Il Presidente della Repubblica francese canonico di San Piouanni in laterano

Il Presidente della Repubblica francese canonico di San Piouanni in laterano Il Presidente della Repubblica francese canonico di San Piouanni in laterano La carica gli spetta per antico privilegio : ogni anno al 13 dicembre, dai tempi di Enrico IV, si svolge una fastosa cerimonia - La trancia possiede a Roma sette chiese ed ha Ì200 fra preti e suore in vuri conventi - Un prossimo libro di Wlaaimir d Ormesson (Nostro servizio particolare) Romii, 10 egosto. Non tutti i francesi forse sanno che il Presidente della loro Repubblica è canonico di S. Giovanni in Laterano. Simile privilegio era considerato con cupida invidia dal generale Franco che. nel concordato firmato un paio d'anni fa tra la Spagna e la Santa Sede volle inserita la clausola che al Capo dello Stato spagnolo, quale erede e successore del monarchi di Castiglia e d'Aragona, spetta la qualifica di canonico della basilica di S. Maria Maggio/e e di questo « canonicato» si affrettò a prendere possesso attraverso il proprio ambasciatore. L'ambasciatore di Francia presso la S. Sede, dal canto suo, il 13 dicembre di ogni anno, nella Basilica Lateranense presiede, quale rappresentante personale del Capo dello Stato, una solenne cerimonia che si rinnova fin dai tempi di Enrico IV. Il quale, per sfatare almeno in parte il grido attribuitogli « Parigi vale bene una messa », prima di abiurare il protestantesimo e di abbracciare la fede di San Luigi e di Giovanna d'Arco, volle essere istruito convenientemente e ricevette quindi da Roma quale proprio maestro un canonico di San Giovanni in Laterano. Per attestare la sua riconoscenza, il monarca distribuì terre e conventi, in terra d! Francia, alla congregazione di San Giovanni in Laterano e questa a sua volta ricambiò tale munificenza insignendo dei propri diplomi canonicali Enrico IV ed i suoi successori in perpetuo. Costoro non cessarono mai di considerarsi di casa in quella basilica, cui di generazione in generazione offrirono larghi doni. Perfino fra le galanterie ed i furori amatori di Versailles, Luigi XV ottemperò a questo suo dovere affidandosi agli esperti consigli artistici della Pompadour per dotare quel tempio di ricchi paramenti. Napoleone, naturalmente, non volle essere da meno ed offrì quindi preziosi tappeti. Né i mutamenti di regime offuscarono questa tradizione. Qualche lieve difficoltà balenò quando all'Eliseo venne intro nizzato un presidente protestante, ma la diplomazia seppe anche allora ricorrere ad una formula di compromesso. La Repubblica francese, del resto, intende - allacciarsi alle stesse primitive radici del monarcato: egualmente ogni anno, il Capo dello Stato continua a farsi rappresentare ad una funzione che nell'alma ba-j Bilica di San Pietro celebra i perpetui vincoli col Papato sanciti da Pipino il Breve. Accanto a queste simboliche curiosità, nella capitale del cattolicesimo, la Francia continua ad alimentare concretamente la sua dignità di « figlia primogenita della Chiesa ». Su sette delle chiese su cui la Francia vanta e proprietà e giurisdizione, due occupano un posto singolare nel colore e nel ritmo cittadinesco dell'Urbe, la Trinità dei Monti e S. Luigi de' Francesi. Presso quest'ultima sorge anzi un focolare dì cultura dotato di una libreria, di una biblioteca e di un'aula dove si alternano conferenzieri di grido. Fra preti e suore poi, i conventi francesi detengono, con 1200 persone, un primato su tutte le altre comunità religiose forestiere. Ragguardevole è pure 11 patrimonio immobiliare amministrato da quattro laici e da quattro ecclesiastici sotto la direzione dell'ambasciata presso In Santa Sede. I titoli di proprietà si estendono altresì oltre il raggio dell'Urbe, su alcune centinaia di ettari legati al Santuario di Loreto e su una cappella dell'Annunciata in Genova. Al prestigio della Francia cattolica in Roma, contribui¬ scono due fra i massimi dignitari della Curia: francesi infatti sono sia il card. Tisserant, decano del Sacro Collegio e quindi primus inter pares fra tutti i suoi eminentissimi confratelli, e mons. Jullien, decano (cioè l'autorità più elevata) della Sacra Rota, come francesi sono vari monsignori e docenti del Sant'Offizio, della Segreteria di Stato e della Università Gregoriana. I vincoli con queste alte personalità come con le minori sono alimentati dall'ambasciata presso la Santa Sede che vigila attentamente su ogni attività grazie all'autorevolezza dell'ambasciatore. Questi è Wladimir D'Ormesson, i cui meriti letterari sono stati premiati recentemente con le palme di accademico di Francia e che gli otto anni della sua missione si prefìgge di consacrare con un libro: La presence de la France à Rome. Il D'Ormesson è soprattutto l'amabile signore di Villa Bonaparte, la sede appunto dell'ambasciata presso il Vaticano. E' questa la villa che Paolina, « la diva napoleonica» immortalata dal Canova, aveva eletto alla periferia cittadina per evadere dalla pesante solennità dello storico palazzo dei Borghese. Carlo Richelmy