I prezzi non invogliano a far la cura dell'uva

I prezzi non invogliano a far la cura dell'uva Abbondante, ma insipida e cara I prezzi non invogliano a far la cura dell'uva Ieri arrivi record: quasi 2 mila quintali - All'ingrosso costa da 80 a 126 lire il chilo, il 20 per cento in più dell'anno scorso - I torinesi ne mangiano poca: 13 chili per persona in tutta la stagione Ogni giorno più abbondante, più bella se non più dolce, l'uva arriva ai Mercati Generali dai luoghi di produzione: Lazio, Puglie, Sicilia, Calabria, Campania e in minore quantità dal Piemonte, dalla Liguria dall'Emilia. Siamo alla vigilia della grande vendemmia. Ieri mattina 29 vagoni d'uva di cui 14 dalle Puglie, 9 dalla Sicilia e 6 dal Lazio hanno fatto scalo ai mercati di piazza Galimberti: 1952 quintali di uva complessivamente, la punta più alta che si sia raggiunta in questi giorni e certamente una delle più notevoli di tutta la stagione. La merce era di diversa qualità: uva comune bianca, « pansé » zibibbo di Pantelleria, « Primus » moscato di Terracina, uva comune nera. *Il prodotto — ci ha assicurato uno dei maggiori importatori di Torino che sì è recato recentemente in Sicilia pei concludere i contratti stagionali — è molto abbondante anche se è in ritardo di una ventina di giorni sull'anno scorso. E' questa una delle conseguenze del gelo di quest'inverno; una conseguenza negativa, senza dubbio. Ma ce n'è anche una positiva: il freddo ha ucciso i parassiti delle viti e l'uva di quest'anno è sana e senea malattie ». Nonostante l'ottimismo degli importatori e dei grossisti, parécchi consumatori ci hanno (atto giungere la loro voce di protesta: < L'uva è cattiva — scrivono — è acida e senza sapore. E poi è troppo cara>. 1 produttori che abbiamo avvicinato non negano che i consumatori hanno un po' di ragione. « L'uva è acerba — hanno dichiarato — perché siamo costretti a coglierla immatura per non esporci al rischio di sacrificarne quantitativi troppo grossi durante i lunghi viaggi fino ai luoghi di consumo. Per lo zibibbo di Pantelleria si adottano i carri refrigerati ma per l'altra uva no. D'altra parte al mercato di Torino non esiste un impianto frigorifero e una troppo lunga giacenza sarebbe fatale all'uva matura ». C'è anche un'altra ragione però del fatto che sulle nostre tavole l'uva, bellissima esteriormente, non porta 11 profumo e il sapore della terra dov'è nata: si tratta ancora una volta dell'esportazione. L'uva migliore va all'estero: soprattutto in Germania ma anche in Belgio, in Olanda, in Inghilterra. Accade cosi che quest'anno, come tutti gli altri anni, 1 torinesi consumano poca uva. Nel 1953, ai mercati generali sono arrivati 137 mila quintali d'uva, nel 1954 i quintali Bono saliti a 183 mila, per discendere nuovamente nel 1955 a 153 mila quintali. Del contingenti di merce che fanno scalo ai mercati si calcola che il 30 per cento sia assorbito dalla provincia intorno a Torino e dalle altre province limitrofe che vengono & Torino a rifornirsi. Questo significa che in media ì torinesi hanno consumato nel 1953 dodici chili e 6 etti d'uva per persona; nel 1954 un po' più di sedici chili e nel 1955 tredici chili e tre etti.a testa. L'uva fa capolino sui mercati con la < luglienga », una qua¬ lqlgegg■iiilililllliitlilllllililllllliltlllllllflillliiiiiiiiiii lità della collina torinese che quest'anno s'è vista per la prima volta il 30 di giugno. Ma l'uva di Sicilia, quella che segna l'inizio della vera « stagione » del prodotto, è arrivata l'il luglio. Di solito il consumo dura tre mesi: agosto settembre e ottobre con c sfrangiature » da primizie in luglio e in novembre. Tredici chili d'uva a testa per tre mesi, significano un consumo di 140 grammi al giorno per persona. Troppo poco per un prodotto di cui i medici decantano le qualità. « Un chilo d'uva — dicono — produce 800 calorie, più di un litro di latte. L'uva contiene glucosio, sostanza fortemente energetica molto utile ai debilitati. Contiene potassio, sodio, fosforo, calcio, magnesio, ferro rame e manganese. E' ricca di vitamina A, B uno, B due, C, PP. Serve come ottimo mezzo terapeutico ai malati d'intestino, agli epatici, obesi, nevrastenici esauriti, anemici, rachitici. E' una cura che tutti dovrebbero fare». Aggiungono però, i medici! ohe l'uva va consumata matura, non acerba e ben conservata. L'uva che arriva sui nostri mercati spesso manca di questi requisiti, e quando, nel pieno della stagione, può essere finalmente considerata soddisfacente, il prezzo si mantiene troppo caro. Le quotazioni prevalenti di ieri, all'ingrosso erano le seguenti: uva comune bianca 80 lire, uva « pansé » di Puglia 80, zibibbo di Pantelleria 110; uva primus 115; uva moscato di Terracina 126; uva comune nera 86; negretto 115. I prezzi, rispetto all'anno scorso, sono superiori di circa il 20 per cento, e superano del 35 per cento quelli di due anni fa. Non si può certamente dire che invoglino alla « cura dell'uva ». La distrazione in treno

Persone citate: Primus