La casa in campagna di Nicola Adelfi

La casa in campagna SI VA MODIFICANDO LA VITA DELLE GRANDI CITTA' ■ La casa in campagna Chi può diserta la metropoli con i suoi rumori e odori, con i suoi ritmi concitati e convulsi - Sulla fascia costiera che limita il territorio di Roma stanno sorgendo le nuove abitazioni della borghesia -1 provinciali invece non resistono al richiamo del grande centro e s'inurbano con ritmo sempre crescente - Ma col tempo riaffiora acuto il desiderio delle cose perdute (Nostro servizio particolare) Roma, 31 agosto. Un fenomeno nuovo si va precisando di anno in anno nella vita delle grandi città: le lasciano i cittadini per edificare le loro case e nuovi quartieri nell'aperta campagna, talvolta a venti o più chilometri dal centro, e al posto di chi abbandona la città si sistemano provinciaZi e gente del contado. E' un ricambio continuo, che sta mutando gli aspetti intimi e i caratteri esteriori delle città; nello stesso tempo, quartieri residenziali sorgono rapidamente quasi con furia nei dintorni lungo i fiumi e spiagge su colli e poggioli vicino a boschi. Senso di angoscia Si direbbe che la città, con i suoi rumori e odori, con i suoi ritmi concitati e convulsi, sia diventato un cibo troppo forte per la borghesia. Chi può, diserta; chi non può, fa i suot piani per l'avventre mettendo al centro di essi una casa qualsiasi, purché fuori mano, lontana dalla stessa periferia. Se voi prendete una carta topografica dell'Agro Romano aggiornata con le ultime costruzioni o con quelle cominciate, negli ultimi mesi, vi avverrà di scoprire piccole o prospere comunità nei luoghi più impensati. Talora in quei gruppi di case mancano molte cose: l'acqua, la luce, una scuola per i bambini, la chiesa, i negozi, persino le strade sono bianche di polvere, piene di buche. Ma tant'è; la nevrosi della città fa superare a chi ne è affetto ogni difficoltà, gli fa trovare un rimedio anche nelle situazioni drammatiche. So di un editore romano che abita in mmmmmiiiiiimiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiii uno di questi posti; vi sta da pioniere, si sobbarca a molti sacrifici, è felice. E' vero, la domenica sera non può uscire di casa, deve restarvi in attesa che i due domestici gli telefonino; è esatto, a mezzogiorno deve mangiare in trattoria, perché attraversare due volte la città e arrivare fino a casa gli farebbe perdere troppo tempo; non c'è che dire, alle prime piogge comincia t'assedio del fango. Il mio amico editore vi concede queste e molte altre cose; ma per tutto l'oro del mondo non accetterebbe dt tornare a vivere nella sua casa di un tempo, al centro dt Roma. Dice che è ringiovanito di dieci anni, dice di aver ritrovato il gusto del lavoro, ch'è di nuovo capace di divertirsi. Lo stato di tensione, i batticuori di un tempo, il tedio verso la vita o quel senso di angoscia che d'improvviso gli faceva vedere tutto nero; tutte queste brutte cose le ha lasciate alle spalle, al tempo in cui viveva nella sua casa di città. Quanto vasta sia questa fuga dei borghesi cittadini verso la campagna ve io dice subito il gran numero di società edilizie che quotidianamente distillano nelle cassette della posta i loro suggestivi opuscoli e volantini. L'ultimo invito recapitatomi dal postino stamane riguarda un quartiere residenziale che si vuol far sorgere a SS chilometri dal centro di Roma, in una pineta, vicino al mare; l'opuscolo è ricco dt romantiche illustrazioni, ogni casetta ha un pezzo di parco, o un ameno giardino o un rustico orticello, col recinto per le galline e la cuccia per il cane. iiiiiiiimiiiiiiiniiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiM Intanto, quasi tutta la fascia costiera che limita il territorio di Roma, e sono circa cento chilometri da Santa Margherita ad Anzio, ha già perduto il suo carattere balneare. Naturalmente tutte le cittadine, i paesi, i villaggi che si affacciano sul Mar Tirreno intorno a Roma, quando arriva l'estate, si mutano in bivacchi per vaste moltitudini di bagnanti; tuttavia, la loro vita non si esaurisce più nel giro d'una stagione, ma dura tutto l'anno, perché sempre più numerose sono le famiglie romane che là trasportano il loro domicilio. Sono diventati questi centri marittimi l'estrema periferia di Roma; i romani^hanno sommerso i nativi, le nuove costruzioni tendono ad eliminare le umili dimore dei pescatori o le modeste casette' che fino a qualche anno fa venivano aperte solò due mesi l'anno, al tempo dei bagni. Avidi di novità In genere, chi fugge, mette fra la città e la sua nuova casa una distanza proporzionata alla sua ricchezza; sono perciò i più ricchi che abitano il più lontano possibile da Roma. E si capisce; maggiore è la distanza e maggiore risulta il numero dei domestici,, delle vetture; inoltre il minor costo del terreno consente di costruire spaziose ville, di fasciarle con grandi parchi e prati, di avere campi da tennis e amene piscine. Una signora che ha molti figli e un marito con altrettanti miliardi, se non forse più, mi assicura che mai ha fatto una vita cosi brillante, movimentata e divertente come ora. Nella sua villa a iiiiiiiiHiiiuiiuiiiiiiiiiiiinniniiiiiiiiiiiiiiiiiii quindici chilometri dal Campidoglio, possiede una casa come sarebbe impossibile avere in città, è modernissima, con una decina di bagni, e poi ha sempre brigate di amici: per il tennis, per i tuffi nella piscina, per i garden-parties, per le serate di musica. E gli altri, i provinciali e la gente del contado, coloro insomma che non hanno saputo resistere al forte richiamo della cittàt Vi dicono le statistiche di Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova, di tutte le grandi città insomma, che il loro afflusso è continuo, irresistibile, in costante crescita. Alcune zone, e non sono tutte di montagna, vedono diminuire di anno in anno la popolazione per il continuo esodo dei giovaìii, per la partenza di interi gruppi familiari; chi arriva per primo in una città, non fa a tempo a sistemarsi che già manda a chiamare i genitori, i fratelli, i connati, i compari, gli amici. La grande città, in genere, appare bella, eccitante, piena di possibilità e d'imprevisti, a chi ha trascorso la esistenza in un borgo o sia anche in una città di provincia, credendo che la vita, quella vera, consista in strade affollate di persone e macchine, luci al neon, cinema e teatri, stadi, grandi magazzini dove commesse bellissime vi vendono un pezzo di sapone o una scatola di lucido per le scarpe. Non crediate che sia solo la povera gente, quella che ha poco la-toro e poco pane a casa, che emigra nelle città con l'ansia del navigante che lasci il mare in tempesta per entrare nel porto; più ansiosi di costoro, più avidi delle novità cittadine, sono t borghesi di provincia. Vi diranno gli antiquari di via del Babuino o di via dei Coronari che quest'anno hanno concluso un volume di affari inferiore agli anni scorsi per via del pessimo raccolto delle olive; quei negozianti contano infatti i ricchi proprietari terrieri delle Puglie e della Calabria, del Viterbese e della Toscana meridionale fra i loro migliori clienti. Ogni anno infatti centinaia o migliaia di famiglie di quelle regioni mettono su casa a Roma, di preferenza nei quartieri più centrali, dove più anguste sono le strade e dove maggiore è il pigia pigia dei corpi e il frastuono dei motori. Di norma l'incontro fra Questi provinciali e la grande città non è mai una delusione. Tutto è nuovo, e molte cose hanno quasi del prodigio per questa gente, stanca di uggia, di quiete e pregiudizi provinciali; uomini e donne fanno presto a mutare mentalità, a vestirsi come i cittadini, non tardano a conoscere le vie che conducono 'laddove più facile sono i guadagni e i divertimenti, e c'è sempre qualcuno che si getta a capofitto, con ingordigia, per quelle vie e termina la sua avventura cittadina nelle carceri o negli ospedali. Sono tuttavia una minoranza. I più, pur acquistando nuovi abiti e nuovi gusti, pur inurbanizzandosi alla superficie, nell'intimo restano per anni e unni, talora fino alla morte, con le radici del cuore affondate lontano, nel paese d'origine. Gli oriundi di una stessa provincia o di uno stesso paese tendono a raggrupparsi fra dt loro, . dalie persone che vanno e che ritornano hanno notizie di quel che succede all'ombra del campanile natio. Col tempo, spenta l'eccitazione delle novità, riaffiora acuto il desiderio delle cose perdute, molti vorrebbero tornare indietro, quasi nessuno riesce a recidere i legami che lo tengono prigioniero nella sua nuova condizione cittadina. Nicola Adelfi >-*-•