Venti morti e ventinove dispersi sono il tragico bilancio della "Doria»

Venti morti e ventinove dispersi sono il tragico bilancio della "Doria» Venti morti e ventinove dispersi sono il tragico bilancio della "Doria» Quarantatre scomparsi sa settantadue sono salvi; per gii altri cadono le speranze - Intere famiglie italiane od italo americane distrutte dalla prua della nave svedese - Cinque vittime sullo "Stockholm,, (Dal nostro inviato speciale) New York, 30 luglio. Il numero dei dispersi continua a scemare: oggi « solo » 29 del 72 presunti dispersi rimangono nella lista. Altre dozzine di persone si sono fatte vive, qualcuna persino dal Canada. Come si supponeva, molti passeggeri sbarcati dalle navi di soccorso, evitarono intenzionalmente i posti di controllo stabiliti dalla Compagnia « Italia» e dalle autorità di polizia e dell'Immigrazione, e si diressero subito alle loro case. Fra essi vi è un rilevante numero di religiose. Altro motivo di confusione è quello creato dal modo con cui a bordo delle navi impegnate nei soccorsi si compilarono le Uste dei naufraghi, e soprattutto da come vennero scritti, da personale straniero, nomi zeppi di vocali come sono generalmente quelli italiani. Accadde cosi che ogni lista comprendeva un numero di nomi irriconoscibili, quando venivano confrontati con quelle della Compagnia « Italia». E poi un altro motivo di confusione venne creato dagli stessi passeggeri. Qualche donna, ancora sconvolta dal dramma vissuto, al momento dell'arrivo diede il nome da ragazza invece del cognóme del marito; ed una suora, pianta sino a stasera come scomparsa e presunta morta, diede il nome «secolare », mentre sulle liste di navigazione era iscritta con quello di religiosa. Sulla lista degli scomparsi e presunti morti, figurano sempre quelli di due famiglie meridionali: 1 Russo, che viaggiavano in quattro In una cabina, e i Sergi, che venivano in America a raggiungere un parente Erano in sette: i due vecchi genitori, Paolo e Margherita che occupavano nella classe turistica la cabina 679 sistemata verso il centro della nave, nel ponte più basso; e l'Intera famiglia del loro figlio, che pare sia residente in America: la moglie Concetta, con i figli, nella cabina 656. Basta guardare 11 plano della nave al ponte più basso per immaginarsi che cosa sia accaduto; è questa la ca bina che si trovava esattameli te dove colpi il tagliamare di acciaio dello « Stockholm ». Con quelle vicine, tutte assai popolate perché si trattava di cabine di classe turistica, ove ogni millimetro di spazio viene utilizzato per la sistemazione del maggior numero possibile di passeggeri, la cabina 656 venne sventrata dalla muraglia tagliente di acciaio, che stava penetrando nella « Dorla ». E' difficile poter sperare per loro e per 1 loro compagni delle cabine vicine: anche supponendo che gli occupanti abbiano potuto sopravvivere al terrificante scontro, certo vennero soffocati dalla tremenda muraglia d'acqua che penetrò attraverso lo squarcio. Fra coloro che figurano dispersi, ma che certamente sono morti, figura anche una signora che non appariva nelle liste trasmesse a New York al momento della partenza della «Doria» da Napoli: la signora Laura Bremermann, moglie di un altro giornalista americano. (Così tre famiglie di giornalisti sono state colpite dalla tragedia). La signora, infatti, era salita all'ultimo momento a Gibilterra, al posto di un passeggero che aveva perduto l'Imbarco. Il marito aveva rice vù te i ■ lei un telegramma che ne annunciava l'arrivo, ed aveva quindi cercato la moglie fra 1 sopravvissuti sebbene la Compagnia, in perfetta buona fede, lqfzdgadpcpst a a i . a a o e a , lo assicurasse di stare tran-1 equi Ilo, che la signora non era I cfra i passeggeri. Una segnala-, szione da Gibilterra gli diede la dolorosa certezza che sua moglie era scomparsa. ' Stasera, dunque, 11 doloroso bilancio delle vittime appare questo: venti morti sull'« Andrea Doria», compresi due naufraghi periti dopo 11 salvataggio; venti nove dispersi, per 1 quali cadono le speranze, sulla nave italiana; cinque uomini dell'equipaggio deceduti sullo « Stockholm ». Ora che il contatto fra, le autorità ed 1 sopravvissuti è divenuto meno affannoso, è possibile ristabilire sempre più chiaramente la verità sul comportamento dell'equipaggio nostro. Ieri, in una riunione di toccante emozione tenuta all'albergo « Clinto », il comandante Calamai ha riaffermato con forza di essere certo, per averlo veduto con 1 suoi occhi, che 1 suoi uomini fecero tutto il loro dovere. Ed aggiunse che, quando la inchiesta avrà dimostrato che per armare le scialuppe, preparare la nave per l'emergenza ed eseguire gli infiniti altri compiti necessari al salvataggio dei passeggeri occorreva un'altissima percentuale dell'equipaggio, e che ad ogni modo ogni suo marinaio provvide in media a mettere in salvo cinque passeggeri, anche le critiche, fatte in momenti di esasperazione emotiva, cederanno il posto a considerazioni più obbiettive. Ad ogni modo è assai sintomatico che proprio molti del passeggeri firmatari della dichiarazione sfavorevole all'equipaggio, si presentano ora spontaneamente agli uffici dell' c Italia » per dichiarare che la loro buona fede venne indegnamente sorpresa da un gruppo di ipercritici e interessati cittadini americani più preoccupati, mentre il Cape Ann li trasportava a New York, di precostituirsi un motivo per far causa alla Compagnia, che di rispettare la verità. Un'americana di origine italiana, per esempio, ha rivelato, come venne formata la lista incriminata. La signora Jacobacci ha dichiarato, dall'ospedale Columbus ove è ricoverata, di essere pronta a di chiarare a tutta la stampa americana che non vuole sol tanto esprimere ora la sua particolare gratitudine per il cameriere di bordo genovese Andrea Frlssone, abitante in via Legaccio a Genova, ma che già sul Cape Ann prese l'iniziativa di una colletta a favore dell'equipaggio italiano. Le si rispose che nessuno aveva denaro, perché tutti si cguvmrrdssalY 1 erano salvati solo con quello I che avevano addosso. Essa , stessa, allora, suggerì di farecircolare una lista per impegnare chi voleva ad offrire una piccola somma all'arrivo. L'elenco si riempì rapidamente, ma se ne appropriarono quel tre o quattro americani, che la fecero precedere da una loro protesta, quella stessa che, prima ancora di sbarcare, calarono con un filo ad un rimorchiatore di giornalisti recatosi nel porto di New York incontrò alla nave. t.

Persone citate: Calamai, Cape, Jacobacci, Laura Bremermann, Russo