La truffa delle Nicolay non era possibile senza il concorso dei tre funzionari di banca di Giovanni Giovannini

La truffa delle Nicolay non era possibile senza il concorso dei tre funzionari di banca Interrogati in carcere i nuovi arrestati per lo scandalo finanziario La truffa delle Nicolay non era possibile senza il concorso dei tre funzionari di banca Essi si sarebbero prestati al gioco degli amministratori delle Società per l'acquisto di tutto il pacchetto azionario - Messi in vendita, attraverso l'istituto bancario, 124 mila titoli, ch'erano stati comprati a mille lire, al prezzo di 5600 - L'operazione fraudolenta fruttò circa 700 milioni (Dal nostro inviato speciale) Genova, 3 settembre. Per sei ore, ininterrottamente, il giudice istruttore dott. De Felice, ha sottoposto oggi a separati interrogatori gli ultimi tre arrivata al carcere di Marassi per la clamorosa vicenda della « Nicolay >: 41 dott. Giovanni Caropreso, di 60 anni, da Padula (Benevento), già direttore della sede genovese del Banco di Sicilia e da poco trasferito a quella di Trieste; il dott. Paolo Barone, di SO anni, da Palermo, condirettore, e il dott. Mario Rocca, da Rovigo, quarantottenne, attuale direttore della filiale di Bampierdarena dello stesso Bo» . o. ... Finiti gliinterrogatori, il giudice istruttore si è intrattenuto col procuratore generale della Repubblica, Giglio, rifiutando' si, naturalmente, di fare qualsiasi dichiarazione e soprattutto di confermare o smentire là diffusa voce che altri arresti siano imminenti: Il magistrato e i carabinieri ai suoi ordini agiscono con tutte le attenzioni del caso: ne sanno qualcosa i primi tre arrestati, gli ex-agenti di cambio Succio, Gualco e De Ferrari che vennero rapida¬ muasiitcpss mente identificati: il primo, da un agente travestito da addetto ad una pompa di benzina; il secondo, mentre, trasformato in contadino, zappava i campi in quel di Vignale Borbera; il terzo, costretto praticamente a costituirsi dopo una serie di rapidissimi e inutili notturni spostamenti in macchina tra Busalla, Gravi e Voltaggio. Più semplici, ma altrettanto efficienti, le operazioni per l'arresto degli altri due il H agosto: l'avo. Gustavo Lanzillottt e il rag. Antonio Loi, sorpresi nelle loro abitazioni a Milano e a Roma e trasferiti nel giro di poche ore a Genova. Quanto ai tre di ieri — che casualmente o no avevano nei giorni scorsi provveduto al rinnovo dei passaporti — si era agito in piena notte: le tre «1100> dei carabinieri con a bordo il dott. Caropreso, il dott. Rocca e il dott. Barone, sono giunte contemporaneamente a Afara8si. Anche Pex-direttore della locale sede del Banco di Sicilia, che era stato trasferito due mesi addietro a Trieste con un ordine improvviso di lasciare la città entro ventiquattr'ore, si trovava nella sua abitazione di Genova in via Zara, insieme) alla moglie e ai figli. Il mandato di cattura contro i tre dirigenti bancari è insolitamente particolareggiato, tanto che si parla di diverse cartelle dattiloscritte; l'imputazione è quella di truffa pluriaggravata. Senza rifare ancora una volta la storia dell'Acquedotto Nicolay, ci limiteremo a ricordare come i primi cinque tradotti a Marassi avessero acquistato la società dai vecchi proprietari, riuscendo, con mezzi che sta all'autorità inquirente ad accertare, a decuplicarne senza alcun motivo sostanziale il valore (già in questa prima fase, sì osserva, qualcuno avrà fornito loro i mèzzi finanziari necessari al continuo rialzo forzoso, e di cui certo essi non disponevano). Evidentemente soddisfatti da tanto facile andamento, { cinque soci erano poi passati a costituire la società finanziaria SFIAR in vista di altri sviluppi in nuovi campi di cui dopo diremo. Nel 19SS, la « Nicolay > decide l'aumento di capitale offrendo 248 mila azioni in opzione al prezzo di lire mille ciascuna (ottimo affare per l'acquirente in quanto la quotazione di Borsa si aggirava in quel periodo sulle cinquemila lire): magnanimamente i cinque amministratori della « Nicolay » rinunciano al loro diritto di-opzione a favore della SFIAR, di cui essi stessi sono amministratori. Ed ecco — a quanto sembra: ripetiamo che solo il giudice istruttore potrà far luce su una tanto intricata vicenda — la SFIAR comprarsi a mille lire tutte le sue nuove azioni (per 2-J8 milioni), trattenerne la metà (IBi milioni) per controllare la società, vendere l'altra metà al prezzo medio di mercato e cioè a quasi 5600 lire. Centoventiquattromila azioni per cinquemilaseicento lire, uguale a circa settecento milioni d'incasso. Senza contare il susseguente, sempre prospero, sempre miracoloso andamento di questo titolo che arriva anche sulle tredicimila lire; a due o tre miliardi almeno si valutano gli incassi dei nostri cinque prestigiosi personaggi fino al momento del crak. Se questa ricostruzione dei capi d'accusa non può allo stato attuale delle cose non essere che approssimata, indiscutibile è il fatto che le operazioni per l'emissione e il collocamen- fo delle nuove azioni (e proba-bilmentc per un'anticipazione di fondi) furono per la SFIAR effettuate dal Banco di Sicilia. Il mandato di cattura accusa di truffa pluriaggravata l'aliora direttore locale, il condirettore e il reggente l'ufficio titoli, il dott. Rocca, che attualmente dirige la sede di Sampierdarena del Banco: essi avrebbero, quindi, preso parte coscientemente all'azione truffaldina. Sia il dott. Caro}., .so che il dott. Rocca, interrogati oggi pomeriggio dal giudi jb istruttore (domattina sarà la volta del dott. Barone), hanno negato nella maniera più recisa, giurando di aver agito in perfetta buona fede: il Banco, essi sostengono, ha operato esclusivamente e correttamente come organo tecnico, esecutivo, delle ordinazioni de) cliente. Su questa tesi sarà certo imperniata la difesa (avvocati Ferraris e Gramatica per il dott. Caropreso, avv. Luca Ciurlo per gli altri due), che ha già manifestato l'intenzione di chiedere quanto prima la libertà provvisoria per tutti e tre. Senza escludere che le vicende della < Nicolay » e della SFIAR portino a qualche altro di«arresto, non si può tacere in1 tanto degli aspetti -e politici » delle numerose imprese del. ]gruppo Loi-Lanzillotti-Gualco-i Succio-De Ferrari; aspetti che, in verità, risultano fino a questo momento piuttosto modesti A proposito di una loro inizia- I, fiva industriale con zuccherifi-\\ do e coltivazione di barbabietole nel Sannio, con auspicato finanziamento di un miliardo e mezzo da parte della Cassa del Mezzogiorno, c'è una lettera dell'ex-presidente della SFIAR in cui l'avv. Lanzillotti scrive: « Il giorno 28 gennaio 1955 sono stato ricevuto a Roma contemporaneamente da due ministri: ho avuto la certezza che da parte del governo la cosa è vista molto favorevolmente ». Uno dei due ministri sarebbe l'on. Campila, al quale avrebbe presentato il Lanzillotti la signora Laura Feola; ed è pacifico che il Loi stesso, per le numerose cariche che ricopriva dentro e fuori la D. C, avesse ogni possibilità di avvicinare molti autorevoli personaggi. Sta di fatto che il finanziamento statale non venne, e che dello zuccherificio nel Sannio non se ne fece niente: più probabile, quindi, che i cinque della SFIAR debbano rispondere, oltre che di aggiotaggio e di truffa, anche di millantato credito. AstcafiafsssPmf. i Giovanni Giovannini II direttore del Banco dt Sicilia, Caropreso (a sinistra), ed 11 vice direttore, Barone, Implicati nello scandalo (Telef.)