Christian Dior racconta i segreti dei suoi magici e famosi modelli di Gigi Ghirotti

Christian Dior racconta i segreti dei suoi magici e famosi modelli li grande savio navigano Ha scritto le sue memorie Christian Dior racconta i segreti dei suoi magici e famosi modelli Il clamoroso esordio a Parigi nel 1947 dell'oscuro disegnatore normanno - La sua trovata decisiva: gonne lunghe e ampie, dopo venti anni in cui le vesti non avevano fatto che'accorciarsi e restringersi - Complicati progetti per gli abiti del 1957 i e (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 18 agosto. Busto pronunciato, spalle vigorose e bene arrotondate, anche disegnate con forte segno, vita... La vita che, l'altr'anno i grandi sarti parigini avevano fatto scendere alle cosce e quest'anno risalire alla bocca dello stomaco, nel prossimo inverno sarà al suo giusto posto: ben marcata, però all'altezza naturale. La donna 19S7, a grandi linee, è costruita. Tuttavia la platea mormora, i critici sono perplessi: « Christian Dior se l'è cavata benissimo, ma come se la caveranno entro i suoi obiti le signore? ». Pare infatti che a forza di arricchimenti la linea femminile s'ingoffirà alquanto. < Vedremo la donna-orsacchiotto» preannunciano gli e MIllUIIIIlll'.IMIIIlllll!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!)!!!!!!!!!!!!!! esteti. Ed altri, ancor meno ottimisti, arrivano a concluder*, che l'anno prossimo si allargherà ancor più il moto di disobbedienza agli imperiosi capricci dell'haute couture parigina e la donna si rifiuterà d'insaccare le spalle entro le varie < linee » che i maestri dell'arte propongono:. « calamita », < oliva », « calice », « Molotov ». La gran moda parigina è in crisi, e non soltanto economica. Le collezioni del prossimo inverno sono state accolte con delusione e diffidenza: quel trafelato frugare dei grandi sarti nei cassettoni delle nonne e delle mamme che furon giovani negli anni della « Belle Epoque », è parso un segno di stanchezza e di povertà d'invenzione. Ed infine anche il < mago » !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! r più prestigioso e fortunato dell'haute couture sembra confermare indirettamente che l'arco della parabola è in declino; Christian Dior scrive le sue « memorie » e le affida all'editore, come usano i generali quand'è ora di ripiegar le bandiere e di mettersi al tavolino. « Dior era uno sconosciuto il 12 febbraio 19+7 e si svegliò celebre il Ì3 », dice io fascetta editoriale. Fu un bel giorno per davvero, degno d'essere iscritto tra le grandi date della storia del' costume. Un oscuro disegnatore normanno, che a Parigi ha aperto da poche settimane il suo atelier, esordisce con una collezione di modelli che fa strabiliare: le gonne, che da più di venfanni non facevano che accorciarsi e restringersi, appaiono ricche, abbondanti, e soprattutto lunghe molto sotto U ginocchio. Milioni di donne, in tutti i continenti, obbedirono al cenno del couturier parigino. Le gonne s'allungarono per incanto; alle soffitte, e senza rimpianti, furono gettate te striminzite vesti del tempo di guerra. Parve che l'umanità femminile da lungo tempo, e in segreto, non attendesse che questo messaggio di liberazione. Abbandonati gli abitucci di tessuto « autarchico >, la donna si alleggerì anche del peso angoscioso dei ricordi, che a quel modo di vestire s'erano legati: fughe sotto l'incubo dei bombardamenti, tessere annonarie, inutili attese del postino, € code » umilianti dinnanzi all'uscio dell'incettatore. « La donna-soldato finiva: nasceva la donna-fiore », racconta Christian Dior, con la compiacenza di chi quel flore riusci a far sbocciare alla giusta stagione. Fu un colpo magistrale, il suo, ma tutt'altro che improvvisato come potrebbe sembrare a prima vista. L'intera vita di Christian Dior non è che il preludio all'ora fortunata e irripetibile in cui apparvero a Parigi i modelli < rivoluzionari > della sua collezione. Per prepararne i disegni — egli racconta — si ritirò in pieno inverno nella foresta di Fontainebleau, in una casetta semisepolt'a nella neve. Qui cominciò a ricordare e a fantasticare: passò in rassegna le immagini della propria vita e si accorse che i ricordi si facevano sempre più lieti via via che si allontanava nel tempo. € Schizzai sulla carta le vi¬ iniiiiiiiii iiiiiiiiiimiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiii sioni che mi infastidivano e le scartai; poi presi a disegnare ciò che i miei occhi sarebbero stati lieti di vedere». Era stanco di veder Parigi squallida e dimessa. Sognava la capitale elegante, vestita di luce, come gli era apparsa negli anni dell'infanzia. L'Esposizione Universale era un ricordo recente: monsleur Dior, piccolo industriale della provincia, muoveva in quegli anni verso la capitale a bordo d'una lunga « Peugeot i a dieci posti, sui cui trapuntimi egli sedeva con madame Dior, i quattro figlioli e la servitù. Quelle favolose vacanze nella Parigi spensierata e scintiJlante terminarono con i colpi di rivoltella di Sarajevo. La guerra, che si credeva lontana, era invece già penetrata persino nel quieto giardino del Dior, a Oranville. « Sarei, pronta a fare pan-pan contro ■ francesi», rivelò in quei giorni a monsleur Dior e ai < padroncini» la governante tedesca. Il tempo dell'odio era incominciato e maturò presto i suoi frutti: dopo la guerra, la rovina economica della famiglia Dior, il ramingare di Christian per Parigi a vendere i propri disegni a venti franchi il pezzo, le due lauree — in architettura e in scienze politiche — conseguite di malavoglia e per contentare ti aiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiipCipzf iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiii padre. La nuova guerra trova Christian Dior in Provenza intento a vendere, a Cannes, piselli e fagiolini per campar la vita. < Anarchico e antimtlitarista », come egli stesso si definisce, Christian scopre la sua vocazione di couturier negli anni più tetri dell'occupazione tedesca. ■ La sua civile protesta si esprime, in vestiti: fantasiosi, frivoli, pagani, impossibili. Ma l'intuizione più fortunata l'ebbe quando nel suo romitaggio di Fontainebleau, sotto la neve, comprese che per riafferrare il filo della perduta felicità occorreva buttare all'aria tamburi, uniformi e sciagure che avevano funestato l'Europa per più di trenfanni, ed approdare alla riva del tempo innocente. Vi ritrovò la donna eretta in tutta la persona, ammantata in lunghi abiti che le davano maestà e grazia. Fu questa la « buona novella » che Dior annunciò al mondo. Sembra cosa da nulla, c pensarci adesso. Eppure dai figurini del couturier sbocciò immediatamente ii « tipo femminile» del dopo-guerra. Incominciarono i balli, le feste in costume, i lieti perditempi che dispersero nel mondo l'acre odore della guerra recente. < Anche le frivolezze — conclude Christian Dior — meritano rispetto ». Gigi Ghirotti

Persone citate: Christian Dior, Molotov