Centomila persone ai funerali dei minatori mentre in una galleria si scoprono 135 cadaveri

Centomila persone ai funerali dei minatori mentre in una galleria si scoprono 135 cadaveri Giornata di lutto in tutto il Belgio per la tragedia di Marcine/le Centomila persone ai funerali dei minatori mentre in una galleria si scoprono 135 cadaveri Scene di angoscia: una belga si getta sul feretro del marito e intona una specie di canto terribile, lamentoso; poi va a piangere accanto a una povera vedova italiana - U donne che sanno gli uomini in fondo alla miniera non si sono mosse:! loro morti li tireranno sa ora (Dal nostro inviato speciale) Charleròi, 18 agosto. C'erano cinquantamila italiani, oggi, a Charleròi. Della popolosa* migrazione di gente che fin da ieri ài è messa in marcia da ogni parte del pays noir, da Bruxelles, da Liegi, da Ostenda, che ha colmato la piazza centrale di Marcinelle e si è assiepata in fittissime schiere ai due lati della strada per tutti i quattro chilometri del percorso sino al cimitero campestre dietro la miniera, dei cento o centocinquantamila che fossero, la metà o un terzo erano italiani, minatori e familiari di minatori nella massima parte, gente che lavora in tutte le miniere del pays noir; a cui si sono aggiunti uria quarantina di parenti dei seppelliti venuti da Udine, da Lecce, da Pescara. Tutta gente di umile aspetto, ancora contadina nelle vesti e nei gesti, specie le donne (solo nei figli e nelle figlie giovinette sx può scorgere una certa ricerca di modi borghesi); e non era difficile «Mstinguerla dalla genite del luogo per a contrasto visibile òhe c'è appunto fra queste famiglie italiane e quelle dei minatori belgi.. Queste hanno quasi tutte vesti e maniere composte di piccoli borghesi, che il mestiere della miniera, che il Sottosegretario Del Bo parlando dal podio velàio di nero ha definito «il più coraggioso del mondò », è per • essi antico e tradizionale e nobile. Ma per la massima parte dei nostri emigrati cavar carbone è una avventura a cui sono venuti solo per aspra necessità, lasciando le campagne avare, uscendo da un proletariato più rurale che cittadino che cerca disperatamente una fonte di vita che in patria gli è negata. Vivo appariva questo contrasto nel gruppo dei parenti delle vittime raccolto dietro le sei bare allineate nel mezzo della piazza davanti all'altare, coperte di fiori, fasciate dai colori nazionali (tre italiani, i due fratelli Jezzi e Ormano Ruggieri, un polacco, due belgi). Presso i belgi, quasi d'impegno di mostrarsi contegnosi, corretti, degni della sventura, le donne con cappellini di paglia nera e orecchini neri e guanti e scarpette, gli uomini quasi in posizione di attenti davanti alle bare. Ma le donne italiane avevano la veste nera della Messa, e il fazzoletto nero in capo, e grosse scarpe, quelle che ci vogliono per le strade sassose del pu je natio; e si abbandonavano senza ritegno, senza vergogna alla disperazione, o stavano chiuse ed estranee, a tutto quanto avveniva intorno a loro, come nel segreto delle loro camere. La moglie di Ruggieri, celata da un velo fittissimo, è stata per tutto il tempo della Messa gettata a sedere sulla sedia, co{ viso coperto dalle palme, così chinata verso il suolo, piegata addirittura in due, che ogni tanto una parente con affettuoso gesto doveva tirarla su un poco. Dietro le bare dei fratelli Jezzi di Manoppello c'era il fratello di questi, un giovane minatore dal grande ciuffo sulla fronte, l'unico superstite della fa/miglia (vi sono altri due Jezzi ancora in fondo); e la sorella del minatore Gino Piccolo, viso aspro di friulana avvolto nel fazzoletto nero, occhi senza lacrime, che è stata per tutto il tempo a fissare immobile un punto del terreno, senza scuotersi, senea guardarsi intorno; solo a metà della Messa si è inginocchiata sitila terra nuda, appoggiandosi al piano della seggiola come fosse un inginocchiatoio, e a un certo momento è scivolata a terra, sopraffatta, quasi svenuta. Gino Piccolo non è in una delle sei bare; come dice un minatore italiano accanto a me, « sta abbasso », e cioè nel fondo con gli altri duecentocinquanta; sarebbe lecito alimentare per lui una fiammella di speranza; ma i suoi familiari sanno che è morto, lo piango no morto, questa cerimonia è il funerale del loro caro e di tutti gli altri abbasso. Non attendetevi da me la descrizione del funerale, procedura lunghissima, con di scorsi del Primo Ministro belga, del Sottosegretario Del Bo e del vescovo di Tournai, che ha parlato in francese e in italiano; e di tutto il rituale sontuoso e molteplice della Messa funebre con musiche di Per osi, commentata dall'altoparlante con brevi frasi o invocazioni in francese e in italiano. All'atroce morte di uomini nel buio profondissimo della miniera corrisponde bene questa cerimonia che nessuna armonia d'organo né effluvio di fiori né parole di speranza e di resurrezione facevano meno grigia e sconsolata: un altare di panno nero, contro uno sfondo nera, ooHooato da¬ v'aeppbbtpslcNgclsmaudrqllcgr a o a o n o ¬ vanti all'abside della chiesa, 'ancor più nero e affumicato; e intorno un'ordinanza di case povere, sporcate dalla pioggia perpetua della polvere di carbone, sotto un cielo nuvoloso, basso, pesante. Nemmeno l'acconciatura a tenerissimi colori di un gruppo di pescatori di Ostenda dà sollievo allo squallore: pantaloni gialli, zoccoli gialli, un cappello sud-ovest arancione. Né la selva delle bandiere belghe, tricolori, rosse, di associazioni professionali, nazionali e politiche raccolta a sinistra dell'altare. Né i gruppi di minatori incaricati di portare a spalle le bare, tutti vestiti usuali, tuta turchina, elmetto di cuoio nero e un fazzoletto rosso legato sotto il collo, al quale molti recavano appesa la lampada di sicurezza, e taluni l'avevano accesa. Né le corone a centinaia. Né i due minatori polacchi che ai tengono accanto alla bara del loro compatriota Wladislavi Stanislawski, nell'antico costume di cerimonia di. quei minatori, fracohino e pantaloni neri e in testa un aitò cappello a cilindro con piume nere e bianche. Né la lucjda porpora del venerando cardinale Van Roey, in cappa magna, tremulo ottan tacinquenme, che pure intonò alla fine con voce sonora un mottetto latino. Né i paramenti gialli e neri e la mitra bianca del vescovo di Tournai, che per lunga parte della Messa è stato seduto immobile davanti alle bare e alla folla, sull'alto podio, le mani sulle ginocchia, il viso di pietra, nell'atteggiamento di uno scriba egiziano. Né la brillante uniforme di un generale che rappresentava il re Baldovino e quella di un tenente colonnello che rappresentava re Leopoldo. Né la spettrale figura di un pope, prolissa barba e lunga chioma grigiastra che il vento scomponeva. All'inizio del rito parla il Primo Ministro Van Acker in francese ed in fiammingo; ed esprime « il rispetto e l'ammirazione del popolo belga per carissimi italiani». Parla in italiano il Sottosegretario Del Bo, che porta alle madri alle spose ai figli < l'espressione della commossa solidarietà del governo italiano ». Di costoro, € Caduti dopo lunghe sofferenze nel cuore della miniera, affidiamo la memoria, e l'anima al cielo e alla luce di un eterno conforto; ma invochiamo anche la giustizia dritta e inflessibile degli uomini*. Parla più tardi nel corso della Messa il vescovo di Tournai; e; parlando in italiano, dico agli italiani presenti che ad essi € spetta senea dubbio il primo posto nel martirologio minerario degli anni del dopoguerra ». Invocando Dio < che abòia pietd della nostra miseria» dà voce per un momento alle speranze dure a morire; invoca infatti l'Altissimo che prpltzndpsivnrnbpldpcpgvpccg a ; i i e o ; e protegga { lavori di coloro oho ricercano i fratelli ancora seppelliti, e fortifichi l'energia e la volontà di coloro che aspettano € con terribile impazienza» la ve?iufa del Salvatore. Ma queste parole di fede non valgono a consolare le donne desolate. Si ode improvvisamente un pianto altissimo dalla parte dove stanno i familiari dei belgi; è una giovane donna, piccola, vestita di nero, si getta su una. delle bare, la bacia con frenesia, intona una specie di canto, terribile, lamentoso, che interrompe di nuovo con acuti gemiti; le si fanno intorno due o tre donne, la portano a sedere presso la sorella di Gino Piccolo. Si calma poco dopo, appoggia il viso tondo e bruno e giovanissimo al petto d'una vecchia che la abbraccia e piange silenziosamente e le dice parole di consolazione. Anche questa dolorosa è la moglie di uno che sta abbasso. Cristina Vita, moglie del minatore Rocco Vita di Lecce. Esce ad un certo punto il sole; ma non fa meno lugubre lo scenario. All'Elevazione una tromba militare, sola, intona un'aria lamentosa, uguale che fa ricordare il * silenzio» che suona le sere nei cortili delle caserme. E subito quel poco di sole se ne va, spira d'un tratto un vento forte che reca odore di fumo dalla miniera distante. Sta accanto a me un giovane che reca un grosso mazzo di fiori; dice il nastro che egli è l'unico superstite della catastrofe mineraria di Marimont Bascout del 1950; è un giovane di ZI anno, ne aveva 15 il giorno della catastrofe. Alza il volto a fiutare quel fumo acre, scuote il capo. Finita la Messa, il lunghissimo corteo si mette in moto, bandiere, corone, le bare portate a spalla dai minatori, le famiglie e i parenti, diplomatici, rappresentanze politiche, operaie e ufficiali. Si passa davanti a una casetta parata a lutto. Qui abitava uno dei due belgi accolti nelle bare, Germain Wilmart; aveva 45 anni di miniera, 61 di età, lo chiamavano Patate. II piomo dell'incendio era pompiere a quota 170, si occupava, cioè, del lavoro delle pompe che mandano l'aria in fondo alla miniera. Vistosi circondato dal fuoco senza possibilità di ecampo, ha spezzato uno dei tubi dell'aria compre .,a e se ne è presa l'estremità fra le labbra. Così succhiando disperatamente ha resistito per 15 ore, ma quando i salvatori, do po 4 ore di duri sforzi, lo trovarono e lo portarono su, videro che aveva potuto soltanto prolungare una fatale agonia, tifa le macchie rosse, dissero, non se la cava». (Le macchie rosso sulla pelle, cho sono il segno dell'intossico*.'.:?:? da ossido di carbone). E, invano sostenuto dalla respirazione artificiale, morì mezz'ora dopo che 1fmmtsclrstgsdavslszqahf1 10 avevano portato alla superficie. Era pensionato da anni, ma aveva voluto tornare alla miniera; che per questi minatori da generazioni è una passione che va nel sangue e non ce se ne libera più. Quasi due ore è durato il lento tragitto, fino al cimitero; che sorge a pochissima distanza dai pozzi; si allarga intorno il malinconico paesaggio della miniera, con le fosche piramidi dei detriti, prati di tetro verde, intrico delle armature e delle torri, da cui vediamo che continua a esalarsi implacabile il fumo dell'incendio. Eravamo quasi presso la mèta, quando una notizia ci è giunta, che correva da qualche tempo da un crocchio all'altro, con mobile rapidità e ha suscitato disperazione e sgomento per quanto attesa, una notizia di cui non si sapeva la fonte, ma era asseverata con certezza; che la mattina le squadre dei salvatori hanno accertato alla quota 885 la presenea di 185 cadaveri né uno di più né uno di meno, la metà circa dei seppelliti. Quando U corteo è giunto al crocicchio da cui parte la strada che conduce alla miniera, ha preso un'altra strada più stretta, più o meno parallela alla prima, che porta al cimitero. Davanti al cancello della miniera c'erano anche stamane quel centinaio di dorme in pertinace vigilia; hanno passato la notte gelida avvolte in coperte e scialli impermeabili, hanno loro portato con la prima luce certi bracieri che si scaldassero un poco. Sapevano, certo, che dietro a loro, a una ventina di metri, passava 11 funerale; ma nessuna si è mossa, nessuna ha avuto un moto di curiosità. Non sono quelli i loro morti. I loro morti sono al di là delle sbarre, in fondo al pozzo, di lì debbono uscire domani o fra una settimana o un mese, qui debbono attenderli, in un'attesa che è ormai di automi doloranti. Paolo Monelli Una selva di corone giunte dall'Italia accompagna 1 funerali del minatori morti (Telef.) f i 111111E1111 ti 111M11 f 11 [ IM11111 m 11M ! M111111111 ( 111U MI ! r ! 111 ] I f > [ I ! [ I n 1111P MI ! I ! r 11 i 111111 ! ! n 11M M1111:11 II 11111111MI r IM1111 i ! 11111 ! 111 n I i 1111111111 MI H dolente corteo dei parenti del minatori morti (Telefoto)

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Italia, Lecce, Manoppello, Ostenda, Pescara, Udine