Il comandante Calamai tornato a Genova ha pianto passando davanti al porto

Il comandante Calamai tornato a Genova ha pianto passando davanti al porto Rientrato In patria, colpito da un attacco di flebite Il comandante Calamai tornato a Genova ha pianto passando davanti al porto Parole di gratitudine per l'equipaggio e i passeggeri dell'«Andrea Doria» e per le navi salvatrici Riserbo del capitano e del medico di bordo che l'accompagnava - Incontro con i fratelli e la moglie (Nostro servizio particolare) Genova. 13 agosto. Con il volto disfatto, senza un sorriso, il comandante dell'Andrea Doria, Piero Calamai, ha rimesso piede in Italia. All'aeroporto della Malpensa l'apparecchio della LAI sul quale, con altri passeggeri, lo sfortunato capitano ha compiuto la trasvolata è giunto con tre ore di anticipo sul previsto: alle 10,40 anziché alle 13,45. Un tempo eccezionalmente calmo, il vento favorevole, hanno permesso al pilota di compiere il tragitto da New York a Milano, senza scalo, in dodici ore e tre quarti. Ad attendere il capitano Calamai non c'era che una piccola folla di curiosi: un timido applauso ha salutato l'apparire del suo volto grigio e nervoso nel riquadro della porticina. Piero Calamai ha disceso svelto la scaletta; con lui, è disceso anche il capo dei servizi sanitari dell'Andrea Doria, il dott. Bruno Tortori Donati. Entrambi sono passati senza indugio, e per un cancello di servizio, alla palazzina del comando dell'aeroporto. Il comandante Calamai appariva affaticato e leggermente claudicante: una gamba, la destra, lo fa dolorare per un attacco di flebite, sopravvenuto all'in domani del naufragio. Dalla palazzina della Malpensa il comandante Calamai Bi poneva subito in contatto con gli uffici milanesi del}'Italia. Tn breve, giungevano all'aeroporto a dargli il benvenuto il dott. Buffa, il comandante Polloni ed il dott. Di Re, alti funzionari della Compagnia. Poco dopo, nel recinto della palazzina entravano in vettura, anche i fratelli del comandante Calamai: l'ammiraglio Marco, che comanda il Dragaggio militare a La Spezia, il colonnello Guido, a riposo, l'ing. Ezio, ed il cognato ing. Galassi. Lontano dagli sguardi indiscreti, questi uomini hanno abbracciato il loro congiunto in un virile, doloroso silenzio. In disparte avveniva anche l'incontro tra il dott. Bruno Tortori-Donati e la moglie, la signora Marcella, che era. giunta da Sanfrediano (Pisa). Apparso all'esterno della palazzina, il comandante Calamai s'è visto attorniato da una piccola folla di giornalisti. Non ha mostrato alcuna sorpresa: di tasca ha tratto due paginette scritte a macchina, s'è inforcato gli occhiali e con voce scialba ha letto una lunga dichiarazione. « Nel rimettere piede sul suolo della -patria,, affranto dal dolore per l'immane sciagura che ha portato alla perdita della nostra bella nave Andrea Doria, desidero innanzi tutto ringraziare i rappresentanti della stampa, dietro i quali è tutto 11 popolo italiano, per la affettuosa solidarietà dimostrata a me e all'equipaggio in questa tremenda prova che il destino ha voluto imporci. «Nulla è stato per noi di maggior conforto in tanta tristezza che il constatare come la stampa al nostro Paese ha proclamato al mondo la sua fermissima convinzione che l'equipaggio ha' agito nelle migliori tradizioni della gente di mare, e nello spirito di coraggio e di abnegazione che ha sempre distinto i marinai d'Italia >. Dopo avere ricordato le testimonianze di stima raccolte anche a New York per il comportamento dell'equipaggio, Piero Calamai rivolge un pensiero reverente alle vittime della sciagura e ringrazia passeggeri, l'Esercito, la Marina e la Guardia costiera degli Stati Uniti e i comandanti e gli equipaggi dell'elle de France », del « Cape Ann > e delle altre navi, le numerose istituzioni americane e italoamericane che hanno assistito i passeggeri e l'equipaggio, le autorità diplomatiche e consolari italiane. « Sono sicuro — conclude il comandante Calamai — rivolgendosi al rappresentanti delle stampa — che non mi chiederete di aggiungere altro alle dichiarazioni fatte a Nuova York, e ora al mio rientro in patria, quando si è già formalmente iniziata l'inchiesta ufficiale sul sinistro. La nostra coscienza di uomini di mare affranti dall'avverso destino è solo confortata dalla serena certezza che il dovere è stato compiuto fino all'ultimo e che le nobili tradizioni della nostra Marina sono state luminosamente confermate ». Il testo è stato letto senza che mai il cap. Calamai staccasse lo sguardo dal rigo, in fretta, e senza che dalla sua voce trasparisse emozione alcuna. A mezzogiorno la comitiva, composta dei quattro fratelli Calamai, dei coniugi TortoriDonati e dell'ing. Galassi. si è suddivisa in due autovetture ed ha intrapreso il viaggio verso Genova. All'uscita dell'autostrada, gli operatori della Rai-tv hanno ottenuto che il cap. Calamai sostasse qualche minuto in aperta campagna, per rileggere al microfono la dichiarazione già consegnata ai giornalisti. Il comandante non ha aggiunto una sola paiola di più. Dal suo volto trasparivano solo stanchezza e fastidio per le attenzioni indiscrete di cui si sentiva circondato. A grande velocità, con una piccola sosta in un ristorantino a lato della via Emilia per ](-. colazione, le due macchine hanno poi proseguito per Genova. Erano circa le ore 18 quan do davanti all'ultima curva della «camionale» si è aperta allo sguardo del comandante Calamai la visione del golfo di Genova A noi che ne seguivamo a ruota la macchina, è parso di cogliere un gesto repentino di dolore. Pallidissimo, con il volto contratto, Piero Calamai ha percorso velocemente gli ultimi chilometri, cojteggiando la «stazione marittima > dove ('«Andrea Dori»» era solita ormeggiare: fissava con l'occhio lucido di pianto le gru, la banchina, quel grande specchio azzurro che s'apriva ora come un vuoto angoscioso là dove un tempo si ergeva superba la mole della « sua » bella nave. Questa visione deve avergli strappato un singhiozzo: d'un tratto l'abbiamo visto staccare gli occhi dal porto, reclinare il capo e tergersi con la mano fi volto. Nella queta palazzina d'Albaro, in piazza Leonardo da Vinci al n. 7, il comandante è salito a passo svelto. Alla porta dell'ascensore lo attendeva un giovane nipote. Al piano superiore, dove in un grazioso alloggetto vive la famiglia Calamai, lo attendevano la moglie, signora Anna Piccardo, e la sorella Clelia. L'incontro è avvenuto al riparo di sguardi indiscreti. Poco più tardi, ai giornalisti genovesi, 11 comandante ha riletto per la terza volta la dichiarazione già citata. Egli si tratterrà per qualche giorno a Genova, in casa sua. Più tardi si recherà a Trappa, presso Garessio, dove stanno trascorrendo la villeggiatura la madre, signora Giuseppina, che ha 82 anni, e la figlia Silvia, diciottenne. L'altra figlia, Marina, che studia lingue a Londra, sarà a Genova nei prossimi giorni. Il medico dott. TortoriDonati si è congedato con un affettuoso abbraccio dal comandante Calamai ed ha raggiunto a Sanfrediano il figlioletto Paolo, di quattro anni. Nulla, nemmeno un ricordo della sua vicenda professionale vissuta sull'i! Andrea Doria », ha voluto rivelare il dott. Tortori-Donati. « Mi associo alle dichiarazioni del mio comandante: ecco tutto». 1. g- iIl comandante Calamai al suo arrivo a Genova, legge le sue dichiarazioni alla stampa UIMII1IIIIII1I1IH1 UIMItlIlllllI 1II1IIIIIIIIIM tMIIIItlllllllIlMItirillllllMIl 1111111111 II 11111H11111111 f 1111111111111111111 ■ 1111 II I II 11111111111111