Eden dichiara che ad ogni costo il Canale eli Suez non resterà del solo Egitto di Riccardo Aragno

Eden dichiara che ad ogni costo il Canale eli Suez non resterà del solo Egitto L'annuncto ai Comuni dopo I colloqui col ministro francese Plneau e l'americano Murphy Eden dichiara che ad ogni costo il Canale eli Suez non resterà del solo Egitto Si teme che Nasser blocchi a piacimento il transito delle navi di Paesi a lui invisi - Sospese le forniture d'armi e fermati due cacciatorpediniere destinati al Cairo - Consultazioni de! Foreign Office con l'ambasciatore italiano - Regolari transiti nello Stretto (Dal nostro corrispondente) Londra, 30 luglio. Il governo britannico ha sospeso rinvio all'Egitto del materiale bellico che esso è impegnato a fornire in base al trattato del 1936. I tre rappresentanti occidentali, nel corso delle lunghe e Laboriose riunioni odierne, hanno raggiunto il pieno accordo sul principiò fondamentale in basò al quale dovrà essere formulata la linea d'azione: non potrà essere ammesso il controllo del solo Egitto su un Canale internazionale tanto Importante quanto quello di Suez. Questi gli sviluppi delle ultime 24 ore, che sono state caratterizzate da continua e intensa attività, sullo sfondo di ordini e contrordini egiziani che lasciano chiaramente capire come Nasser abbia cominciato a rendersi conto del- danni provocati dal suo gesto troppo impulsivo. Gli arrivi, avvenuti ieri pomeriggio, del ministro degli Esteri francese Plneau e de l'esperto, americano Murphy, sottosegretario di Stato, hanno permesso a Slr Antony Eden di tenere ieri sera una riunione preliminare durata parecchie ore al n. 10 di Downing Street. Questa prima riunione ha offerto ai tre l'occasione di armonizzare i punti di vista. Il ministro degli .Esteri francese era giunto a Londra in uno stato d'animo furioso, simile sotto molti aspetti a quello che si era notato nel giorni scorsi tra I più accesi conservatori inglesi, i quali non esitavano a parlare della necessità di un'immediata azione militare. Il vice-segretario di Stato americano rappresentava la tendenza opposta. Prima di salire sull'aeroplano che lo ha portato attraverso l'Atlantico, aveva dichiarato che le conversazioni di Londra sarebbero state «esplorative!. Eden, ligio alla formula che si è iraposta ài « calma e fermezza > ha persuaso l'uno alla prudenza e l'altro alla necessità di una soluzione relativamente urgente. Le considerazioni fatte dai tre rappresentanti "occidentali non sono difficili da ricostruire. Le nazioni occidentali non possono impostare il problema sulla nazionalizzazione. Si tratta di una decisione politica interna di uno Stato sovrano che sarebbe assai difficile discutere dinanzi a una Corte internazionale. La Compagnia del Canale di Suez è, dal punto di vista strettamente legale, una società egiziana e non è quindi su questo terreno che le nazioni occidentali possono difendersi speditamente ed efficacemente dall'azione di Nasser. Fra l'altro, a parte il fatto che tanto la Gran Bretagna quanto la Francia sono nazioni che hanno nazionalizzato varie industrie, buona parte del Medio Oriente e dei Paesi asiatici sarebbero poco Risposti ad adontarsi per questo aspetto burocratlco-finanzlaciq della vertenza. Il vero problema è quello della libertà di navigazione. Ed è quindi un problema di fiducia Come è possibile fidarsi dell'Egitto che ha violato già la convenzione di Costantinopoli del 1888 impedendo il passaggio alle navi di Israele? Come è possibile fidarsi di un governo che anche qualche mese fa aveva promesso di non voler compiere questo passo? Come è possibile fidarsi di un dittatore che eccita le folle e fonda la popolarità sull'odio verso gli stranieri? D'altra parte, l'Intesa occidentale si basa su un punto solo: la libertà di navigazione. Nel difendere questo principio, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti sanno di avere l'appoggio del mondo intero; Durante la riunione di ieri sera e quella di stamane prima al Foreign Office e poi al n. 10 di Downing Street durante la colazione, è dunque stato formulato il principio che Slr Anthony Eden ha annunciato oggi pomeriggio alla Camera, dei Comuni II principio è il seguente c II governo di S. M. britannica non può- accettare alcuna sistemazione futura dì questo Canale internazionale se 11 Canale deve passare sotto 11 controllo assoluto di una sola po tenza, la quale potrebbe, come hanno dimostralo gli avvenl menti recenti, deciderne l'uso esclusivamente In funzione di una politica nazionale >. I -deputati hanno ascoltato queste dichiarazioni con comprensione e simpatia. E' la seconda dichiarazione ufficiale britannica; e anche questa volta il . Premier Inglese ha avuto cura di non formulare,alcuna oppo' sizlone al principio della na' zio'nalizzazione, ma sempliee' mente al controllo del funzio munente La decisione di sospendere l'Invio delle armi all'Egitto è stata caldamente approvata dal Parlamento. A un deputato che voleva sapere se all'Egitto sarebbero stati conse; gnati due cacciatorpediniere ohe i cantieri hanno recentemente terminato, il primo ministro ha risposto: «Non so esattamente dove sono, ma sSpsesistGsscge1ncazpeehltzLn sono certo che la Marina di Sua Maestà se ne saprà occupare >. Questa assicurazione è stata accolta dal Comuni con evidente piacere. I due cacciatorpediniere che si trovano a Portsmouth non sono completamente nuovi. Si tratta di navi da guerra della Gran Bretagna utilizzate nella seconda guerra mondiale, e che sono ora state riadattate da cantieri inglesi e formalmente già consegnate ad equipaggi egiziani. Dovrebbero salpare il 12 agosto, ma dalla dichiarazione del Primo Ministro è ora chiaro che questa partenza non avverrà. La decisione irriterà gli egiziani in quanto non molto tempo fa in base alla politica di equilibrio delle forze tra arabi e ebrei, il governo britannico ha consegnato al governo israeliano due cacciatorpediniere di tipo assai slmile. Il governo egiziano, che non dovrebbe molto preoccuparsi della sospensione dell'Invio di armi britanniche, in quanto riceve ampi rifornimenti dal Paesi comunisti (sebbene abbia bisogno continuamente di parti di ricambio per quella parte di equipaggiamento che è di provenienza britannica) si troverà cosi Indebolito nel settore della Marina rispetto a Israele. Altro, però, 11 Primo Ministro non ' ha voluto dire a questo punto, salvo promettere una nuova dichiarazione per la seduta di domani o forse quella di dopodomani. Quest' ultima sembrerebbe la riunione decisiva anche perché Plneau è partito stasera in volo per Parigi per partecipare a un Consiglio di ministri francese e tornerà domani per nuovi colloqui. Murphy vorrà riferire a Washington sul vari punti di vista e sulle decisioni prese e non è prevedibile che entro domattina si possano avere nuo¬ vi sviluppi Importanti. Ciò che si va cercando adesso è una formula che possa essere ne-, gozìata forse lentamente e di certo dietro le quinte dei segreto diplomatico, con il govèrno egiziano. Ciò et* prème agli Occidentali è di creare un Comitato di controllo che garantisca' la clausola fondamentale dell'accordo di Costantino-noli del 1888. Questa clausola dice che «Il Canale resterà sempre Libero e aperto in tempo di guerra come in tempo di pace a ogni nave di commercio e di guerra, sènza distinzioni di bandiera >. Forse la soluzione migliore sarebbe una Commissione in cui siano rappresentati tutti 1 principali utenti. Una Commissione creata ad esempio sotto l'egida delle Nazioni Unite non sarebbe altrettanto pratica. Essa potrebbe essere imitata per 11 Canale di Panama che non ha problemi identici e potrebbe essere Invocata per altri, stretti 'o passaggi Internazionali. Questo perché- in mano alle Nazioni Unite di' venterebbe. un problema di principio: invece la formula da trovare deve semplicemente essere uno strumento pratico di compromesso che, pur lasciando, la sovranità egiziana intatta. e rispettando probabilmente, 'là nazionalizzazióne, sottragga alla volontà o al capricci di un governo solo l'autorità di decidere chi passa per il Canale e ne assicuri quindi l'internazionalità. Vi sono altri problemi coinvolti. Uno di questi è il prestigio di Nasser. Qualsiasi gesto che voglia umiliarlo eccessivamente, avrebbe l'effetto di stimolare la sua popolarità interna e la sua influenza sui Paesi arabi. L'Occidente deve evitare questo passo. Anzi deve iniziare, in questa occasione, contemporaneamente, una politica che cerchi di riconquistare all'Occidente la fiducia, la simpatia e, in - ultima analisi, l'alleanza degli arabi. Queste le principali considerazioni che i tre rappresentanti occidentali .stanno facendo nel corso delle lunghe e intense riunioni alle quali partecipano gruppi di esperti, e durante le quali ogni poche ore si inseriscono delle novità degne di studio. Le notizie che vengono dall'Egitto sembrano indicare una certa prudenza. Poco dopo avere annunciato il blocco delle sostanze britanniche, il governo egiziano ha deciso di non procedere in questo senso. Tutto questo indica un'esitazione e un'attività febbrile al Cairo, che rivela fondamentalmente 1 dubbi che debbono essere sorti sulla saggezza della decisione improvvisa. Ciò è buon segno. E un segno ancora migliore, per il momento, è che ieri circa centocinquanta navi hanno potuto passare per il Canale. Venerdì tuttavia sarà la giornata della più forte crisi. Secondo quanto il governo egiziano ha annunciato oggi, da quel giorno 1 comandanti delle navi che passeranno attraverso il Canale di Suez dovrebbero essere in grado di pagare o In contanti o In moneta trasferibile (cioè su banche non inglesi o francesi che hanno bloccato 1 conti egiziani) il pedaggio che spesso ammonta a migliaia di sterline, ossia a parecchi milioni di lire. Questo non dovrebbe essere soverchiamente difficile per le navi che non hanno ancora lasciato 1 porti mediterranei, ma sarebbe estremamente imbarazzante per quelle che sono già in navigazione e non sono state provvedute di fondi. Fra queste vanno annoverati tutte le carovane di petroliere che trasportano la nafta o la benzina inglese dal (iolfo Persico o dalla Persia e generalmente contano sul regolamento semestrale del conti. Questi pagamenti alla Compagnia del Canale di Suez venivano fatti d'abitudine direttamente a Londra o a Parigi. Le compagnie di navigazione si consulteranno ora con 1 governi per vedere se sia 11 caso di procedere al pagamento diretto, oppure se sia possibile trovare qualche altra soluzione. Per il momento il problema di Suez viene* discusso esclusivamente fra 1 rappresentanti della Gran Bretagna, della Francia e degli Stati Uniti, ma tutti gli altri Paesi Interessati vengono continuamente tenuti al corrente e con dati precisi in proposito. L'ambasciatore Italiano conte Zoppi, ad esemplo, ha avuto stamane alcuni colloqui con 11 Foreign Office ed altri seguiranno nei prossimi giorni. Tutti 1 Paesi atlantici — che posseggono complessivamente quasi l'80 per cento della marina mercantile mondiale — sonò direttamente interessati alla libertà del Canale di Suez e già i Paesi del Patto di Colombo hanno espresso lavoro ansia in proposito. Ma non ' è quanto basti per calmare le ansie inglesi. Due riunioni di ministri, due riunioni Internazionali, e un brevissimo dibattito ai Comuni, che potrebbero addirittura rimandare- le vacanze estive per seguire da vicino questo problema indicano che le ansie inglesi per II Canale di Suez continuano ad essere profonde. Riccardo Aragno La polizia egiziana occupa gli uffici della Compagnia del Canale a Ismatlla (Telefoto)

Persone citate: Anthony Eden, Antony Eden, Murphy Eden, Nasser, Persico