Mette in moto l'autotreno e stritola il padrone che dorme sotto il rimorchio

Mette in moto l'autotreno e stritola il padrone che dorme sotto il rimorchio In poche ore tre sciagure della strada: due morti e nn moribondo Mette in moto l'autotreno e stritola il padrone che dorme sotto il rimorchio Il camion, carico di 20 tonnellate di lamiera, passa sulla vittima che muore sul colpo - In via S. Paolo un autocarro investe un ciclista, travolge una moto e si schianta contro una casa - Il ciclista ha una gamba schiacciata: un pompiere gli ferma l'emorragia stringendo una cinghia intorno all'arto straziato - Ucciso da un'auto a Leynì mentre va a comprare una medicina per il iiglio Una spaventosa sciagura, in circostanze addirittura incredibili, è avvenuta ieri pomeriggio in corso Sebastopoli: un camionista e'è addormentato sotto 11 suo autotreno in sosta davanti ad uno e l i , i a n 5 n l r , stabilimento, mentre il collega riposava nella cabina. Nessuno si è accorto di lui e quando l'autotreno si è mosso, per entrare nello stabilimento, l'uomo è rimasto orrendamente stritolato dalle pesanti ruote del veicolo. Alle 10,30 di ieri giungeva in corso Sebastopoli e si fermava davanti alla sede della società « S idcr -Comi t » un « OM » coimposto di motrice e rimorchio: la motrice targata BS 44906, il rimorchio BS 2893. Il carico era imponente: 200 quintali di lamiera prelevati a Genova, da consegnare appunto alla «.Sider-Comit ». Nella cabina vi erano l'autista e proprietario Domenico Salvetti di 32 anni, sposato e padre di due figli, e il secondo autista Bruno Berganl di 38 anni. Chi guidava era il Berganl. L'autotreno s'arrestava sul lato destro della strada, all'altezza del portone del magazzino. Il Salvetti scendeva andava a parlare con il capomagazziniere Gianni Alberganti. Questi precisava che erano già in corso operazioni di scarico di materiale e tutte le attrezzature e gii operai addetti erano occupati. Perciò bisognava attendere sino alle 14. Tanto H Salvetti che il Bergami erano molto stanchi. Lasciato il camion, si recavano a sbrigare alcune commissioni e a mezzogiorno pranzavano In una trattoria. Alile 13 tornavano all'autotreno e il Berganl, toltasi la camicia e le scarpe al stendeva sul sedile della cabina e s'addormentava profondamente. Il Salvetti s'era rifiutato di sistemarsi nella cuccetta. « Troppo caldo — aveva detto — 11 dentro si soffoca. Vado a cercarmi un posticino fresco ». E il Berganl s'era addormentato nella convinzione che egli si fosse diretto alla volta di qualche prato o di un caffè. Invece il Salvetti sceglieva per il suo riposo un luogo ben strano, ma abbastanza usuale per i camionisti. Tirava giù dal rimorchio un telo, lo stendeva al suolo, sotto la motrice, e vi si coricava sopra. Alle 14,10 circa il capo-magazziniere Alberganti mandava un operaio a dar la sveglia al Berganl. L'operaio scuoteva l'autista gridando: — Dai, Bruno, tocca a te. Entra pure. Nessuno vedeva il Salvetti, na- a , i e o, i o o iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii r , a n a - scosto fra le due ruote anteriori del rimorchio e celato da una zòna di ombra. Il Berganl si destava di soprassalto e senza nemmeno Infilarsi le scarpe, accendeva 11 motore e Immediatamente, avendo la via libera, avanzava sterzando a sinistra. L'autotreno stava varcando 11 portone allorché l'Alberganti dova un'occhiata verso il posto appena abbandonato dal camion e scorgeva 11 telo sull'asfalto: e sul telo qualcosa d'Informe. S'avvicinava di cinque o sei passi. Inorridiva, Sul telo vi era il corpo del Salvetti, schiacciato, maciullato, irriconoscibile, ridotto ad un ammasso di carne sanguinolenta. Dal sonno lo sventurato era passato alla morte. L'aveva straziato la ruota posteriore sinistra del rimorchio. Si dava l'allarme, correva gente. Una donna doveva essere portata via, semlsvenuta. Molti non resistevano all'atroce spettacolo e s'allontanavano. Il Berganl, appena avvertito della tragedia, scendeva a precipizio dalla cabina, incredulo, tremante, sconvolto. Coirne si rendeva conto di .Quel che era successo scoppiava in singhiozzi disperati e veniva colto da un terribile c choc » nervoso. Era necessario sorreggerlo e accompagnarlo in un ufficio dello stabilimento, ove solo dopo mezz'ora tornava In sé. Ma le sue condizioni erano tali che una macchine lo trasportava in ospedale. I medici gli praticavamo iniezioni calmanti e Io trattenevamo sino a sera. Sul luogo della disgrazia giungevano il dott. Isaia della Questura, il sottufficiale Sabatini'della Polizia Stradale e un equipaggio della Celere. La misera salma veniva pietosamente composta e trasferita agli istituti di medicina legale del Valentino. — Un'altra impressionante sciagura stradale è avvenuta, ieri sera alle 20,46, in borgo San Paolo nel punto in cui corso Ferrucci incrocia le vie San Paolo e Monginevro. L'operalo Giovanni Cappello di 32 anni, dal Codevlco (Padova) residente nella nòstra città in via Viterbo 123, percorreva hi bicicletta via San Paolo diretto verso casa. Quando stava per imboccare il corso Ferrucci, da quest'ultimo sbucò a notevole velocità un grosso camion dell'impresa < Icas » di via San Francesco d'Assisi 23. Lo guidava l'autista Martino Cargino, che abita a Lemie di Viù. Il ciclista tentò disperatamente di scansarsi, 11 camionista- cercò a sua volta di evitarlo sterzando: ma pochi metri separavano 1 due veicoli, e la disgrazia fu inevitabile. Il Cappello fu investito in pieno e scagliato al suolo. Una ruota del camion gli passò su una gamba, la bicicletta fu ridotta un groviglio di rottomi. Le numerose persone ohe transitavano sul luogo dell'incidente, o che sedevano nel « dehors » dei caffè, gettarono un urlo di raccapriccio e si mossero per soccorrere il ferito. Ma dovettero cercare scampo in fretta e furia sui marciapiedi o negli androni, perché il camion minacciava di fare altre vittime. Per effetto della sterzata, l'autocarro dopo aver travolto l'operaio aveva sbandato sulla sinistra, piombando contro lo stabile n. 1 di via San P.-wlo. Si tratta dt una casa vecchia e non molto solida, e per poco l'urto violento non provocò un crollo. Il muro rimase tuttavia danneggiato. Gli inquilini sentirono vibrare il pavimento, qualcuno pensò ad una scossa di terremoto. Ma prima di finire contro l'edi¬ iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin ficio, il camion aveva demolito una motoretta ferma accanto al marciapiede. Ve l'aveva lasciata pochi minuti prima il meccanico Carlo Savino, per entrare nella gelateria situata nella stessa casa. Frattanto, H ciclista rischiava' di morire dissanguato in mezzo alla strada. Aveva la gamba destra straziata dalla coscia alla caviglia, si lamentava con un Alo di voce. Ad un balcone della casa contro la quale era finito il camion, stava affacciato il vigile del fuoco Renato Accornero, di 21 anno, della caserma centrale. Chiacchierava con la fidanzata, che abita appunto In via San Paolo 1. Intuita la gravità del caso, il giovane si precipitò in istrada, si iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii tolse la cinghia del pantaloni e ravvolse strettamente attorno alla gamba del Cappello. Il rudimentale laccio emostatico arginò l'emorragia e permise al ferito di giungere all'ospedale Maria Vittoria ancora vivo. Poco dopo era sul posto un'autolettiga della Croce Verde, seguita da una del vigili del fuoco. Le condizioni del Cappello sono gravissime, ma i medici non disperano di salvargli la vita senza amputargli l'arto. Sottufficiali della Polizia Stradale e del commissariato di P.S. di borgo San Paolo hanno subito effettuato 1 rilievi per accertare l'eventuale responsabilità del camionista. — Verso le ore 20, un'altra sciagura — mortale, purtroppo — era accaduta fulminea sullo stradale di Leynl, a meno di un chilometro dal centro del paese. E' costata la vita ad un manovale di 53 anni, Antonio Rivetti, che abitava nella borgata Mapano con la moglie e due figli: un ragazzo di 16 anni e una ragazza di 14. Ieri il ragazzo non stava bene, verso sera era venuto il medico e aveva prescritto una medicina. Il padre stava appunto recandosi in bicicletta alla farmacia di Leynl, quando la morte lo colse per una tragica fatalità. All'altezza del «Centro raccolta latte», il Rivetti non si accorse che dal portone stava uscendo un carro a cavalli, guidato da Luigi Drappero, di. 67 anni, residente a Borgaro. O forse lo vide in tempo, ma pensò di poter passare egualmente sterzando un poco a sinistra. Urtò invece il muso del cavallo, perdette l'equilibrio e fini contro la fiancata sinistra di una < 600 » che sopraggiungeva m quell'istante dalla direzione opposta. Poi, di rimbalzo, fu scagliato nuovamente verso il carro e infine stramazzò per terra. Al volante della « 600 » era una signora torinese — Andreina Libero, di 28 anni, domiciliata in via Castagnevizza 4 — che, fermata prontamente la macchina* scese pallidissima per soccorrerà il ciclista. Accorse anche 11 conducente del carro, ma per il povero Rivetti non c'era più niente da fare: era deceduto all'Istante. L'autista Berganl piange sconvolto dalla tremenda sciagura La vittima: Domenico Salvetti iiiiiiiiniiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Luoghi citati: Assisi, Borgaro, Genova, Lemie, Padova, San Paolo, Viù