Un prossimo festival di musiche di jazz diffonderà lodi sacre alla maniera d'oggi di Nicola Adelfi

Un prossimo festival di musiche di jazz diffonderà lodi sacre alla maniera d'oggi PER CONQUISTARE IL NOSTRO TEMPO AL REGNO DI CRISTO Un prossimo festival di musiche di jazz diffonderà lodi sacre alla maniera d'oggi Le canzonette su argomenti dell'Antico e del Nuovo Testamento trasmesse dall'orchestra Angelini, e dai cantanti Latilla, Boni, Tornelli, Fasano e compagni - A che tende la "Pro Civitate Christiana,, fondata da Don Giovanni Rossi - A similitudine dei 'grandi centri termali, una clinica delio spirito - Lussuosi edifici e "angeli in doppio petto blu,, sulle falde del Subasio - Il sacerdote pensa di attrarre così un mondo presidiato finora da forze malefiche o estranee alla religione (Dal nostro inviato speciale) Assisi, agosto. Per coloro che la sera del S9 agosto si metteranno in ascolto presso la radio, la prima impressione sarà pressappoco la stessa di chi riceve un pugno nello stomaco: musiche di mambo, fox trott, valzer, cha cha cha, be bop e così via, complessivamente H canzoni, ritmeranno passi dell'Antico Testamento e dei Vangeli, pensieri e immagini suggeriti dalla religione cattolica. Per. farvi capire subito quanto grossa aia la novità, vi diremo che il presentatore del prossimo festival di canzoni organizzato dalla < Pro Civitate Christiana » di Assisi sarà il disinvolto Enzo Tortora, l'orchestra di jazz verrà diretta dal maestro Angelini, i cantanti saranno Gino Latilla, Carla Boni, Tontna TorrielU, Antonio Vasquez, Dario Dalla- e il duo Fasano. Fra i compositori delle canzonette in lode di Gesù, dèlia Madonna e delle persone più importanti del cristianesimo troviamo quasi tutti gli autori che hanno raccolto i maggiori successi in Italia e all'estero, gli stessi che talora con un solo motivo guadagnano diverse decine di milioni. Ve li nomino tutt'e quattordici: Enzo Bonagura, Carletto Concino, Qorni Kramer, Federico Bergamini, Alberto Rossi, Di Lazzaro, Giovanni D'Anzi, Virgilio Panzuti, Dino Olivieri, Vittorio Mascheroni, Mario Schisa, Nino Rastelli, Bizio e Nino Oliviero. Altrettanto familiari per gli appassionati di musica leggera sono i nomi dei € parolieri », da Diego Calcagno a Riccardo Morbelli, da Testoni a Cherubini e cosi di seguito. , 10 ho udito alcuni dischi inviati da partecipanti al festival di Assisi, e ancora oggi che ne scrivo, non riesco.' a capacitarmi che effettivamente, fra pochi giorni, gli italiani udranno e avranno a disposizione per i loro balli canzoni dove musiche di jazz, quelle indiavolate o languide o stupide musiche che caratterizzano il nostro tempo, movimenteranno versi in cui si parla di Gesù Bambino e della Vergine Maria, di Betlemme e di Erode, della legione dei Santi, dei beati e dei serafini, e di mille altre cose che a nessuno verrebbe in mente di chiamare profane. E che avverrà se le canzoni avranno successo, se saranno cantate da donne in abiti succinti durante yavanspettacolo nei cinema o se saranno suonate dalle orchestrine nelle sale da ballo dove il più delle volte la castità non A stata mai di casat 11 meno che possa dirsi di questa iniziativa è che una più audace forse non è stata iiiiiJiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiixiiiiiiiiiifiiiiin mai pensata e attuata da nessuna associazione cattolica. Tuttavia, se voi avvicinate il promotore del festival, don Giovanni Rossi, e vi informate sul suo conto, il vostro risentito stupore per questa faccenda dei fox trott in onore del Cristo e della Madonna si attenuerà, finirà col cedere il passo al dubbio, forse anche alla comprensione. E' un sacerdote alto e asciutto, sui 70 anni, dal capo tutto bianco, ha un occhio spento e con l'altro vede solo vaghe ombre. Molti lo tengono in conto di santo, ma francamente i suoi modi spicci,, la parola che ha forbita e il forte ottimismo che gli mantiene fisso sulle labbra un sorriso senza sottintesi vi suggeriscono più che l'idea della santità, quella della volontà. Santo o no, è certamente un uomo eccezionale. Nàto a . Parigi da poveri emigranti italiani, visse nella miseria fino a quando entrò nel seminario di Milano - ed era poco più di un ragazzo quando di lui si accorse uno dei più grandi vescovi che abbia avuto la diocesi milanese, quel Cardinale Ferrari che la Chiesa ha elevato sugli altari e le' cui opere tuttora fioriscono. Il Cardinale chiamò a sé il seminarista Rossi, lo nominò suo segre-, torio e se lo tenne accanto negli ultimi dodici anni della sua vita terrena. Dopo molte Vicende, don Giovanni Rossi si stabili ad /Issisi e net dicembre del 1939 con un piccolo gruppo di giovani fondò l'associazione <Pro Civitate Christtanu >, allo scopo di conquistare l'anima del nostro tempo al' regno di Cristo, svolgendo soprattutto opera missionaria negli ambienti decristianizzati. Secondo là statuto, la conquista deve essere affidata a 'laici, uomini e-donne, che siano in possesso di una laurea; si chiamano <. volontari » e pur non essendo obbligati dai voti, devono vivere cus fame lite, poveramente,.. ubbidendo umilmente di superiori; insomma, devono comportarsi come sacerdoti o come monaci, pur conservando l'aspetto esteriore di giovanotti e di ragazze qualsiasi. Per molto tempo, nel mondo distratto dalle cannonate della guerra e dalle angustie del dopoguerra, l'organizzazione ebbe una vita stentata; pochi erano i volontari, pochissimo il denaro, modeste le opere. ■ Un giorno don Giovanni Rossi, mentre stava in treno e leggeva un giornale, si accorse da un momento all'altro ch'era diventato quasi cieco. Lo condussero in una clinica romana e là i medici constatarono che la quasi cecità dipendeva dall'improvvvso distacco della retina da un occhio. Quando fecero per operarlo, si accorsero che aveva quaranta di febbre: tifo. Fra una storia e l'altra don Rossi restò quaranta giorni al buio, disteso su un ietto; per la prima volta, quest'uomo, tutto impegnato nell'azione, ebbe il tempo di parlare a lungo con se stesso, d'interrogarsi, di meditare. Fra i tanti pensieri, fece anche questo qui: tn tutto il mondo sono sorte grandi e sfarzosi centri termali come Montecatini o Vichy, per curare il fegato o i reumi o altri mah del corpo umano. E' mai possibile che non debba esserci a disposinone degli uomini un sito dove pos¬ sano curarsi le malattie del- to spiritar Fu una voce celeste o un ragionamento umano che diede all'infermo la sicura certezza che un giorno egli avrebbe fondato la clinica dello spirito T Non lo sappiamo. Sfa di fatto che tornò a casa sicuro del fatto suo, e si diede a fare grandi progetti per opere che avrebbero comportato la spesa di centinaia di milioni o addirittura di miliardi. Diceva agli stupiti tvolontari*: tEc. co; dov'è il nostro orto faremo sorgere un grande albergo di lusso, dotato dei servizi più moderni e tutto fasciato di alberi e fiori. Là accanto metteremo una chiesa, e a valle costruiremo un grande Auditorium. Faremo anche un anfiteatro e un. palazzo per gli uffici ». Diceva queste e molte altre cose, una più importante dell'altra, e i pochi ragazzi ch'era riuscito a radunare intorno a sé si sussurravano l'un l'altro che la lunga degenza, le malattie e l'operazione avevano turbato molto, moltissimo, la mente del loro presidente. Il quale sapeva di questi discorsi, sapeva quante poche fossero le lire nella cassa sociale, e tuttavia sorrideva. La sera del 19 aprile 1951, mentre la piccola comunità cristiana era raccolta in una stanzetta per la cena e l'umore dei più era turbato da gravi preoccupazioni, Don Giovanni fu chiamato al telefono; era un industriale da Milano, diceva che un'acuta crisi di coscienza lo stava precipitando verso una mor¬ unimmiimiiiMiimmiiimmmiitiminniiii te tragica, precoce, e invocava aiuti dall'allievo prediletto del Cardinale Ferrari. Una settimana dopo squadre di tecnici e di muratori cominciarono a edificare i sogni di Don Giovanni Bossi. Da una finestra del suo studio guardo la distesa di edifici che costituiscono la cittadella cristiana, e mi compiaccio col sorridente sacerdote per quanto è riuscito a realizzare con l'aiuto della fede. Mi dice: « Quel che lei vede è soltanto un inizio; un piccolo inizio rispetto a quello che verrà dopo ». Bisogna credergli. Presto qui si alzerà una Università di studi cristologie!, la galleria d'arte cristiana contemporanea verrà ordinata in un apposito edificio, e cosi sarà anche per la biblioteca, per il museo iconografico e per molte altre coèe. La segreta certezza di Don Rossi è che farà della sua cittadella il maggior centro mondiale di studi, di documentazione e di divulgazione della figura del Cristo. Intanto, il numero dei tvolontari», che qui chiamano « gli angeli in doppio petto blu », e delle « volontarie », dette anche i gli angioli con la permanente», è diventato di cinquanta, e di anno in anno aumenta la folla dei credenti e degli scettici, dei cattolici e dei protestanti, degli italiani e dei forestieri, che vanno a curarsi le malattie dello spirito net lussuosi edifici sorti come per un miracolo sulle falde del Subasio. L'anno scorso il nu. imm mero di questi particolari infermi fu di trentamila, ma tanche qui — mi dice Don Rossi — siamo solo agli inizi». Domando: * Ma tutto questo lusso di ambienti e di arredamento non è in contrasto con lo spirito di povertà che fu il distintivo del Santo di questa città t>. Il Poverello d'Assisi, mi si risponde, qui non c'entra. Se i giovani e le giovani che formano la milizia di questa cittadella cristiana sono per lo più di aspetto piacentp e vestono con una certa ricetcatezza, per non dire eleganza, se la foresteria è attrezzata alla stregua di un grande albergo, se la cucina è eccellente e se spettacoli mondani allietano le serate degli ospiti; ebbene, tutto ciò vien fatto per rendere comodo e piacevole il soggiorno ai malati, ai convalescenti e ai sani, non importa che siano poveri contadini pugliesi o potenti cotonieri lombardi. Lo scopo dell'istituzione, si è detto, é di conquistare l'anima del nostro tempo, e Don Róssi pensa che in molti casi solo l'impiego di strumenti moderni possa aprire la porta alle vie del Signore. In questo quadro di novità e di ardimento, t fox trott e i valzer in onore di Gesù e della Vergine Maria devono essere intest come un assalto portato dai cattolici più moderni e spregiudicati a un campo presidiato finora da forze malefiche o per lo meno estranee alla religione. Nicola Adelfi