Poderi che non rendono di Carlo Rava
Poderi che non rendono — \OTE D1 16filCOLTDRl = Poderi che non rendono L'argomento della crisi economica agricola e dell'esodo che ognuno osserva nelle zone montane e collinari, già segnalato in una nostra nota del gennaio scorso, venne, recentemente ed ampiamente trattato in un convegno a Bologna, con riferimento allo spopolamento dell'Appennino tosco-emiliano. Dai rilievi statistici effettuati è risultato che furono abbandonati 3363 poderi di cui 2820 con conduzione a mezzadria e 543 condotti da coltivatori diretti, complessivamente per una superficie di 53 mila ettari e precisamente 17.560 a seminativo, 410 a vigneto e 35.000 a bosco-castagneto-prato-pascolo. L'esodo delle popolazioni si è verificato nell'anno-1940 in poderi 126, nel 1941-45 in 353, nel 1946-50 in 192, nel 1951-56 in 2292. Lasciarono i poderi 2820 famiglie di mezzadri e 513 di coltivatori diretti per un totale di 17.030 unità lavorative tra maschi e femmine. Questi nuclei familiari trovarono le seguenti occupazioni: 1924 in altri poderi a mezzadi ia più redditizi in collina od in pianura, 376 in poderi a conduzione diretta e 757 in aziende industriali o commerciali e varie. La situazione rilevata per l'Appennino tosco - emiliano si riscontra anche in molte altre zone montane e collinari italiane e, se in altri tempi l'esodo avveniva in misura modesta, ora ha assunto un moto più accelerato per varie cause ed essenzialmente perché mentre il progresso tecnico ed il reddito individuale è di molto aumentato nelle zone agricole di pianura e nei centri urbani, il reddito individuale invece derivante dall'economia montana e collinare ha subito solo lievi spostamenti ed è attualmente insufficiente a soddisfare le minime necessità personali e di carattere sociale, specie oggi che sono accresciuti i bisogni di tutte le popolazioni. Come si può, in certi poderi, trarre mezzi di vita per il proprietario ed il mezzadro quando il reddito globale annuo è insufficiente al solo mezzadro? Risulta che in molti poderi tosco-emiliani il reddito annuale per unità lavorativa arriva a 100-120 mila lire ed alcune volte a sole 60-70 mila lire. Purtroppo questo fenomeno che noi osserviamo, in modo vario, anche in tutto l'arco alpino, non si arresterà qui, ma proseguirà ulteriormente perché gli individui cercano di scendere nelle zone più fertili pedecollinari e piane per trarre maggior reddito del proprio lavoro, con minore sforzo, meni ore di lavoro e maggior sicurezza nell'avvenire. Alcuni esperti in economia e politica agraria ritengono che non bisogna sopravalutare od impressionarsi di questa situazione perché si dovrà trovare ur. equilibrio con la formazione di poderi di più ampia superficie, con imprese tecnicamente più attrezzate nel capitale agrario e negli uomini, cor cooperative per la lavorazione e la valorizzazione dei prodotti, con leggi che impediscano il frazionamento delle proprietà e che obblighino lo ammassamento dei terreni in unità colturali organiche, con l'intervento totale o parziale dello Stato — secondo le circostanze — in tutte quelle opere indispensabili per dare più comodità e servizi generali alle popolazioni. Questa profonda e incalzante evoluzione che sta verificandosi nel campo agricolo deve essere beri meditata e prontamente studiata per non incorrere in errori che rendano poi vani o poco profittevoli gli sforzi dei singoli e gli investimenti del danaro pubblico. Carlo Rava
Luoghi citati: Bologna
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