrebbe ritirarsi. Ma i direttori della burla la vogliono portare alle ultime conseguenze; e quello si deve ufficialmente fidanzare con la poveretta, che sale cosi al settimo cielo. Ma cresce anche il rimorso di Juan, al punto ch'egli parla di volersi uccidere. Ne parla soltanto; in effetto è un vigliacco, che non sostenendo più la situazione, prende il partito di eclissarsi, lasciando a un suo amico di Madrid, sdegnoso censore di quell'ignobile burla, il difficilissimo incarico di aprire gli occhi alla illusa. E qui il passaggio di lei da un'eccessiva, trepidante felicità, alla più nera disperazione, alla più cocente vergogna, è significato in modo tanto sobrio quanto efficace dal regista e dalla Interprete. L'amico di Madrid vorrebbe togliere la zitella dal la gogna, portarla con sé alla capitale: ma quella ha un ritorno di fierezza, e salutato il pietoso, torna alla sua triste casa, alla sua triste vita, passando intrepida proprio per quella « Calle mayor >, dov'era sbocciata la sua falsa felicità. Con le fenditure che ai è det¬ to, il film riconferma le qualità di narratore moralista già palesate dal Bardem nella sua precedente opera; e se non l'intero racconto, molte pagine, e quasi tutto 11 personaggio centrale, s'imprimono nella memoria. Gli altri interpreti, tutti parecchi toni sotto alla protagonista, sono José Suarez, Yves Massard, Dora Doli e Lila Kedrova. Leo Pestelli

Luoghi citati: Francia, Madrid, Spagna, Venezia