L'Egitto si rivolge all'ONU di Ferdinando Vegas

L'Egitto si rivolge all'ONU OOVO ME, KM VI ITO PI X A SS UH PI RECARSI A JLOXOMA L'Egitto si rivolge all'ONU Nella lettera al Segretario delle Nazioni Unite il governo egiziano riconferma la sua intenzione di convocare una conferenza per aggiornare la convenzione di Costantinopoli - Al Cairo si teme uno sbarco anglo-francese - Gli Occidentali ritirano i loro piloti dal Canale? - Partenza delle famiglie britanniche Il convegno per Suez L ■ Gli ultimi sviluppi della erisi di Suez hanno uno strano sapore di « normalità », nel senso che corrispondono in pieno alle previsioni generali: rifiuto dell'Egitto di partecipare alla conferenza di Londra, mitigato però da controproposte ; conferma occidentale, tuttavia, che la conferenza sarà egualmente inaugurata alla data fissata, il 16 venturo. Né l'una né l'altra parte poteva trinai agire diversamente; non l'Egitto, che ritiene, a torto o a ragione, di aver da guadagnare da una tattica dilatoria; meno che mai, poi, le Potenze occidentali, le quali a nessun costo possono acconsentire alla manovra del dittatore fino al punto di rinviare o addirittura disdire la conferenza. Questa potrà anche risultare « come un matrimonio senza la 3posa », secondo l'ha definita un commento indiano; ma intanto è necessario che si svolga, per una ragione di principio ver ramente capitale. Si è spesso richiamato, in relazione al gesto di Nasser, il nome male augurale di Monaco ; e indubbiamente, per quel che valga il paragone, sotto un aspetto esso riesce particolarmente illuminato e ammonitore. Peggiore ancora della resa abbietta delle democrazie al ladrocinio nazista fu, infatti, la fiducia che si volle riporre nelle promesse di Hitler di rispettare per il futuro l'ordine internazionale. Ora anche Nasser, con la sua tattica tende in sostanza al medesimo scopo: placare il risentimento degli Occidentali, sottoscrivere, se proprio sarà necessario, un accordo puramente verbale, riprendere infine la propria libertà d'azione per ulteriO' ri imprese. Una garanzia unilaterale dell'Egitto, dati i metodi dell'attuale regime, deve quin di ritenersi affatto insuffi ciente ; e lo sarebbe, qualun que fosse il governo del Cairo, perché una via d'acqua dell'importanza mondiale di Suez non può dipendere dal beneplacito di un solo Paese. Perciò la conferenza di Londra conserva un valore indiscutibile, anche se è stata male impostata e se non sarà conclusiva. L'erro re dell'Inghilterra e della Francia, appare ormai evi dente, è stato di avere ini zialmente concepito la con ferenza come una Corte di giustizia che doveva rapidamente condannare l'Egitto, a maggioranza degli intervenuti; dopo di che la sentenza sarebbe stata esegui ta con la forza delle armi, che intanto si veniva clamorosamente approntando. Cammin facendo, la prò spettiva è radicalmente cam biata, per il chiaro rifiuto americano di associarsi all'uso della forza e per gli atteggiamenti, diversamente favorevoli all'Egitto, dell'Unione Sovietica e dell'India, Anche da parte francese, nel frattempo, si comprese che il mutato clima internazio naie non consentiva più di risolvere simile questione con un bombardamento navale o un'azione di sbarco; la forza rimane sempre la extrema ratio del diritto, ma questo deve essere prima accertato in maniera inconfutabile. La conferenza di Londra, pertanto, non può servire agli occidentali che ad esporre limpidamente la f on (lamentale giustezza della propria tesi. Non sarà un compito faCile, prima di tutto per gli ostacoli che frapporranno la Russia e gli altri Paesi amici dell'Egitto. A maggior ragione è quindi indispensabile che gli Occidentali si presentino saldamente uniti e sostenitori decisi del principio giuridico (e insieme politico e morale) che sta dalla loro parte: la necessità d'una gestione del Canale internazionalmente controllata. Le altre questioni vanno tenute ben distinte ; cosi, da un lato, il problema della proprietà della Società nazionalizzata da Nasser, come, dall'altro, quello del presunto imperialismo occidentale. Questa può essere un'arma buona per l'interessata demagogia dei paladini dell'Egitto, ma in realtà l'unico imperialismo che, se mpscsocvcznlcsqlrinrmpdnnlfmccrv mai, entra in campo, è proprio quello a sfondo razzistico del dittatore egiziano. E' prevedibile, comunque, che neppure la migliore presentazione degli argomenti occidentali riesca a convincere gli avversari. Quello che veramente importa, però, è che l'Occidente dia risonanza mondiale alla sua posizione, mettendo moralmente l'Egitto e i suoi sostenitori con le spalle al muro; che si precostituisca, insomma, quella base incontrovertibile di diritto, la quale tornerà utile in altro moménto e in altra sede. Precisamente, nella sede dell'ONU, che pare destinata a diventare, come doveva essere fin da principio, il foro naturale della controversia per Suez. La proposta russo-egiziana di raddoppiare quasi il numero dei partecipanti alla prossima conferenza è infatti pretestuosa, pur se formalmente sostenibile ; accettarla significherebbe solo, come scrive il Times, rinviare all'infinito la soluzione della crisi. Tanto vale, se deve intervenire un numero così elevato di Paesi, porre la questione in mano all'ONU, ma non, come vorrebbe Nasser, per la semplice registrazione di garanzie senza efficacia, bensì per la creazione dell'organo internazionale atto a imporre il rispetto della libertà di transito attraverso il Canale. Se l'Occidente avrà raggiunto a Londra il risultato di cui si è appena detto, si presenterà all'ONU con le carte perfettamente in regola e sarà.ben difficile.per chiunque, dinanzi alla suprema tutela mondiale della pace e della legge, sostenere l'abuso contro il diritto. Ferdinando Vegas

Persone citate: Hitler, Nasser