Un ragazzo accende la sigaretta e brucia vivo in un'autorimessa

Un ragazzo accende la sigaretta e brucia vivo in un'autorimessa Mentre con Io benzina puliva ia éi fossa 99 dei garage Un ragazzo accende la sigaretta e brucia vivo in un'autorimessa La fiamma del cerino fa esplodere i vapori della benzina - Trasformato in un'orrenda torcia - Yano e coraggioso intervento del padrone - Il giovane è in fin di vita - Un altro infortunio sul lavoro: cede un traliccio di 15 metri Una gravissima sciagura sul lavoro è accaduta ieri pomeriggio in un'autorimessa : un apprendista meccanico di 14 anni è stato investito da una fiammata e trasformato nel giro di pochi secondi in una torcia umana. Soccorso aa un compagno è stato portato all'ospedale in condizioni disperate. Erano le 16,30. Nell'autorimessa « Ideal > di via Miglietti 15, in borgo S. Donato, vi era il gerente Giuseppe Claudano, residente a Caselle, suo fratello Remo di 26 anni, meccanico, e l'apprendista Giuseppe Cecchin, 14enne, domiciliato con la famiglia a Cascina Pramolle di Settimo.' Ad un certo momento il Giuseppe Claudano dava ordine al Cecchin di pulire la fossa piastrellata che si usa per effettuare riparazioni sotta le macchine. Il ragazzo era abituato a far questo lavoro e decine di volte l'aveva già eseguito senza che fosse successo nulla. Le altre volte però, per levare dalle piastrelle le macchie di grasso si era sempre servito di nafta. Ieri, non si sa perché, prendeva un barattolo con mezzo litro circa di benzina. Lungo l'apposita scaletta scendeva nella fossa che' è lunga due metri, profonda uno e settanta e larga 80 centimetri. Spargeva ben bene la segatura; poi Imbeveva uno straccio nel barattolo della benzina e cominciava a fregare. Il ragazzo, nonostante la sua giovane età, aveva l'abitudine di fumare di quando In quando qualche sigaretta. I Ciaudano, però, gli avevano raccomandato di non fumare mal durante 11 lavoro, specie se fosse stato a contatto di materie Infiammabili. Il Cecchin aveva sempre ubbidito. Ieri aveva la malaugurata Idea di accendersi una sigaretta proprio mentre maneggiava lo straccio Imbevuto di benzina. Non aveva ancora avvicinato 11 fiammifero alla sigaretta che la piccola fiamma provocava l'esplosione del vapori di benzina che si erano formati nella fossa. Il Giuseppe Ciaudano era nell'ufficio e stava controllando alcuni conti. Il fratello era momentaneamente uscito. D'improvviso 11 Ciaudano udiva un boato e scorgeva salire dalla fossa una vampa accecante, seguita da altri scoppi. Si precipitava e si trovava di fronte ad uno spettacolo raccapricciante. II ragazzo aveva la tuta In fiamme ed era trasformato In una torcia. Urlando, per il dolore e il terrore, cercava di arrampicarsi per la scaletta, ma non ci riusciva. Il Ciaudano lo afferrava. Lo tirava su, lo buttava sul pavimento, lo rotolava più e più volte sino a che le fiamme si spegnevano. Poi gli strappava la tuta dal corpo. Con la tuta, dalle spalle, dalle braccia e dal collo venivano via lunghi pezzi di pelle. Il sangue sgorgava dalle piaghe. Seminudo, quasi impazzito, Il Cecchin sempre urlando usciva fuori In strada e poi rientrava, correndo, smaniando, singhiozzando. In quello entrava nel garage per ritirare la sua macchina un cliente, il signor Belletti, 11 quale senza Indugio caricava a bordo della sua vettura 11 ragazzo e 10 trasportava a tutta velocita all'ospedale Maria Vittoria. Qui i sanitari gli prodigavano le prime cure. Poco dopo lo facevano trasferire al S. Vito. Il Cecchin veniva ricoverato per ustioni di secondo e terzo grado al viso alle braccia al torace e alle gambe. Le sue condizioni erano disperate e 1 medici lo giudicavano in fin di vita. Alle 19,30 giungevano da Settimo angosciati e tremanti, 11 padre Vilfredo di 64 anni, la madre Antonella Pasqualina di 60 e due sorelle. Il Cecchin ha altre due sorelle e tre fratelli. — Alla stessa ora un altro Incidente sul lavoro accadeva nell'interno di uno stabilimento In zona Mlraflori. La ditta Romaro, con sede a Padova, vi sta costruendo un nuovo grande padiglione. Tutt'attorno allo scavo, proprio sull'orlo, sono stati piantati, per esigenze strutturali, molti tralicci di ferro alti quindici metri. Ieri si constatava che uno di questi tralicci non era perfettamente a posto e una squadra di operai, formata da Giovanni Cantamessa di 36 anni, da Borgo di Terzo di Bergamo, Gino Spattl di 23 anni da Danfo di Brescia, Antonio Locrattl di 27 anni da Padova e Danilo Divorziati di 25 anni residente a Nichelino si apprestava a rettificarne la posizione. Ad un tratto però U traliccio precipitava. Il Locrattl e 11 Divorziati erano svelti a tirarsi indietro e restavano incolumi. Invece il Cantamessa e lo Spatti cadevano con il traliccio nello scavo. Lo Spatti, in « extremis >, poteva staccarsi dal palo e scaraventarsi al suolo. Il Cantamessa, che era entrato nell'interno del traliccio, vi restava prigioniero e i compagni subito accorsi lo traevano fuori con la testa spaccata. Al S. Vito è giunte in gravi condizioni. lllllllllllllltllltlllltllllllllllltllillllllllllllllllllllll Giuseppe Cecchin, 14 anni ■IIIIIIIIIllIflItlllllllllllllllllllllIIIIIIIIIIIIIIIIII

Luoghi citati: Bergamo, Borgo Di Terzo, Brescia, Nichelino, Padova