Non guadagna più di 400 mila lire una guida alpina nella stagione estiva di Carlo Moriondo

Non guadagna più di 400 mila lire una guida alpina nella stagione estiva il, DURO PANE ni CHi VIVE SULLA MONTAGNA Non guadagna più di 400 mila lire una guida alpina nella stagione estiva E rischiano la vita quasi ogni giorno, come è avvenuto per Arturo Ott07 (Nostro servizio particolare) Courmayeur, 24 agosto. Oggi pomeriggio una signora sui sessantanni è entrata nell'ufficio delle guide ed ha chiesto ad Emilio Rey se era possibile avere qualcuno che l'accompagnasse verso ti colle di Youla. <8a — disse — non è necessario che sia una guida. Io mi fido anche di un portatore. Basta che •conosca bene i posti: mi hanno detto che, salendo al colle di Youla, si possono trovare delle distese sterminate di mirtilli ». Cortese ed impassibile come sempre, Bmilw Rey si limitò a fare un fischio ad un ragazzino che passava in quel momento: < Questo è il tipo che ci vuole per lei — disse senza neppure sorridere. — Salendo al colle di Youla, l'unico pericolo è quello di scivolare su una scatola di sardine aperta*. Talvolta capita il caso contrario, di persone che pretendono di fare della vera ed alta montagna, pur essendo del fut» to inesperte, come quel grasso birraio olandese, pesante. ben più di un quintale, che aveva giurato di salire sul Cervino e ci riuscì, assoldando una mezza dozzina di guide che lo issarono a mo' di un secchio di iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiniiiiiiiiiiiiiMiiiiitiiiiiii calce, dopo averlo bendato come un mulo legato alla macina. O come quei milanesi ■— erano in sette — che la settimana scorsa al Breuil chiesero a Joseph Bich se potevano, per salire il Cervino, prendere tutte le guide ed i portatori del posto, che sono una cinquantina. La tariffa è di ventimila lire: l'impresa sarebbe costata quindi un rotondo milione, ma « milanesi non sembravano preoccuparsi. L'importante era tornare in via Montenapoleone e poter dire di aver « fatto » la famosa montagna. La maggior parte di queste persone, che conoscono la montagna per sentito dire od al massimo per averla vista dal fondo, valle, nonno delle guide un concetto molto personale, diffuso anche dagli schermi cinematografici. Abbiamo visto più di un firn in cui la guida è un essere primitivo, taciturno come un sasso, che fuma la pipa anche quando dorme e, non appena raggiunta una cima, ha l'unica preoccupazione di intonare una lenta nenia alpina. In certi libri per giovinette, la guida è invece un essere ultraterreno, dallo sguardo profondo «come il ghiac- iiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii è a è o a e ciaio », dalla mascella voliti^ va, proclive a farsi fotografare dal basso in alto, perché cosi viene meglio ti robusto torace. In- realtà un tipo standard non esiste: può capitare di incontrare uomini fotogenici, corno Toni Gobbi, od altri come Arnaldo Cipolla, che non è precisamente un Adone; uomini loquaci, come Jean Pellissier, o praticamente muti, come Carrel €il gatto». Perché le guide, diversamente da quanto pretende tutta una retorica alpinistica, sono «omini come tutti gli atri, con la differenza che sovente, per guadagnarsi un durissimo pane, giocano la vita sulle rocce e sul ghiaccio. Non sono molte quelle che, come il povero Ottoz, si lanciano in imprese ardite per il piacere della scalata in sé; per la maggior parte di esse, la montagna è lavato, anche se fatto con una passione ine stinguibile tale da compensare in parte gli scarsi redditi. Si pensi che la <stagione» nel senso più esteso va dalla fine di giugno alla fine di settembre: poco più di tre mesi, che culminano, per intensità di lavoro, nel mese di agosto. « Un bon moie d'aoùt paye tout!» affermano: ed allora per trenta giorni sono scalate continue,non si è ancora rientrati dal Dente del Gigante, che già un cliente inglese attende alla capanna Gamba per € fare » la Noire, si ritorna a mezzanotte ed alle cinque bisogna risaltare in motocicletta perché al bivacco dell'Estellette c'è un francese che vuol salire al Trelatéte. Una vita da ammazzare un toro, che sì sopporta soltanto perché si sa che terminerà presto e perché bisogna sfruttare il momento buono. Quale è il risultato di tanta fatica f Molto meno di quanto si creda. Una grande guida racimola tn una stagione si e no quattrocentomila lire (ed ha rischiato la pelle almeno quaranta volte), un portatore molto meno. Ed una guida di fama internazionale che non risiede in un grande centro, ci ha confidato che sarà molto se per l'autunno avrà rag¬ glpstgrèpanlaiiiiiiiiiimiiiiiMiiiiiimimiiiinimmiiiiiim e o a i o ¬ giunto la 8omm,a di centomila lire, forse meno, certo non di più. Nessuno si arricchisce, insomma, tanto più in un'annata come questa, in cui le. sciagure che si succedono intimoriscono, i più e la montagna è ancora in condizioni quasi proibitive. Beate le guide che abitano in centri dove l'inverno porta masse di sciatori: allora i proventi raddoppiano e la fatica diminuisce. Ma non basta ancora: occorre un'altra attività, che impegni i mesi vuoti, dell'autunno e della primavera. Cosi Ottoz era contadino, la famiglia dei Grivel ha un'officina per attrezzi alpini, Pellissier ha un negozio come Gobbi, Compagnoni tiene pensione (ed in questi giorni lo si può vedere spostare massi di un quintale l'uno, perché sta sopraelevando l'edificio) come Carrel il gatto, Cipolla ha un'agenzia immobiliare e turistica, Viot io fa il falegname, Barreux è maestro elementare, Panei ha un alberghetto e cosi via, mestieri più diversi: purché si viva in montagna. Ma qualcuno — persino a Gressoney — già ha rinunciato al distintivo perché non riusciva a cavarne tanto da campare e fra qualche anno certe vallate Cogne, Valsavaranche, quelle di Lanzo — rimarranno senza una guida. I tempi in cui arrivava il <monsieur» dall'Inghilterra ed impegnava un suo compagno fidato per tutta la stagione so no finiti insieme a Mummery od a Guido Rey, ed i giovani — od almeno molti di essi — considerano un po' un'umiliazione legarsi in cordata con chi, in realtà ne sa più di loro: con il triste risultato che sovente una spedizione deve poi partire per recuperarne i resti in fondo ad uno strapiombo. Ma non ci è mai capitato in casi come questi, di sentire una guida recriminare: partono e tornano dopo aver fatto tutto il loro dovere. Non saranno eroi, ma certo sono uomini veri; e chi li conosce a fondo, al di là di una vieta retorica, impara ad amarli di più. , Carlo Moriondo dCcpcrnadsa

Luoghi citati: Breuil, Cogne, Courmayeur, Inghilterra, Lanzo, Montagna