Assolto un medico romano che faceva uso di stupefacenti

Assolto un medico romano che faceva uso di stupefacenti Assolto un medico romano che faceva uso di stupefacenti Il tribunale s'è attenuto al principio che chi si procura droghe con mezzi leciti per uso proprio non commette alcun reato Roma, 8 agosto. Chiunque faccia uso di sostanze stupefacenti, e non commetta dei reati per entrarne in possesso, non può essere punito dalla legge. Questo è il principio che il Tribunale di Roma ha affermato per la prima volta da quando è entrata in vigore la nuova legge sugli stupefacenti. L'importante decisione dei giudici sulla quale, però, dovrà pronunciarsi la Corte d'Appello, essendo stata subito impugnata dal Pubblico Ministero che aveva sostenuto una tesi contraria, ha preso origine dal caso di un medico romano, Riccardo Vichi, il quale aveva redatto per sé numerose ricette attraverso le quali gli era stato'possibile acquistare regolarmente in farmacia della mefedina. Il Tribunale dopo una lunga discussione lo ha assolto perché il fatto non costituisce reato. Nel gennaio scorso la prefettura avvertì i carabinieri di controllare l'autenticità di alcune ricette con cui erano state acquistate delle sostanze stupefacenti. Le ricette erano state rilasciate dal dott. Riccardo Vichi il quale interrogato spiegò di averle redatte per acquistare della mefedina per uso professionale. Gli era necessaria, aggiunse, per disintossicare un diplomatico che egli aveva in cura. I carabinieri in un primo momento sembrarono rimanere soddisfatti di queste dichiarazioni: ma continuarono ugualmente le indagini. E il 26 giugno scorso lo arrestarono avendo accertato che il medico usava lo stupefacente per sé. Il dott. Vichi ha raccontato 1 ai giudici una dolorosa storia, 'Ha detto che Per curarsi da alcunl dolori ali esofago aveva Anito per intossicarsi; che ave!va cercato di reagire alla dro p: ma ,che ogni volta s'era \ trovato al punto di partenza. j II P. M. dott. Ambrosini nel la sua requisitoria pur ricono- scendo l'umanità del caso e pur ammettendo che il medico, persona peraltro onestissima, era meritevole di tutte le attenuanti, ha chiesto la condanna del dott Vichi a 2 anni di re clusione e a 200 mila lire di multa. Il difensore avv. Salvatore Lo Masto ha osservato che da un attento esame della legge sugli stupefacenti si può de- durre come il legislatore abbia escluso da ogni punizione i tossicomani che facciano uso proprio di droga, interessandosi invece soltanto ai casi di coloro che detengono o acquistano stupefacenti con il fine immediato o mediato di commerciarne. Di conseguenza, ha concluso l'avv. Lo Masto, chi come il dott Vichi, si è procurato con un sistema lecito, della mefedina per uso proprio non è passibile di alcun reato. Una tesi questa che il Tribunale presieduto dal dott. Talamanca ha accolto assolvendo il dott. Riccardo Vichi perché il fatto non costituisce reato. Se il principio giuridico dovesse trovare conferma in Corte d'Appello o in Cassazione se ne avvantaggeranno numerosi imputati implicati nel recente scandalo degli stupefacenti a Roma i quali, in questi giorni, dopo l'accertamento sanitario disposto dal giudice istruttore e compiuto al manicomio provinciale, sono tornati in carcere. 8- g-

Persone citate: Ambrosini, Masto, Riccardo Vichi, Salvatore Lo Masto, Talamanca, Vichi

Luoghi citati: Roma