Il delicato Lago Maggiore invaso dalle tende multicolori di Giovanni Giovannini

Il delicato Lago Maggiore invaso dalle tende multicoloriI CAMPEGGIATORI SONO SEMPLICI, NATURALI, ENTUSIASTI Il delicato Lago Maggiore invaso dalle tende multicolori Vanno a Ietto prestissimo, e si levano all'alba; giocano seminudi al pallone*prendono sole» aria, sfuggono i ritrovi serali, non lasciano tra quattrino agli alberghi - Viaggiano: godono del mondo» con un istinto primitivo (Dal nostro inviato speciale) Verbanìa, 14 agosto. Mai come quest'anno nel languido, delicato panorama del Lago Maggiore, accanto ai grandi palazzi degli alberghi e alle ville nascoste fra le piante, si era tanto violentemente inserito quell'elemento nuovo, caratteristico del turismo di oggi, costituito dalle tendopoli dei campeggiatori. Da Pallanza a Meina, da Stresa ad Arena, a Baveno a Suna, a Feriolo a Cannobio, ad ogni svolta di strada ecco apparire le chiazze multicolori — rosse bianche grigie arancioni azzurre — dei grandi accampamenti, popolati da migliaia di persone di ogni Paese, di ogni età, di ogni condizione sociale. A più di cinquemila -son valutati oggi i campeggiatori lungo la sponda occidentale del lago, senza tener conto di coloro — diffìcili da contare ma molto numerosi — che han collocato la loro tenda in posti solitari, spesso i più impensati. Di questo piccolo esercito, i due terzi almeno son tedeschi, tanto che la loro lingua sembra quella ufficiale dei campeggi del Verbano. Un altro nucleo consistente è quello dei francesi mentre in numero molto minore seguono svizzeri e inglesi. All'ultimo posto, son gli italiani, rarissimi, e in generale giovani alle loro prime armi con la tenda: in compenso, entusiasti, decisi a restar fedeli campeggiatori e a far opera di proselitismo. In attesa che aumentino gli italiani, son gli stranieri a crescere di anno in anno, facendo registrare sempre nuovi record, scendendo dalla Svizzera con ogni mezzo, dal pullmann alla bicicletta (sempre più rara), dalla roulotte all'automobile (sempre più frequente). Son queste tendopoli i più classici esempi di democratica convivenza, allineando la tenda da ventimila lire al completo auto-roulotte-tenda da cinque milioni. Il costo di una giornata è uguale per tutti: cento (lire per persona e cento per macchina, e con questa cifra si può girare il mondo ignorando gli alberghi, tanto che i più si fermano soltanto a pernottare fissando i loro itine¬ rari in maniera da arrivare ogni sera ad un nuovo campeggio. Anche i ristoranti fan pochi affari, perché ogni famiglia si fa da mangiare con roba — poca — comprata nei negozi vicini o scatolame portato da casa (qualcuno arriva persino con grandi ruote di pane nero): l'unica eccezione è costituita dai fiaschi del vino che costa così poco in confronto all'estero. Chi poi con i campeggiatori non fa una lira, sono i locali notturni o soltanto serali. La gran legge di questi turisti sembra esser quella di levarsi all'alba, far bagni, giuocare seminudi al pallone, alla palla, o a un tennis ridotto. Alle cinque del pomeriggio, già si diffonde sulla tendopoli l'odore delle vivande della cena (con gran prevalenza di patate); alle sei, sì comincia a far silenzio; alle sette, i più si affrettano a dormire. E guai a chi fa baccano; a Salcio di Lesa, uno dei campì più grandi e belli, son immediate proteste quando qualche avventato novizio cerca timidamente dì accendere un televisore, sia pure tenendo il volume bassissimo. Delle migliaia di campeggiatori, sparisce ogni traccia quando l'oscurità cala sul lago. Solo qualche luce resta ad indicare l'esistenza dulia tendopoli, gettando riverberi sul rosso o il bianco delle tele. Qualche coppia indugia sulla riva, a guardare le isole o la luna; qualcuno studia con la pila l'itinerario del giorno dopo. Fuori, sulla strada da Arona a Pallanza sempre più stretta, sempre più numerose sfilano le macchine costrette in colonna, strepitano gli scooters, sfavillano le insegne al neon, giungono gli echi delle orchestrine, canti e risa di giovani. E' un altro mondo, noioso e molesto: i campeggiatori han da alzarsi presto, da ripartire per un altro centro, verso 11 Garda o verso Sestri, verso Firenze o Venezia; con le loro tende grandi o piccole, i fornelli e i seggiolini, le pentole e i canotti pneumatici, i biberon e le canne da pesca: uomini e don ne, bambini e vegliardi, tutti in corsa precipitosa, per di' menticare l'ufficio, l'officina, la città alla ricerca disperata di un rinnovato diretto contatto con la natura, del realizzarsi di un sogno vecchio come la nostra civiltà delle macchine. Giovanni Giovannini

Persone citate: Ietto