Cura per sette ore l'amico ferito da un sasso precipitato dalla parete

Cura per sette ore l'amico ferito da un sasso precipitato dalla parete Drammatica avventura di due ragazzi sotto il Marguareis Cura per sette ore l'amico ferito da un sasso precipitato dalla parete L'alpinista, uno studente di 16 anni, portato a valle di notte dai soccorritori guidati da un frate Colpito alla testa, era caduto in un canale - E' all'ospedale in gravi condizioni e non parla o à a l n o (Dal nostro inviato speciale) Cuneo, 30 agosto. Colpito alla testa da un sasso mentre scendeva insieme con un compagno il canalone dei Oenovesi, alla base del massiccio del Marguareis, un ragazzo di 16 anni, Alessandro Cortese, figlio di un medico di Milano, è caduto ieri pomeriggio per sette-otto metri ferendosi seriamente. L'amico lo ha assistito per sette ore, curandolo alla meglio e proteggendolo dal freddo pungente fino all'arrivo dei soccorritori giunti a notte già fonda. Ora è ricoverato all'ospedale di Cuneo e non ha ancora ripreso conoscenza; oggi per un attimo ha riconosciuto la madre accorsa al suo capezzale, poi ha di nuovo smarrito i sensi. I medici si sono riservati la prognosi; si teme che il ragazzo abbia riportato qualche /estone grave e domani egli verrà sottoposto ad esame radiografico. La sciagura è avvenuta alle due e mezzo nel pomeriggio, ma se n'è avuta notizia solo tri ore dopo, quando un escursionista francese, 3ceso a rotta di collo dal rifugio Garelli, ha dato l'allarme alla Certosa di Pesto dov'è un convento di frati che d'estate ospitano per brevi vacanze i religiosi della Consolata di Torino. Il francese s'imbattè in due giovani speleologi cuneesi, lo studènte in chimica Guido Peano, di 20 anni, e Franco Actis; di 18, iscritto al quarto corso dell'istituto geometri, i quali preparano in questi giorni una spedizione in una caverna .alle sorgenti del fiume Pesio e ieri stavano esaminando la parete a strapiombo sopra la Certosa in cui si apre la voragine- < C'è uno studente ferito al fondo del cana Ione dei Genovesi — spieaò trafelato l'alpinista — temo sia grave, c'è bisogno d'aiuto, e presto ». I due speleologi avvertivano padre Matteo Gritti, che regge il convento, e scesero a San Bartolomeo con il camioncino dei frati per procurarsi al Centro di soccorso le attrezzature necessarie: una barella e dei medicinali. Intanto padre Matteo, un gagliardo religioso fortissimo scalatore ed esperto in salvataggi in montagna, preparava al convento una spedizione. Alle 19 tutto era prontopartirono col frate e i due speleologi e chierici Giovanni Vischionì, Martino Guglielmi e Oreste Lovera, tutti di ZI anno, e Bartolomeo Gastaldi, di S9 anni, detto <Bastianin>, del Centro di soccorso di Mondovi. I tette uomini attaccarono dal Pian delle Gorre la mulattiera che sale alla base del Marguareis e arrivarono al canalone a tempo di primato, compiendo in poco meno di un'ora è mezzo un percorso per il quale occorrono di solito circa tre oreEra scesa la notte, faceva freddo, forse il termometro era già sotto zero. Il vento portava ai soccorritori, sibilando, grida di aiuto che l'eco deformava: liimillllllilililliilliilllllllillilliilililliliilliiinii ora sembravano piovere dall'alto, ora venire dai lati. I sette uomini si divisero in due gruppi, iniziando le ricerche verso la cima e sul fianco destro del canalone, ch'è a quota duemila. Fu questo secondo gruppo, di cui facevano parte l'Actis, il Peano, < Bastianin » e uno dei chierici, a ritrovare il Cortese. Era adagiato sulla pietraia e il compagno — Giulio Giordano, di 19 anni, studente della facoltà di farmacia, da Chiusa Pesio — lo proteggeva dal freddo col suo corpo. Con lui era un alpinista salito dal rifugio Garelli. Il Cortese aveva una profonda ferita alla nuca e un taglio di cinque centimetri alla fronte. Il volto era una maschera di sangue. Si lamentava debolmente, padre Matteo temette che fosse allo stremo delle forze. Il ferito venne portato al Garelli, dove il frate lo medicò praticandogli un'iniezione cardiotonica, e infine scese in barella al Pian delle Gorre. Di qui un'ambulanza lo trasportò all'ospedale di Cuneo. Si erano fatte le quattro del mattino: erano trascorse quasi quattordici ore dal momento dulia sciagura. Un incidente banalissimo, raccontava Giulio Giordano mentre i medici si affaccendavano intorno al letto del ferito. < Avevamo deciso di tentare una nuova via per salire al canalone dei Genovesi — spiegava il ragazzo — ma ad un certo momento giudicammo che si fosse fatto tardi e (ornammo indietro. Non eravamo legati con la corda, la discesa non era difficile. Io, che stavo di sopra, vidi un grosso sasso staccarsi dalla parete. "Attento, Alessandro, riparati", gridai- "Sta tranquillo, sono al coperto", mi sentii rispondere. Poi un urlo, un tonfo. Quella maledetta pietra si era spezzala in due urtando contro lo spigolo di una roccia e un frammento aveva colpito il mio amico alla fronte. Lo vidi rotolare per sette od otto metri, e non si rialzò più. Quando gli fui vicino, capii che era grave e gridai aiuto. Per fortuna mi senti un francese, quello che ha dato l'allarmo. Questa sera le condizioni del giovane sono stazionarie. Lo assistono i genitori e la sorella giunti da Milano, dove abitano in via Sarfatti 7. Il padre, Vittorio, è medico e tutti gli anni conduce la famiglia a villeggiare nel Cuneese. Alessandro, studente liceale, è un appassionato di montagna: ma per compiere la pericolosa ascensione al Marguareis aveva atteso di rimanere solo a Chiusa Pesio ». Padre madre e sorella erano infatti tornati l'altro ieri a Milano, dove si sarebbero dovuti fermare al- cuni oiorni. a. d. n. Alessandro Cortese

Luoghi citati: Cuneo, Milano, Pian Delle Gorre, Torino