La generosa ma vana lotta per liberare un muratore sepolto nel crollo di una casa

La generosa ma vana lotta per liberare un muratore sepolto nel crollo di una casa Sprofondaiio quattro piani di un edificio in demolizione in via Bertola La generosa ma vana lotta per liberare un muratore sepolto nel crollo di una casa Più nessuna speranza di trovarlo vìvo: dopo otto ore gli scavi sono sospesi per il susseguirsi delle frane - Un compagno Io aveva visto precipitare con le macerie - Coperto da almeno sette metri di pietre e calcinacci - La folla ha assistito fino a sera muta e angosciata alle affannose ricerche sotto la pioggia e alla luce dei riflettori - Un'inchiesta sulle responsabilità I ruderi di un'antichissima casa in demolizione in via Bcrtola angolo via Stampatori (nel punto dove via Bertola, prima di entrare nell'ampio slargo verde del giardini Lamarmora, si restringe e si strozza) ; un gigantesco cumulo di macerie sotto cui vi è- il corpo di un operalo; Ingoiato e imprl gionato da un crollo; tutt'attorno muri sbrecciati, pericolanti sui quali serpeggiano nere e profon de le crepe; quattro grossi rlflet tori illuminano pompieri e muratori che stanno convulsamente scavando; si 'ode il battito profondo del motore del.gruppo elettrogeno che alimenta i riflettori; rade le voci, brevi gli ordini, un picchiare continuo e frenetico di badili e di mazze; fuori, arginata da cavalietti e disciplinata da vigili urbani e da agenti di P. S. una folla muta e ansiosa, una moltitudine di ombrelli lucidi su cui la pioggia violenta batte a scroscio. Questo l'ambiente, questa l'atmosfera di ieri alle 22 nel luogo della tragedia. Lo stabile comprende il n. 36 di via Bcrtola e il n. 15 di via Stampatori: un vecchio stabile che risale alla Torino della metà del settecento. Il 13 luglio 1943 le bom. be lo colpivano e lo lesionavano gravemente: numerose famiglio erano costrette ad andarsene." Dopo la guerra veniva dichiarato non abitabile e nel corso degli anni tutti gli inquilini lo abbandonavano (tutti ad eccezione di uno, irremovibile: il signor Ambra, titolare di una calzoleria in via San Dalmazzo angolo via Santa Maria). Da alcuni mesi la casa, di proprietà della società E.M.S.A., veniva definitivamente condannata e l'incarico di demolirla era affidato all'Impresa Vincenzo Clari con sede a San Pietro di Moncollerl, via Cairoll 36. I lavori procedevano piuttosto lentamente. Ieri pomeriggio alle 14 nel cantiere si trovavano due soli operai, Battista Revelli di 33 anni, nato a Castelletto Stura e residente sino all'Inverno scorso a Bene Vagienna (dopo di che s'era trasferito a Torino in via San Marino 34); e il trentunenne Sandro Ferrazzlna, da Catanzaro, domiciliato a Caselle in via Glbellini 18. I due erano sul pavimento del quarto plano di un'ala dell'edificio: il tetto era già stato asportato ed esal provvedevano ad abbattere 1 muri interni degli alloggi. Erano le 14 e tre minuti esatte. Il Ferrazzlna stava sul muro maestro, verso via Stampatori : il compagno attraversava ti plano del pavimento, impugnando un piccone. D'improvviso al avvertiva un tremito, come di terremoto, poi uno schianto orribile e il muro verso U cortile al staccava di netto dal resto del corpo della casa e precipitava disgregandosi. Quabì contemporaneamente 1 quattro plani seguivano la stessa sorte e s'afflosciavano come fossero stati di carta. * L'affare di un secondo » dirà più tardi, ancora terrorizzato, il Ferrazzlna cnon c'è stato nemmeno il tempo di gettare un grido o di compiere un gesto qualsiasi... Tutto è crollato, sparito, tutto ei è sbriciolato istantaneamente. Ho visto Battuta cadere in avanti, tra le macerie, con le braccia attorno al capo in un tentativo di difesa... La polvere ha subito coperto ogni cosa... ». Alle 14,08 la signora Mila Benedetti titolare dei bar che è davanti al n. 36 di via Bertola s'affaccia sulla soglia. Sta per rientrare allorché nell'interno dell'edificio di fronte ode un cupo, rovinoso rimbombo; e immediatamente scorge una nuvola di polvere uscire dal portone di via Bertola 36: una polvere densa, rossiccia, acre, come se si fosse verificata un'esplosione. Non passa un minuto e sbuca ansimante, pallidissimo, stralunato il Ferrazzlna. — BT andato giù tutto: — urla — c'è uno sotto! Cè Battista sotto! Dall'androne, tossendo e barcollando, schizza fuori la famiglia Ambra: il padre, la madre signora Grazia a la figlia Venere di 17anni. Gli Ambra erano ancora a tavola. Sono rimasti assordati da un colpo tremendo. Le pareti hanno subito una scossa impressionante, son caduti quadri, soprammobili, si son rotti i vetri. Gli Ambra son saltati via delle sedie e si sono avventati giù dalle scale, certi da un momento all'altro di venir sepolti da un altro crollo. I passanti li soccorrono. Soccorrono e confortano il Ferrazzlna. Intanto la signora Benedetti telefona ai pompieri e al commissariato di P. S. Moncenislo. I pompieri si precipitano sul posto: sono due distaccamenti, con autoradio e autoambulanza agli ordini de» vice-comandante mg. Bonanni, che è assistito dall'ing. Mordano. Interviene il commissario dottor Guadagno alla testa di una decina di agenti. L'ing. Bonanni, dopo un rapido sopraluogo, constata che non si può dar inizio immediato ai lavori di scavo: il muro maestro verso via Stampatori appare saldo, ma non lo sono affatto gli altri due rimasti in piedi: dei due uno, addirittura, è inclinato e spaccato da cima a fondo da larghe fessure. Occorre abbatterlo. Si rizzeranno le scale, si praticano alcuni fori. Nei fori si passano formidabili catene. Un violento strattone e 11 muro pericolante s'abbatte. La via è libera, i pompieri si lanciano con leve e picconi. C'è da scavare in un cumulo di macerie alto più di sette metri. Lavoro difficile, duro, da eseguire con cautela. DI tanto in tanto, 1 vigili del fuoco, s'arrestano sperando di udire un richiamo disperato, un fioco lamento: nulla. U dott. Guadagno telefona al Commissariato dì P. S. Miraflorl. Un sottufficiale si reca in via San Marino 34: in un modesto alloggio vi sono tre fratelli dello scomparso: Anna di 30 anni, Margherita di 25, Franco di 17: un quarto fratello, Giuseppe, di 34 an ni, è alla Fiat che lavora. Il sott'ufflclale dice « Battista s'è fatto male... c'è stato un crollo nel cantiere dove lavora... forse è bene che andiate là subito... ». Le sorelle scoppiano in singhiozzi. SI vestono in fretta, escono di cosa. Anche Giuseppe viene avvertito e lascia lo stabilimento. Arrivano in via Bertola, tutti insieme. « Dov'è Battista? E' ferito? Dov'è ricoverato? ». Un agente allarga le braccia senza rispondere Il Commissario mormora: « Si fac. ciano forza... è la sotto... I pompieri tentano l'impossibile per levarlo fuori ancora vivo... ». I Revelli si abbracciano piangendo. Sono legati l'uno all'altro da un profondo, tenace affetto. Vivono insieme, in due stanze, d'amore e d'accordo. Erano contenti perché da venerdì scorso avevano il nuovo, più confortevole alloggio di via San Marino, Il dramma li schianta. La maggiore delle sorelle, Anna, vorrebbe mettersi in ginocchio e scavare, ecavare, scavare con le unghie. Chioma il fratello sepolto ad alta voce. Viene sorretta, accompagnata in un bar. La gente, attorno, è sbigottita. Molti hanno il viso rigato di lacrime. Giunge un camion con una squadra di operai della ditta Clari. Gli operai si uniscono al pompieri. Non c'è il titolare dell'Impresa, c'è suo figlio e c'è ('assisten te al lavori Mario Carlino. Il sostituto procuratore della Repubblica dott. Selicornt Interroga entrain bi a lungo. Pare che non tutti 1 muri fossero debitamente puntellati: nel qual caso emergerebbero gravi responsabilità. Alle 18 un pompiere nota nel terriccio, affiorare i capelli dello scomparso. SI scava febbrilmente. Ma non è la testa del Revelll. E' un gattino. Un gattino nero e bianco di quindici o venti giorni: due mottoni gli hanno fatto una specie di nicchia e la bestiola è sana e salva, senza un graffio. Miagola lamentosamente. Il gattino possa di mano in mano e finisce in un caffè dove lo ripuliscono e gli danno da bere una ciotollna di lette. Qualcuno che abita nel pressi dice che nello stabile crollato viveva una gatta: e questa gotto, poco tempo fa, aveva dato alla luce quattro micetti e spesso la si vedeva passeggiare tra 1 ruderi seguita dallo figliolanza. Mezz'ora dopo sbuca anche la gatta. E' impolverata, quasi irriconoscibile. Evidentemente è stata coinvolta nel disastro e ne è miracolosamente sfuggita. Alle 19 i pompieri sistemavano 1 riflettori. Una scena allucinante : sul muri sbrecciati si disegnano, enormi, le ombre degli uomini che maneggiano i picconi. L'ing. Bonanni scruta con l'occhio dell'esperienza, i ruderi che Incombono sui pompieri-e sugli operài: laminacela di un nuovo crollo non è da escludere. Il signor Ambra viene invitato a portar via al più presto la suo roba. L'Ambra è costretto a obbedire. Aiutato dalla moglie, dalla figlia e do alcuni volonterosi trasferisce mobili e masserizie in istrada. Alle 21 risuono un grido secco: «Alt!». Tutti si fermano. Silenzio. I fratelli del Revelll accorrono. I vigili del fuoco hanno trovato una scarpa dello scomparso. Si intensifica lo scavo In quel punto. Alle 21,15 ecco un'asse macchiato di sangue. I Revelli perdono ogni speranza, ammutoliscono. Si scava sempre nello stesso luogo, rapidamente. Più nulla. Non vi sono altre tracce dell'operaio. Alle 21.30 si scatena il temporale, comincia a piovere. Piove forte, fortissimo. I pompieri si muovono con accresciuta difficoltà. Dal muro restato in piedi cadono — segni premonitori — grossi pezzi che si schiacciano a pochi metri dagli uomini, con sordo rumore, sbriciolandosi. Alle 32 e 10 minuti l'ing. Bonanni ritiene opportuno far sospendere i lavori. Le speranze sono svanite. Gli uomini buttano via I picconi, affranti e delusi. I quattro fratelli sono immobili sotto la pioggio e guardano il cumulo delle macerie. La vittima Battista Rovelli gandro rerrazzlna di SI anno I M111111 II 11 i 11111 ■ ! E111111 il 11111 ( 111 11 11111111111l !1 <> Alle 22 ultimo tentativo per aprire un varco tra le macerie ohe coprono la vittima.

Luoghi citati: Bene Vagienna, Castelletto Stura, Catanzaro, Torino