Mollet tenta per la seconda volta un'azione pacificatrice in Africa di Sandro Volta

Mollet tenta per la seconda volta un'azione pacificatrice in Africa Venerdì Cornerà ad Algeri, dove fu fischiato e minacciato ■ \ Mollet tenta per la seconda volta un'azione pacificatrice in Africa Dinanzi al disastroso bilancio della guerriglia (tremila civili uccisi), persino i colonialisti sembrano disposti ad un compromesso • Il voltafaccia del maresciallo Juin (Dal nostro corrispondente) Parigi, 3 settembre. Guy Mollet andrà venerdì prossimo ad Algeri. Ufficialmente andrà a trovare il ministro-residente, Robert Lacoste, che nei giorni scorsi ha subito una gravissima operazione: gli è stato asportato un rene e dovrà rimanere alcune settimane in clinica. Però gli ultimi sviluppi della situazione algerina, in relazione anche alla questione del Canale di Suez, fanno attribuire una grande importanza a questo viaggio del presidente del Consiglio, che potrebbe segnare l'inizio del capovolgimento di tutta la politica seguita finora dalla Francia in Algeria. Il primo viaggio di Guy Mollet ad Algeri era stato compiuto nel febbraio scorso, subito dopo la costituzione del suo Ministero. Le gravissime violenze, con le quali era stato accolto dai più scalmanati esponenti del colonialismo, avevano fatto fallire allora la sua missione che avrebbe dovuto essere una missione di pace, d'accordo col programma sostenuto durante la campagna elettorale dai socialisti e dagli altri partiti che, insieme a loro, facevano parte del Fronte repubblicano. Le conseguenze furono un aggravarsi della situazione, che finì per degenerare in una vera e propria guerra, in cui sono oggi impegnati circa mezzo milione di uomini del corpo di spedizione francese nell Africa settentrionale. La questione del Canale di Suez, dimostrando quale errore sia stato quello di consentire a Nasser di arrogarsi la figura di campione dei popoli arabi, è stata probabilmente il motivo determinante del capovolgimento che sta verificandosi nella politica coloniale francese; ma è certo che, in ogni modo, l'azione di forza in Algeria poteva già considerarsi fallita. Invece dì venire circoscritta, la rivolta nazionalista si è estesa più che mai e 11 terrorismo ha aumentato di violenza: secondo 1 dati ufficiali comunicati oggi, le vittime dei terroristi sono già 3.083 fra la sola popolazione civile. Non si conoscono le perdite nei reparti combattenti. La guerra d'Algeria, che costa alla Francia un miliardo di franchi al giorno, ha d'altra parte paralizzato quelle iniziative di carattere economico e sociale, che avrebbero dovuto essere la principale caratteristica e la ragion d'essere di un governo a direzione socialista, mentre il richiamo alle armi di operai specializzati ha posto in condizioni difficili molte Industrie, atrofizzando la produzione e facendo-aumentare sensibilmente il costo della vita. Questo disastroso bilancio della guerra d'Algeria non poteva venire trascurato neppure negli ambienti più estremisti del colonialismo, che hanno in gran parte rettificato le loro posizioni e non nascondono più illllllllllllllllllllllllllllllllllllllH NINI il loro scoraggiamento. Tra le manifestazioni più clamorose di questa nuova situazione, c'è stato un discorso che il maresciallo Juin, sostenitore finora della maniera forte nell'Africa settentrionale, ha pronunciato nei giorni scorsi a Vichy, aderendo francamente alle tesi sostenute tante volte da MendèsFrance e dalla frazione di sinistra del partito socialista. Il maresciallo ha riconosciuto che non si può più pretendere che l'Algeria faccia parte integrante della Francia, c Credo —- ha detto — che la soluzione è in una federazione francese, largamente decentrata a beneficio delle parti che la compongono. Ognuna avrà il governo « di gestione > e anche di legislazione interna adatto alla sua personalità; il legame federale interverrà soltanto per prendere in comune le decisioni che interessano la politica generale economica, gli affari esteri e la sicurezza. In Algeria occorre un regime costituzionale ed elettivo, che rispecchi l'uguaglianza dei diritti ». Anche l'ex-residente ad Algeri, il gollista Jacques Soustelle, che era stato finora il campione della politica di integrazione con la Francia, imposta agli algerini con le armi, ha riconosciuto pubblicamente che « la ribellione si è immensamente estesa; la strategia delle forze francesi è cattiva; l'efficacia dell'amministrazione locale è molto discutibile; la situazione psicologica completamente peggiorata ». Liberato dall'intransigenza dei colonialisti, e sostenuto dall'opinione pubblica ormai pressoché unanime, Guy Mollet potrà riprendere cosi quell'azione pacificatrice che fallì in seguito al suo viaggio ad Algeri nel febbraio scorso. Sandro Volta

Persone citate: Guy Mollet, Jacques Soustelle, Mollet, Nasser, Robert Lacoste