Morti precipitando dallo Jaegihorn due scalatori inglesi dell'Everest

Morti precipitando dallo Jaegihorn due scalatori inglesi dell'Everest Tragica fine in Svizzera di T. Bourdillon e R. Viney Morti precipitando dallo Jaegihorn due scalatori inglesi dell'Everest (Nostro servizio particolare) Berna, 31 luglio. Nella piccola cappella dell'ospedale Santa Maria — a Visp — giacciono da questa sera, trasportati a braccia dalla cordata di soccorso guidata dal loro fraterno amico John Tyson, i poveri resti dei due famosi scalatori inglesi Thomas Bourdillon e Richard Viney: con Hillary e Tenzing, i due inglesi avevano scalato l'Everest nel '53, conquistando — tra l'altro — una delle vette minori. Li ha vinti una mon. tagna difficile, ma non in modo eccezionale, lo Jaegihorn (3.350 m.) neii'Oberland Bernese. c Forse (ha detto John Tyson, uno studioso di botanica di Edimburgo, ventottenne, che fu anch'egli sull'Everest con la spedizione britannica, raccontando questa sera come avvenne la sciagura e come furono recuperati I corpi) forse non sapremo mai cosa esattamente accadde». Bourdillon, Viney, Tyson e Hamish Nicol, erano partiti domenica mattina per scalare 10 Jaegihorn. Tutti e quattro gli alpinisti erano in ottime condizioni di salute. Il gruppo, dopo un'ora di salita in comune, si divise in due cordate. Tyson e Nicoli scelsero, per raggiungere la vetta dello Jagihorn, una via relativamente facile sul versante sud. Bourdillon e Viney vollero invece tentare la rotta nord, che sinora non era stata mai salita. 11 gruppo che seguì la rotta sud giunse in vetta nel pomeriggio di domenica, e si fermò ad attendere gli amici. c Non eravamo preoccupati - ha raccontato Tyson — trovavamo giusto che Bourdillon e Viney tardassero: essi stavano seguendo una via molto più ardua, anche se non impossibile. Avevamo (e l'abbiamo tuttora, nel ricordo, perché spesso gli incidenti in montagna non dipendono da una colpa od un errore) una stima estrema dei nostri amici, e per tutta la serata di domenica e la notte su lunedì non pensammo ad una disgrazia ». Ma quando Bourdillon e Viney mancarono all'appuntamento anche nella mattinata di lunedì, i loro compagni compresero che (qualcosa di molto grave doveva essere successo. Tyson e Nicoli presero allora a scendere lentamente dalla sommità dello Jaegihorn lungo il versante nord-est, che da un lato permetteva la visibilità- del fianco nord e dall'ai tro presentava asperità minori. Dopo circa due ore, avvistarono 1 cadaveri dei loro compagni. Secondo un calcolo approssimato, i due devono essere caduti da un'altezza di diverse centinaia di metri quando si trovavano ormai ai quattro quinti del percorso. Tyson e Nicoli erano sprovvisti di equipaggiamento adatto per procedere al recupero dei due cadaveri (che i loro compagni fossero morti non vi era dubbio: essi giacevano ai piedi di uno sbalzo di circa 500 metri e dovevr.no essere deceduti sul colpo): decisero, quindi, di scendere fino al più | vicino centro, Ausserberg, e qui diedero l'allarme: ma con la prima pattuglia di guide che riprese la via dello Jaegihorn munita di corde ed attrezzi erano di nuovo, in prima fila, gli amici dei due-alpinisti caduti. I medici dell'ospedale Santa Maria che hanno esaminato questa sera le due salme affermano che i due alpinisti c presentano tracce evidenti di numerose lesioni interne, di natura tale per cui la morte deve essere stata istantanea». I familiari dei due alpinisti inglesi sono stati già informati, tramite la polizia, della disgrazia: il loro arrivo è atteso per questa notte o domani mattina. Subito dopo, le due salme verranno fatte partire per l'Inghilterra. Thomas Bourdillon (che aveva trentun anno) lascia la moglie Jennifer, una bambina di diciannove mesi ed un bimbo dì appena dieci settimane. A Visp è atteso un parente dell'alpinista caduto ma, data appunto la tenerissima età del secondo figlio, non la moglie. Nel '53 Bourdillon, con la spedizione di sir John Hunt che vinse l'Everest, era giunto fino a quattrocento piedi (poco più di centocinquanta metri) dalla vetta: a questo campo, il penultimo, erano arrivati con Hillary e Tenzing appunto Bourdillon e il medico della spedizione Charles Evans; Eva n.-. e Bourdillon attesero al campo gli altri due, i quali raggiunsero la sommità della montagna più alta del mondo, al termine di una scalata ormai acquisita alla storia delle maggiori audacie umane. a. g.

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