Le opinioni dei matto Michele

Le opinioni dei matto Michele Le opinioni dei matto Michele Nel medesimo giorno e quasi nella stessa ora, mi capita di leggere un ricordo della guerra di Spagna e la corrispondenza dell'attento e sagace Todisco sull'inaugurazione delle olimpiadi sovietiche. Si riscontra,, nell'uno e nell'altro caso, un riflesso di ciò che in termine militare chiamasi la « scuola a piedi », ma colto nei due contrari ed opposti estremi. Infatti, dice quel ricordo, quando i volontari antifranchisti stilavano con le truppe repubblicane in Barcellona, perche la loro disciplina e il loro ordine si palesassero distinti dalla disciplina ed ordinanza militare, di cui ogni caporale ed ogni generale sa rhe hanno primo rudimento e fondamento nella scuola a piedi, andavano sciolti e non « al passo », rigorosamente. Gli esercizi ginnico-corcografki moscoviti, nella loro multitudinaria perfezione, rilevano di un'ideologica e sociologica scuola a piedi, disciplinatissima e grandiosa, rigorosamente. Due rigori opposti. Quei volontari obbedivano a un'ideologia libertaria, intesi a dimostrare che l'ordine di un rinnovato mondo a cui miravano e servivano, doveva nascere, libero e naturale, per via spontanea e fatto naturale. Non sarebbe difficile, piaccia o no, l'obbiezione categorica, che la natura non è liberale né liberistica né libertaria, e che in natura è spontanea l'imposizione e la soggezione, la sopraffazione e la servitù: il sopravvento dei robusti, e, semmai, le vendette, non il riscatto, dei deboli D'altronde, il più convinto e rigoroso credente nella bontà naturale, fu Robespierre: quanto dire, che i regimi più rigidi ed autoritari originano e si sviluppano da concetti e utopie di ordini spontanei e naturali. La libertà è meditato e faticato frutto politico, per quel che alla politica n'e concesso, di temperanza e di saggezza; ed è conquista d'esercizio e di sacrificio ascetico, della carità, umana, morale, religiosa che sia. Cosi, ossia per contro, i despoti più duri, e più grandi, sono espressi dalle rivoluzioni. Già; la storia è tragica: infatti, Stalin; ed è comica: infatti, Bakùnin. Perché proprio Bakùnin? Perché non mi propongo nulla più che una divagazione su quelle due contrarie notizie, e s'è destata, sotto il mio vecchio cuoio individualistico, l'antica simpatia per il mono-proto-arcianarchico Michele: il personaggio, insomma, che nella mia carriera di romanziere ho immaginato c-n più simpatia. E s'intende ch'egli avrebbe approvato la dimostrazione di quei volontari, con tutta la furia dell'entusiastico animo suo libertario, preoccupato soltanto, rapito tutto quanto nell'utopia di una società. tutta ugualitaria, della perfetta società anarchica, dimostrazione di quei volontari. Lui, che per non rischiare tentazione e sorte di diventare, da dittatore della rivoluzione mondiale, il solito desposta espresso dalle rivoluzioni, considerava se fosse opportuno 0 necessario il proprio suicidio nel giorno di quel trionfo dell'anarchia, che s'aspettava anno per anno, mese per mese, e nei periodi di furore entusiastico, tutti i giorni. Non aveva senso comune? E' il personaggio più libero da senso comune, che a mio ricordo la storia registri: perciò, eroicomico, nel senso donchisciottesco; e pur tragico, se alle bombe anarchiche e nichiliste, che mettevano il brivido nei quattro o cinque decenni del più pacificato e razionalizzato assetto mondiale che sia stato mai. la miccia ideologica fu accesa da una fiamma partita da lui. Ma mi suona invece alla fantasia, diverso ricordo, un'eco di quelle risate di lui, che furono storiche nella storia dell'anarchia, come quella in cui proruppe, non per invenzione mia di romanziere, a Bologna in Pradello. E una ne emetterebbe, se fosse al mondo, apprendendo che 1 ludi inaugurali olimpionici moscoviti, hanno culminato col lancio, da parte di millecinquecento bambini sui sette anni, tripudiami a comando e a regola d'arte coreografica, di palloncini, di freccie di carta sulla folla degli spettatori, e di colombe bianche; finalmente, con l'offer ta, dei predetti bambini, di mazzi di fiori ai dirigenti politici dello Stato, in tribuna. Per essere sincero, palloncini e freccie fanno ridere anche me, che ho conosciuto folle tra cui le freccie avrebbero, tanto per dire, destato salve di pernacchi. Mi par di vederlo nero, per contro, a causa dell'offerta floreale, d'arcadica tenerezza statolatria; e s'in tende: egli detestava nello Stato e negli statisti, il nemico capitale. A me, che non lo seguo ben inteso, nelle concezioni dottrinali estreme, dopo quasi un secolo d'esperienze storiche a lui posteriori, quei fiori per altro producono la metaforica secre zione che suol chiamarsi t latte alle ginocchia »; ma non preten de che sia altro che una que¬ stione di gusti. Posso per tanto aggiungere che consimili esibizioni di felicità a comando e di tripudii disciplinati, mi danno malinconia, ma è question di gusti anche questa. Pensando, se non addirittura all'innocenza ma alla spensieratezza dei sette anni, son forzato a rallegrarmi di averli compiuti, e anche i quattordici, e anche i ventuno della maggiore età, in un'epoca nella quale, in complesso, non eravamo deputati ad offrir fiori neanche alla moglie del locale Prefetto. Lo so: fui educato all'anarchia del decadentismo D->rghese antisociale. Il vizio è preso. In ogni caso, non è per questo che le colombe, bianche perche non ci siano equivoci, mi lasciano inquieto, tanto che non mi solleva neanche il burlesco pensiero della sparatoria che le avrebbe accolte, poverine, nelle adiacenze delio stadio, dalle parti mie di accaniti e fulminanti cacciatori! Mezzo secolo d'esperienza di una storia che non bastan palloncini e freccie, né colombe, a addolcirne la grinta da far paura o invidia a Belzebù; mezzo secolo d'esperienze m'insegnano a sospettare dei propositi umanitari in genere e pacifistici in particolare. Non dico che proprio producano le guerre, ma, quando v'intervengono, contribuiscono potentemente ad allargarle, allungarle, precipitarle fino ai più catastrofici termini. Ricordo troppo bene l'efficacia, per discorrere di fatti ormai storici, di slogans come quelli di « ultima guerra » e « guerra alla guerra », fra il '14 e il '18. Temo le colombe. L'atomica ha di buono che fa una santissima paura. Quanto alle coreografìe e ideologie comandate, poiché bisogna esser sinceri ed equanimi, non dirò che mi piaccia quella specie di carosello manovrato a forza di tecnica propagandistica, che sono le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Le elezioni, secondo me, dovrebbero essere una manifestazióne di giudizio critico e di gelosa volontà individuale: posso essere più fuori del mio tempo? Ma siccome condizione del retto giudizio storiografico è di astenersene, piuttosto che farli immaturi o esorbitanti, m'attengo ai fiori; le colombe le lascio volare; e quanto alla campagna elettorale, mi limito a notare, perché mi sembra umano, che la disputa e il tira e molla sulle condizioni di salute di Ikc, vi recano una nota macabra. Saranno, considerate con quel ramo di follia bakuniniana che mi verdeggia in capo certamente; saranno anche farse, ma ivn tutte da ridere, e troppo caratteristiche degli arcadici tempi nei quali, come diceva il grande Baudelaire, ci è toccata l'affaticante felicità di campare. Quanto a Bakùnin, egli riduceva tutta la storia-sotto il concetto che una volta, in Dresda insorta e assediata dalle milizie prussiane, gli dettò la proposta di guarnire le mura coi quadri della illustre galleria, con la Madonna Sistina e la Venere giorgionesca ecc. ecc. Diceva: troppo civilizzati i prussiani per cannoneggiare tali e tanti capolavori. Di ciò mancò la prova storica, perché la proposta non ebbe esecuzione: di altri civilizzati, d'ogni stirpe e nazione, abbiamo fatta esperienza non del tutto tranquillizzante. Ma è poi un fatto che le guerre, per le bsltltpptAdsimlmsnpccmutlrsmtaiiiiiiitiiiiMiii iiMiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiii bellezze dell'arte e i tesori della storia, siano più distruttive che la pace, specie quando ci si mettono gli inevitabili sviluppi delle imprescindibili necessità pratiche ed economiche? Per non parlar di casa nostra, che è troppa tristezza, e dato che è di attualità, il rialzo della diga di Assuan, quanti altri capolavori dell'antico Egitto annacquerà o sommergerà? Mi ricordo, circa il 1010, quanto si commosse il mondo civile per la sorte dell'isola di File. Invano, regolarmente e come sempre in tali casi. Oggi, una questione simile non commuove nessuno, magari poco anche gli egittologhi! A conti fatti, il risultato pratico non cambia. Quella che si perde, come i palloncini d'una festa, è una certa gentilezza dello spirito, in questi tempi che abbiamo la affaticante felicità di ammirare. Almeno, non affettassero svenevolezze arcadiche! Ma in ciò sono forse ingrato, perché altrimenti non ci sarebbe più nessuna occasione di ridere. V'ho rattristato? Però, non e colpa mia, e nemmeno del matto Michele. Riccardo Bacchelli iiiiiiimiiiimHmiMiiiiiiiiMiiiiiMiiiiiiiuiiimii

Persone citate: Baudelaire, Riccardo Bacchelli, Stalin, Todisco

Luoghi citati: Assuan, Barcellona, Belzebù, Bologna, Dresda, Egitto, Spagna, Stati Uniti