Perché Wagner mise le mani nel "Don Giovanni** di Mozart?

Perché Wagner mise le mani nel "Don Giovanni** di Mozart? Perché Wagner mise le mani nel "Don Giovanni** di Mozart? Non fu certo un."nemico,, del grande predecessore - Ne onorò anzi l'arte con l'alta dignità del genio - Comiche certe commemorazioni mozartiane del 1855-56 che culminarono in un epilogo allegorico: "Ritorno di Mozart nel regno dei beati,, - Wagner se ne astenne, ed anche da questo sorse la leggenda della sua avversione al musicista settecentesco (Nostro servizio particolare) Lucerna, agosto. In queste c Settimane internazionali > Wagner fa capolino una volta sola, col preludio del Maestri Cantori; Mozart cinque, con sinfonie, concerti e arie; una trentina di musicisti, da Bach ai giorni nostri, rendono vari 1 programmi strumentali nel salone del Kunsthaus. Il teatro resta chiuso, poiché la piccolezza ne è un'avversità finanziarla. Ma Wagner è, a Lucerna, a Zurigo, quasi un genius loci, e di Mozart oggi si parla dovunque. E' buona l'occasione per accennare a singolari episodi del culto mozartiano di Wagner negli anni che trascorse in Svizzera, ora meglio lumeggiati. Concertatore e direttore nello Stadt - Theater di Zurigo, 1850, presentò, dopo un lodato Freischutz, il Don Giovanni c con una nuova elaborazione del dialogo», e, cosi annunciava il cartellone, c con recitativi di R. W. ». Perché e quanto rielaborò, e insomma corresse Mozart? Non si può rispondere con precisione, essendo sparita ogni traccia del rifacimento E' probabile che Wagner abbia apposte le varianti Bulla copia della partitura fornitagli dalla Direzione del teatro; forse l'Archivio non conservò quel volume dopo le repliche nel '56. Le lacune, gli errori nel testo erano tanti, si dice, da Imporre a lui ed al suo alutante, Von Biilow, una faticosa revisione. Informandone l'amico Uhllg, asserì di < non aver fatto altro che accuratamente ritoccare l'istrumentazlone », secondo le attuali necessita; per esempio, essendo l'orchestra zurighese sprovvista di tromboni, usò le trombe gravi; nuovamente aveva tradotto dall'italiano i recitativi, e ristretto alcune scene; non occorsero cambiamenti nel primo atto. Di siffatte abbreviazioni e di altre < piccolezze » tecniche ne elencava parecchie, e qui non son da riferire. Cosi, aggiungeva Von Biilow, l'intiera azione riusciva ragionevolmente compatta. Un giornale lodò appunto la fusione del pezzi di musica e la traduzione. Il successo fu tiepido. Tarda incomprensione del pubblico, oppure, com'era verosimile cento anni or sono, repugnanza morale all'argomento? Neppure a queste domande si può rispondere. Ricordare, si, che Wagner contava allora trentasette anni, e che gli arrangements del Don Giovanni, anche 1 più nocivi, erano alla moda. .Indulgenza, dunque, ma non plenaria. Un altro aspetto del culto mozartiano di Wagner provocò clamori e fastidi. La rinuncia agli spettacoli ed ai concerti nell'Inverno del '55-'56, oltre a deludere gli abbonati, ormai convinti del suo valente impegno, più accese la collera di coloro che nella nuova concezione melodrammaturgica delineata col Tarinh&user intrawedevano assurdità e presuntuosità. Tre cagioni lo indussero al rifiuto dell'invito, che la Società pel teatro e quella pei concerti gli rinnovavano invano. Una, 11 desiderio e il bisogno di abbandonare la faticosa direzione dell'orchestra, i cui obblighi gli impedivano la massima dedizione al comporre. Un'altra, le quotidiane cure della salute: la resipola s'accompagnava al primi sintomi della stanchezza, la digestione difettava, e perciò ricorse, tardivamente, alla ginnastica nell'equitazione e alle acque di KisBlngen. Infine, la mancanza in Zurigo d'una valida orchestra, d'un efficiente coro maschile e femminile, e d'una sala adeguata all'esecuzione del Requiem, gioiosamente annunciata e attesa nel primo centenario della nascita di Mozart. Appunto per l'insufficienza d'un coro misto non aveva potuto far conoscere al pubblico la Nona di Beethoven. Alle insistenze resistette, affermando che il nome di Mozart non tollerava mediocrità e bassezze. Ma le Società locali vollero comunque festeggiare o nella sala del Casino o nel Teatro la ricorrenza. . E riusci cosa del tutto ridicola: vennero rap presentati uh Mozart, In quattro atti, libretto di Wohlge rmith, < con musiche di Mo¬ zart elaborate da Franz von Suppé », l'autore di Donna Juanita e di Boccaccio; e un Ritorno di Mozart nel regno dei beati, < allegorico epilogo», testo di K. Scholl, con « le più belle melodie del Flauto magico >. Un'altra sera, fu eseguito Don Giovanni, nella versione compiuta da Wagner nel '50. La maggior parte della Commissione direttiva decise poi l'esecuzione del Requiem, con un coro raccogliticcio, In un convento femminile. A Wagner, inascoltato e incolpevole, toccò l'epiteto di < nemico di Mozart ». Ignari delle sue esortazioni, parecchi giornali svizzeri e stranieri cominciarono a divulgare perfidie sull'assenza alla festa. Riprendevano un motivo già zufolato dieci anni prima da un gazzettiere di Dresda: l'araldo della < musica dell'avvenire» implicitamente doveva stimare Mozart superato, e osteggiare 1 classici, anzi tutto il passato. Soltanto un giornale di Lipsia non si associò nella denigrazione, la quale s'accrebbe dopo l'astensióne dal Requiem. Prima sprezzante, Wagner volle intervenire contro la gazzarra. Alla Eidgenbssische Zeitung Inviò un Chiarimento, utile a certi c stupidi giornalisti»: non aveva accolto gli Inviti e pel consiglio dei medici, e per l'inopportunità di dare alle proposte esecuzioni la troppo pomposa qualifica, propizia, si, alla cassetta, di «celebrazioni mozartiane». Migliorate le condizioni dell'orchestra, del coro, della sala, egli avrebbe In qualsiasi giorno sacrificato anche la salute per offrire una degna interpretazione del Requiem. Non potendo dargli torto, quella Zeitung si limitò a supporre che 11 nome di lui avrebbe attratto nel coro buone voci, a promettere* modificazioni dell? sala, e dovè convenire che l'esecuzione era parsa manchevole. Accecati dal pregiudizi, quei detrattori tramandarono ai posteri la leggenda dell'antimozartismo di Wagner, finalmente smentita nel nostro secolo dalla Integrale pubblicazione, sia delle aggressive malignità, sia delle franche dichiarazioni. Benché lontano dalla mentalità del Salisburghese, Wagner più volte pregiò nei saggi critici le virtù di lui. Riconobbe, alto valore, la caratterizzazione affatto diversa dei personaggi del Tito, del Don Giovanni, di. Cosi fan tutte, delle Nozze di Figaro; la geniale originalità creativa nel Flauto magico, gigantesco passo nel corso dell'opera. Se deplorò il facile accoglimento di libretti mediocri, intese con quanto calore l'operista aveva dato espressioni ai singoli frammenti delle tradizionali stesure. Dopo Rossini, nessun altro grande ottocentista onorò parimenti l'arte e la memoria di Mozart. A. DcIU Corte

Luoghi citati: Dresda, Svizzera, Zurigo